La Nuova Sardegna

Sassari

L’intervista

Giuseppe Mascia: «Pronto a guidare la rinascita del nord-ovest»

di Giovanni Bua
Giuseppe Mascia sindaco di Sassari durante la cerimonia in Piazza d'Italia della Madonna delle Grazie
Giuseppe Mascia sindaco di Sassari durante la cerimonia in Piazza d'Italia della Madonna delle Grazie

Il nuovo sindaco metropolitano: «Sarà un lavoro di squadra»

5 MINUTI DI LETTURA





Sassari Il 29 settembre si svolgeranno le elezioni di secondo livello per scegliere i nuovi Consiglieri della Città Metropolitana di Sassari. Che, come previsto dalla legge, sarà guidata dal sindaco della città capoluogo: Giuseppe Mascia.

La devo chiamare sindaco metropolitano?

«Abbiamo dato seguito con coerenza a ciò che è prescritto dalla legge. E finalmente ci avviamo a questo storico passaggio».

Sarà alla guida di 66 Comuni, dovrà sfoltire la sua agenda.

«Al limite infittirla. Ma non mi preoccupo, avrò a disposizione i migliori collaboratori che si possa immaginare, di cui sarò realmente primus inter pares».

Di chi parla?

«Degli amministratori locali, non esiste nessuno che conosca più intimamente i problemi del suo territorio, della sua comunità».

C’è chi teme una Sassari matrigna.

«Sassari è una grande città, con una storia importante. Che da anni vive una crisi di vocazione. Tornare punto di riferimento, con lealtà e visione, di tutto il territorio, le restituirà prospettiva e prosperità. Ma Sassari prospera solo se tutto il complesso sistema economico e sociale che la circonda si rimette in moto. Nessuna matrigna insomma, ma una famiglia che crescerà insieme».

Una famiglia un po’ troppo allargata per alcuni.

«La conformazione della Città Metropolitana di Sassari è particolare. Ma i territori, per quanto lontani e diversi, sono intimamente legati da grandi “dorsali”».

Me ne dica qualcuna.

«Se parliamo di porto e aeroporto, infrastrutture, sanità. Ma anche di marketing territoriale o politiche energetiche e ambientali, sono temi che riguardano tutti e che hanno ricadute tangibili su tutti. Sono pezzi di un ingranaggio che devono tutti andare al loro posto per permettergli di rimettersi in moto».

Un’agenda sconfinata.

«Abbiamo una solida base di partenza, oltretutto elaborata in maniera esemplare, coinvolgendo sindacati, associazioni, parti datoriali, istituzioni».

Parla del documento di Nule?

«Si, un lavoro enorme, frutto di condivisione reale, faticosa ma entusiasmante. Un percorso che ha unito il territorio e che ha portato a elaborare una solida base programmatica, un piano strategico arrivato dal basso che guarda molto in alto».

E che è però rimasto sulla carta.

«Questa è una delle grandi sfide a cui la Città Metropolitana ci mette di fronte. Avremo la responsabilità di tutta la “filiera”: dalla programmazione, al reperimento dei fondi, alla realizzazione. Non dovremo più convincere nessuno della bontà delle nostre richieste, solo noi stessi».

Sessantasei galli in un pollaio, e anche di colori diversi. Si rischia di litigare?

«Le elezioni di settembre, pur politiche in senso alto, non lo sono in senso stretto. Si tratta di una scelta tra amministratori. E gli amministratori, quando parlano tra loro, non hanno bandiere o provenienze ma problemi comuni da risolvere. Nessuna divisione politica dunque, e massima rappresentanza territoriale, con Sassari, largamente rappresentata dal suo sindaco, che lascerà il posto in consiglio agli altri territori».

Cosa cambia a livello economico?

«Tutto. Sassari avrà finalmente accesso al Pon Metro, un programma operativo nazionale che mira a favorire lo sviluppo urbano sostenibile nelle città metropolitane. Avremo tutte le risorse che servono a realizzare i nostri progetti».

Spesso il problema non sono le risorse, ma “portarle a terra”.

«La Regione sta già lavorando per fornirci la struttura necessaria. È evidente che, per vincere la sfida, serve uno slancio dell’apparato tecnico amministrativo, che sarà a disposizione di tutti i Comuni, che spesso hanno proprio nella scarsità di risorse umane il proprio punto debole. La base di partenza comunque è ottima, anche grazie all’ottimo lavoro fatto dal commissario straordinario. E su tanti grandi temi la strada è tracciata».

C’è chi teme che, da sindaco metropolitano, finirà per trascurare Sassari.

«Dal giorno del mio insediamento ho sempre cercato di ragionare in maniera “metropolitana” in ogni mia azione. E spesso mi sono dovuto fermare nell’affrontare i problemi proprio perché non avevo gli strumenti per fare il passo successivo».

Qualche esempio?

«Quando abbiamo iniziato a ragionare su Platamona abbiamo visto che era indispensabile allargare il discorso a tutto il litorale, e mettere intorno al tavolo almeno i sindaci dell’area che va da Stintino a Castelsardo. Ed è evidente che dal rilancio del litorale passa anche quello delle aree interne. E che dal marketing territoriale integrato, che guarda all’estate ma anche ai “concertoni” o alle tante manifestazioni culturali e religiose, passa il destino di una parte importante dell’economia turistica, agroalimentare, dei servizi».

Su alcuni temi non avrete comunque competenze.

«Il problema più che le competenze sono la “massa critica” che si riesce a mettere in campo quando si discute in un certo tipo di “tavoli”. È evidente che non si può scaricare sul sindaco di Porto Torres il rilancio dello scalo portuale, o su quello di Alghero o di Sassari il futuro dell’aeroporto. Che la Chimica Verde o il futuro di Fiumesanto riguardano tutto il nord, o meglio tutta la Sardegna. Che l’ospedale di Ozieri o di Alghero ma anche le case della salute sono intimamente legate al funzionamento dell’hub a Sassari. Ora, quando ci siederemo a questi tavoli, lo faremo con una voce sola, che rappresenta tutte le voci».

È emozionato?

«Si, non lo nego, ma anche determinato e pronto. Grandi cambiamenti portano grandi responsabilità. E per il nostro territorio è arrivato il momento di prendersele, ed essere artefici del nostro destino».

Primo piano
L’intervista

Mafiosi trasferiti a Uta, parla Nordio: «Garantiremo la sicurezza»

di Francesco Zizi
Le nostre iniziative