La Nuova Sardegna

Giacinto d'acqua, l'alieno che minaccia di soffocare lo stagno di Cabras - FOTO

Giampaolo Meloni
Giacinto d'acqua, l'alieno che minaccia di soffocare lo stagno di Cabras - FOTO

Riola Sardo: in due mesi il giacinto d'acqua ha ricoperto il rio Mar 'e Foghe con un tappeto verde lungo 8 chilometri e largo 150 metri. Da Zeddiani allo stagno di Cabras, passando per Nurachi, Baratili e Riola Sardo, un canale ricoperto di piante verdi che soffocano il fiume e rischiano di generare una morìa di pesci nella peschiera. Non solo. Al Genio civile paventano anche il rischio di una inondazione

23 ottobre 2010
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RIOLA SARDO. Qui il dottore Miles Bennel scambiato per visionario, pur dicendo il vero, quando raccontò la storia allucinante dei baccelli che si riproducevano impadronendosi degli umani di Santa Mira, non c'è. Ma quel che si vede è molto simile all'Invasione degli ultracorpi narrata nel film di Don Siegel nel 1956. I baccelli che si riproducono a vista d'occhio sono milioni e in due mesi hanno infestato il rio Mar 'e Foghe con un tappeto verde impressionante.

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Le immagini dell'invasione di giacinto d'acqua

Da Zeddiani allo stagno di Cabras, passando per Nurachi, Baratili e Riola Sardo, un canale lungo otto chilometri con un'ampiezza media di circa 150 metri ricoperto di piante verdi che soffocano il fiume e rischiano di generare una morìa di pesci nella peschiera. Non solo. Al Genio civile paventano anche il rischio di una inondazione.

«Se le piogge saranno persistenti, questa vegetazione potrebbe favorire la piena del corso d'acqua e determinare l'esondazione, con tutte le conseguenze immaginabili», spiega il tecnico Giovanni Onidi. Cinquantatrè giorni dopo la prima segnalazione, la missione è precisa: liberarsi in tempi rapidi dell'invasore.

Cenzo Salaris, un subacqueo vissuto per anni nella penisola, da poco tempo rientrato a Seneghe, suo paese s'origine, è stato mobilitato dall'amministrazione di Riola: ha già preparato le panne antinquinamento, quella sequenza di boe che si utilizza in mare per arginare le chiazze di petrolio. Martedì, burocrazia permettendo, l'operazione dovrebbe cominciare. Saranno trainate come rastrelli da trattori sulle rive. Si agirà su due fronti, da est e da ovest verso il centro, fino ad accumulare su un terreno tonnellate di questo straordinario raccolto.

Il mostro ha una carta d'identità botanica: si chiama Eichornia crassipes, è conosciuto come giacinto d'acqua. È una pianta acquatica originaria dell'Amazzonia, una specie subtropicale ora diffusa anche in molti altri paesi, importata per giardinaggio ma assai poco rassicurante. È compresa nell'elenco delle cento specie aliene infestanti più dannose del mondo sia dal punto di vista ecologico e sia economico. Lo hanno attestato anche i tecnici specialisti del dipartimento Arpas di Oristano.

L'inquinamento non ha colpe. Anzi, la qualità dell'habitat è decisamente buona e quantomai gradita da questa specie selvatica. Come certificato dal direttore dell'Arpas Rita Sotgiu, l'analisi dei campioni «non presenta indici chimici di inquinamento». Inoltre, le analisi tossicologiche «non hanno messo in evidenza alcuna tossicità». Il guaio è un'altro: la bassa percentuale di ossigeno nell'acqua, con valori inferiori dove maggiore è la presenza dell'Eichornia, che l'ossigeno lo consuma rapidamente.
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