La Nuova Sardegna

Eolico, le procure che indagano rifiutano i documenti al governo

Roberto Morini
Eolico, le procure che indagano rifiutano i documenti al governo

Il ministro Vito: Cagliari e Roma non ci hanno risposto ma Palermo conferma che gruppi mafiosi sono interessati alle energie rinnovabili

13 maggio 2010
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SASSARI. Le procure di Cagliari e di Roma si sono rifiutate di fornire al governo informazioni sulle inchieste in corso su affari e corruzione intorno ai progetti di impianti eolici in Sardegna e intorno agli altri appalti pubblici che hanno a che fare con le altre energie rinnovabili, con le carceri e con le nuove reti driche. Lo ha comunicato ieri alla Camera, durante il question time, il ministro per i Rapporti con il parlamento Elio Vito. Il ministero della Giustizia voleva avere notizie sulle infiltrazioni della criminalità organizzata in quegli appalti.

Lo stesso rifiuto giunto da Cagliari e da Roma è arrivato anche da Bari. Tutti, secondo Vito, «hanno evidenziato l’attualità degli accertamenti in corso e la necessità di mantenere il segreto investigativo». La Procura di Palermo, a cui è stata rivolta la stessa richiesta, ha invece «confermato - ha detto ancora Vito - il forte interesse dei gruppi mafiosi per gli investimenti nel settore dell’energia eolica». Vito ha concluso affermando che «il governo segue con attenzione questi fenomeni».

Vito «è un abile parolaio - ha commentato il capogruppo dell’Idv alla Camera Federico Palomba, che aveva presentato l’interrogazione - ma non dice niente». E, dichiarandosi «profondamente insoddisfatto», ha aggiunto che il ministro «non ha affrontato il grave problema dell’intreccio tra politica e criminalità organizzata in Sardegna» e nelle altre regioni. «Su questo - ha detto Palomba - non ha risposto».

Evidentemente il centrodestra ha qualche problema a rispondere su temi che lo vedono coinvolto da vicino, con i collaboratori più stretti dei suoi vertici politici sardi indagati dalla magistratura romana proprio per i rapporti tra affaristi e amministrazioni. È una difficoltà che sottolineano i capogruppo delle forze di opposizione in consiglio regionale Mario Bruno, Pd, Luciano Uras, Comunisti-Sinistra sarda-Rossomori, e Adriano Salis, Idv. Che si dicono preoccupati perché martedì la maggioranza si è «riunita in pompa magfna solo per giustificarsi, in via preventiva, sul ruolo che la Regione avrebbe - o avrebbe avuto - nella vicenda dell’eolico in Sardegna». Bruno, Uras e Salis chiedono a Ugo Cappellacci di assumere «di fronte a questi eventi una iniziativa istituzionale immediata: venga in aula, informi il Consiglio e discuta apertamente della questione, promuovendo soluzioni efficaci per difendere la Sardegna, il suo territorio e la sua economia dalle incursioni di ogni genere di faccendieri». E poi entrano nel merito della posizione dei dirigenti indagati, prima Ignazio Farris, direttore generale dell’Arpas, poi Franco Piga, commissario dell’Autorità d’ambito. Rispetto a quest’ultimo chiedono a Cappellacci di «chiarire a quale titolo sia ancora in carica il commissario dell’Ato, nominato dalla giunta regionale con uno dei suoi primi atti», senza coinvolgere gli enti locali, «solo per piazzare un uomo di fiducia.

Certamente - prosegue la dura nota dell’opposizione - non potrà limitarsi a far riferimento alla legge 3 del 2009 che legava la permanenza del commissario a un futuribile disegno di legge di revisione della normativa sul servizio idrico integrato, da approvare entro la fine delo scorso anno. Di quel testo - concludono i tre esponenti dell’opposizione - non esiste ancora traccia, mentre il commissario continua a rimanere dove il presidente Cappellacci l’ha voluto fin dall’inizio della legislatura». Sulla vicenda interviene anche Gian Valerio Sanna, Pd, che ricostruice passo dopo passo la demolizione dei vincoli sull’eolico da parte della giunta Cappellacci.

Sul fronte dell’inchiesta arrivano nuove conferme del fatto che la Procura di Roma sta davvero indagando, oltre che sull’eolico, anche sull’acqua. All’acquisizione di documenti negli uffici della presidenza dell’Autorità d’ambito, infatti, si sarebbe aggiunta anche una visita dei carabinieri del Ros negli uffici di Abbanoa per acquisire altri riscontri, senza però che nessuno dei dirigenti della società pubblica che gestisce l’acqua sarda sia indagato.
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