Il finto sms della banca, la risposta del cliente, il conto svuotato con l’inganno: condannato il truffatore
Dal raggiro on line alla denuncia e il processo per frode informatica e accesso abusivo a sistema informatico
Sassari Un raggiro online ben orchestrato, un sms ingannevole e una telefonata che ha consentito al truffatore di impossessarsi di 4mila euro rubandoli a un cittadino di Sassari.
È questa la vicenda che ha portato a processo Gerardo Nicoloro, un 32enne della provincia di Avellino. La giudice Anna Pintore ha condannato l’imputato a un anno e due mesi di reclusione, oltre a una multa di 361 euro.
Tutto è iniziato il 26 ottobre 2022, quando un 53enne sassarese ha ricevuto un sms apparentemente inviato dal “Gruppo ISP”, che lo avvisava di un presunto accesso non autorizzato al suo conto corrente di Intesa San Paolo. Il messaggio conteneva un link che, una volta cliccato, lo ha indirizzato a una pagina web fasulla. Poco dopo, l’uomo è stato contattato telefonicamente da una persona che si è presentata con nome e cognome – rigorosamente sardi – spacciandosi per un operatore della banca e convincendolo a fornire i dati della sua carta e i codici di accesso.
Per accreditarsi con l’ignaro cittadino gli ha anche letto al telefono gli ultimi suoi movimenti bancari (che a quel punto aveva potuto vedere) tra cui un bonifico effettuato il giorno precedente a favore della moglie. Fiducia conquistata quindi. E così, in pochi minuti, l’imputato è riuscito a trasferire 4mila euro dal conto della persona offesa al proprio, utilizzando le informazioni ottenute con l’inganno. Quando la vittima si è accorta della truffa, ha cercato di bloccare l’operazione, ma il bonifico era già stato completato. Nonostante i tentativi di ottenere un rimborso dalla banca, anche tramite ricorso all’Arbitro bancario finanziario (Abf), il 53enne non ha ricevuto indietro il denaro. Il bonifico era stato infatti autorizzato direttamente da lui, seppure indotto in errore dall’hacker che era riuscito a ottenere le credenziali e i codici Otp necessari per completare l’operazione. Quel sistema di autenticazione “forte” a doppio fattore di verifica è, in sintesi, considerato sufficiente per garantire la sicurezza delle transazioni. Ecco perché la banca non è stata ritenuta responsabile per il risarcimento.
A quel punto si è rivolto all’avvocato Francesco Era che lo ha assistito nel processo in tribunale e che ha chiesto la condanna del 32enne campano. Al termine del dibattimento la giudice Pintore ha riconosciuto Nicoloro colpevole di frode informatica e accesso abusivo a sistema informatico. Oltre alla pena detentiva e alla multa, l’imputato è stato condannato a risarcire i danni subiti dalla vittima, con una provvisionale immediatamente esecutiva di 5mila euro, mille euro in più rispetto a quanto gli era stato sottratto dal conto. Dovrà inoltre pagare le spese legali della parte civile.
La sentenza ha messo in luce la pericolosità delle truffe online, in particolare del phishing, una tecnica che sfrutta la fiducia delle vittime per carpire dati sensibili e sottrarre denaro. Nel caso specifico, l’imputato ha utilizzato il proprio conto corrente per ricevere il denaro rubato, dimostrando un coinvolgimento diretto nella frode. La giudice ha evidenziato che, nonostante non sia stato identificato l’autore materiale dell’invio del messaggio fraudolento, Nicoloro ha avuto un ruolo attivo nella truffa. Ha cioè concorso nel reato mettendo a disposizione il suo conto corrente per l’accredito del denaro sottratto. Non sono stati concessi benefici come la sospensione condizionale della pena o la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, “considerando l’entità del danno economico e l’assenza di attività riparatoria da parte dell’imputato”.
Una vicenda che rappresenta un monito: è fondamentale fare attenzione ai messaggi sospetti e non fornire mai dati personali a chi si spaccia per operatore di banche o enti
