La Nuova Sardegna

IL CASO

Deve sottoporsi all'operazione ma l'Aias non gli paga la malattia

21 ottobre 2011
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 IGLESIAS. Il dilemma non è di facile soluzione: sottoporsi ad intervento chirurgico sopportando la decurtazione della busta paga o rinunciare all'operazione per sostenere la famiglia. È da giorni che un un dipendente dell'Aias, Armando Ciosci, si sta arrovellando il cervello per trovare una via d'uscita a quello che è il suo dramma. L'operaio dovrebbe sottoporsi ad intervento chirurgico ai remi ma il suo datore di lavoro non gli liquida il periodo di malattia e dunque l'eventuale ricovero farebbe mancare alla famiglia le risorse economiche per vivere.  Il caso è stato sottoposto nei giorni scorsoi all'attenzione dell'assessore regionale alla Sanità ma la richiesta di un incontro chiarificatore non si è ancora svolto. «Ho solo avuto il conforto di alcuni funzionari regionale - riferisce Armando Ciosci - ma ormai sono scoraggiato. Non posso lasciare senza risorse economiche la mia famiglia per due mesi perchè è questo il tempo che dovrò assentarmi dal lavoro. Ebbene per 60 giorni sarò privato dell'assegna di malattia perché l'Aias non paga». Un caso disperato che potrebbe avere gravi conseguenze per la salute dell'operaio qualora non dovesse sottoporsi alle cure prescritte dai medici. «Viviamo una situazione disperata - avverte Roberto Fallo, segretario generale della Cisl Fp - e a gestire questa anomalia è un'associazione che, per compiti d'istituto, opera per alleviare le sofferenze dei suoi clienti. E' assurdo che l'Aias decida autonomamente di applicare o non applicare il contratto. Si tratta solo di anticipare per conto dell'Inps le indennità previste dalla legge a partire dal primo giorno di malattia fino al rientro al lavoro del dipendente». Non manca nemmeno il ricorso al tribunale ordinario di Cagliari, sezione lavoro, da parte dei lavoratori che si sono visti la busta paga alleggerita solo perché hanno presentato al datore di lavoro il certificato di malattia. Armando Ciosci aveva sostato, per alcuni giorni, davanti all'ingresso della sede dell'assessorato regionale alla sanità per ottenere il rispetto dei propri diritti. (ea)
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