I commessi si appellano al giudice del lavoro: «Licenziamenti ingiusti, è mobbing». Lazienda: «Accuse fantasiose»
Otto ex dipendenti contro il gruppo Cfadda
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La causa degli ex dipendenti Cfadda è al vaglio del giudice del lavoro Uno dei ricorrenti: «Cacciato per uno sconto da 6 euro su un combustibile»
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SASSARI. Un dipendente licenziato per aver approfittato di uno sconto di 6 euro; un'altra mandata a casa per aver annunciato al microfono, a fine serata, «Le casse sono chiuse» e non «Le casse sono in chiusura». Ora otto ex lavoratori del negozio Bricodoc di Predda Niedda contestano la fine del rapporto e accusano: «Siamo stati vittime di "mobbing pianificato"». Sono sei i licenziamenti impugnati davanti al tribunale del Lavoro di Sassari, mentre due sono i commessi che contestano, invece, contratti atipici secondo loro nulli. Tutti sono stati mandati via dal grande magazzino degli oggetti per casa e giardino, del gruppo Cfadda, nel corso del 2010. I loro casi approderanno in udienza tra il 17 gennaio e il 28 febbraio. I sei ex dipendenti a tempo indeterminato hanno contestato, attraverso i loro ricorsi, le azioni disciplinari dell'azienda, una holding che fa capo all'imprenditore cagliaritano Cosimo Fadda. Contestazioni che considerano ridicole. «Sproporzionate» rispetto agli addebiti sarebbero state le conseguenze, si legge nel ricorso presentato dai sei, assistiti dall'avvocato Roberto Boiano, che tutela Stefano Tola, Luca Pinna, Marco Antonio Sechi, Bruno Altieri, Maria Elena Pazzola, Alessia Antonella Pinna, mentre Rossella Quattrone e Mauro Giuliani sono assistiti dall'avvocato Tullio Masala. Tola era responsabile del reparto Esposizione prodotti in volantino fino a quando, il 26 febbraio 2010, riceve la contestazione: ha usato «illegittimanente», secondo l'azienda, la Cfadda Card Vantaggi, tessera che consente sconti su alcuni prodotti ai dipendenti. Ma lui l'aveva utilizzata per un prodotto che non era in offerta, il conbustibile Zibro, risparmiando così 6 euro e 30. «Per l'azienda è un comportamento grave, perché invece di passarlo alla cassa, lo ha acquistato dal magazzino», sostiene Sandro Piseddu, avvocato del datore di lavoro. Controverso anche il caso di Maria Elena Pazzola, mandata a casa dopo aver annunciato che le casse erano già chiuse, e non in chiusura. In realtà, secondo il legale dei lavoratori, «il mobbing si è trasformato in politica aziendale, impedendo ai lavoratori di comunicare e criticandoli di continuo». Secca la risposta dell'azienda: «Ricostruzioni fantasione, l'accusa di mobbing è assurda», assicura Piseddu. (e.l.)