La Nuova Sardegna

Vita e segreti degli ebrei catalani

Federico Spano
Marco Milanese durante uno scavo nel ghetto di Alghero nel centro storico cittadino In alto l’Ebreo errante
Marco Milanese durante uno scavo nel ghetto di Alghero nel centro storico cittadino In alto l’Ebreo errante

La storia della comunità ebraica di Alghero riscritta dagli archeologi

14 giugno 2011
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Un secolo e mezzo di storia, tra la conquista catalana e la cacciata degli ebrei dalle terre d'Aragona. Centocinquant'anni di vita quotidiana, commerci, ascesa e declino di grandi famiglie, fughe di massa e grandi conversioni, riscoperti attraverso le indagini archeologiche e le ricerche negli archivi.

La breve ma intensa storia degli ebrei algheresi, consumata tra il 1354 e il 1492, è stata ricostruita e raccontata dall'archeologo Marco Milanese davanti a una platea d'eccezione, nell'auditorium del Louvre di Parigi. Studiosi di mezza Europa hanno ascoltato per più di un'ora le particolarità e la ricchezza di una comunità che visse integrandosi con quella cristiana. In Sardegna, la comunità ebraica algherese fu la seconda, per importanza, dopo quella cagliaritana.

Gli studi di Marco Milanese sono stati i primi, in Italia, fatti espressamente su una comunità ebraica medievale. Anche in Europa sono pochissimi gli studi analoghi. Grazie alle ricerche fatte negli ultimi quindici anni, infatti, è stato possibile avere informazioni sull'ubicazione esatta del quartiere ebraico, sulla tipologia delle abitazioni, sull'area in cui sorgeva la sinagoga, sul modo in cui vivevano gli ebrei e quali commerci effettuavano.

«L'area del quartiere ebraico è stata oggetto, dal 1996 a oggi, di numerosi interventi di scavo archeologico, realizzati in sinergia tra Comune, Soprintendenza e università di Sassari - ha spiegato Milanese -. Si è trattato di interventi molto diversi tra loro per la dimensione delle aree scavate, le motivazioni e i tempi di realizzazione». Se da un lato gli scavi hanno dato informazioni preziosissime, risultati altrettanto importanti sono arrivati dalle indagini negli archivi, fatte da Cecilia Tasca, una studiosa dell'università di Cagliari. Quest'ultima, infatti, ha trovato molti documenti "nuovi" e li ha riordinati e integrati con quelli già noti. L'esito di questa indagine è stato fondamentale per lo studio della comunità ebraica catalana. In pratica, è stato possibile sovrapporre la storia scritta con quella "materiale": i documenti hanno confermato gli indizi raccolti sul campo.

Nel suo intervento a Parigi, Marco Milanese ha messo in evidenza il modello non segregativo di Alghero. Sebbene ci fosse una zona a prevalente abitazione ebraica, nell'area erano presenti anche tanti cristiani. In particolare nella penisola che, a partire dalla cattedrale, si protende verso il porto, centro degli scambi commerciali degli ebrei.

«Nel 1354 un nucleo eterogeneo di 30-40 famiglie ebraiche, di provenienza catalana, aragonese, maiorchina, castigliana e siciliana si stabilì ad Alghero proprio a seguito del ripopolamento della città a opera di pobladors catalano-aragonesi, dopo la definitiva occupazione operata da Pietro III - ha aggiunto l'archeologo -. Tra il 1370 e l'inizio del XV secolo si insediarono ad Alghero, in due differenti ondate, altre famiglie ebraiche di ricchi mercanti provenienti dal sud della Francia, dalla Provenza e dalla Linguadoca, con un ruolo importante nel commercio del corallo. Ed è proprio da questa zona che arrivò una delle famiglie più influenti, quella dei Carcassona, che segnò pagine importanti nella storia della comunità ebraica algherese e della città stessa. La presenza dei Carcassona, per i rapporti privilegiati che questa famiglia ebbe con la corte aragonese, dovette alleggerire, per gli ebrei algheresi, il peso della crescente discriminazione attuata, nel XV secolo, nei confronti dei giudei residenti nei territori della Corona d'Aragona. Si stima che nella fase più florida, all'inizio del 1400, ad Alghero vivesse una comunità composta da circa 700 persone. In Sardegna, come nel resto del regno, la repressione culminò con l'espulsione decretata nel 1492 da Ferdinando il Cattolico: per gli ebrei l'unica alternativa all'esilio fu la conversione».

I Carcassona, che guardavano al commercio e alla finanza in modo pragmatico, scelsero la strada della conversione. Non è un caso, infatti, che i membri di questa famiglia continuarono ad avere incarichi pubblici importanti: nel 1515, per esempio, Francesco Carcassona fu capo della Dogana di Alghero. Al di là di questo caso, però, molti ebrei decisero di non convertirsi e lasciarono la città. Risale proprio alla fine del 1400 il periodo di abbandono e degrado del quartiere ebraico. Quell'area della città, all'inizio del 1500, fu teatro di grandi cambiamenti e trasformazioni. Dove sorgeva la sinagoga, per esempio, fu costruita la chiesa di Santa Croce.

L'intervento del professor Milanese, ordinario di Archeologia all'università di Sassari, si è concluso con un ampio dibattito e con l'avvio di una collaborazione tra il Louvre e l'ateneo turritano.
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