La Nuova Sardegna

Lingua e cultura

«Diccionari» è on line

Gianni Olandi

07 ottobre 2011
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 ALGHERO. «Com se diu, o com s'escriu aixo en algueres? (come si legge o come si scrive questo in algherese?)». Una domanda alla quale darà risposte certe l'imponente lavoro che Enrico Loffredo e il team di stretti collaboratori - tra i quali Antoni Arca, Rafael Caria, Jaume Corbera e Giuseppina Pascalis - hanno prodotto all'interno di un progetto che porta il «diccionari» nella rete di internet all'indirizzo di www.algueres.it.  Il lavoro, realizzato dalla società di software Web Project, è stato presentato ieri sera in una affollata conferenza che si è tenuta nella sala della biblioteca catalana dell'Obra Cultural in via Arduino, nel cuore della città murata dove la specificità locale ha trovato nei secoli i più fedeli cultori.  «Il sistema - ha spiegato Enrico Loffredo - consente a tutti, con pochi movimenti, la consultazione iniziando la ricerca (buscar) anche dalla parola italiana per coloro che hanno difficoltà a scrivere in algherese. Il «diccionari» in rete consentirà inoltre agli utenti registrati l'inserimento di commenti, integrazioni e nuovi vocaboli non presenti». Attualmente su www.algueres.net sono presenti poco meno di trentamila vocaboli.  «Ci rendiamo conto - aggiunge Loffredo - dei limiti e delle carenze che questo lavoro presenta e chiediamo a tutti coloro che ne hanno le competenze di aiutarci a migliorarlo, per renderlo il più completo possibile, allo scopo di condividere un patrimonio culturale utile e autti coloro che vogliono approfondire la conoscenza della propria lingua, lavorando così, senza sigle o bandiere di appartenenza, per far continuare a vivere la nostra specificità linguistica».  Il lavoro oggi in rete è stato reso possibile grazie al punto di riferimento rappresentato dalla straordinaria attività di ricerca di monsignor Josep Sanna, sacerdote algherese che ha dedicato qualche decina di anni alla realizzazione del «Diccionari del català de l'Alguer», autentica pietra miliare della storia e della cultura della «piccola Barcellonetta», come è stata spesso chiamata Alghero dagli ospiti catalani
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