La Nuova Sardegna

Due paesi dicono addio all'eroe di Arbus: «Da lui esempio straordinario»

Luciano Onnis e Pier Giorgio Pinna
A destra e a fianco, lo strazio della moglie di Sandro Usai in chiesa Dietro di lei, con una mano sul mento, il fratello Amedeo
A destra e a fianco, lo strazio della moglie di Sandro Usai in chiesa Dietro di lei, con una mano sul mento, il fratello Amedeo

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 ARBUS.   «Sandro rappresenta la parte migliore dell'Italia». «Grazie per il tesoro che col tuo gesto ci hai lasciato». «Hai scritto una delle più belle pagine del Vangelo». «Un esempio straordinario». A Monterosso tanti i commenti commossi ai funerali del volontario di Arbus, travolto dal fango dopo aver salvato diverse vite durante l'alluvione che ha devastato le Cinque Terre.  Nella tarda mattinata di ieri, sulle note note del Silenzio, un tricolore è stato fatto sventolare dai compagni della Protezione civile. Un attimo più tardi le lacrime disperate della moglie Elena Gargani, che lo ha cercato con i cani per cinque interminabili giorni tra le case di Monterosso, e il composto dolore del fratello Amedeo hanno accompagnato l'uscita della bara dalla chiesa di San Giovanni. Sopra il feretro, una sciarpa del Milan, la sua squadra del cuore, il giubbotto giallo dei volontari e la bandiera dei Quattro Mori.  Il carro funebre su cui è stato adagiato il feretro, scortato fino a Genova dai vigili urbani e da una guardia municipale con il gonfalone di Arbus, in serata è stato imbarcato sul traghetto diretto a Porto Torres. Stamane l'arrivo ad Arbus è previsto per le 9. La bara sosterà per mezz'ora nell'abitazione dei genitori di Sandro, Bruno e Rosaria Usai, in via Pietro Leo. Poi nella sala consiliare del Comune sarà allestita - dalle 10 alle 14,30 - la camera ardente. I funerali si svolgeranno, dalle 15, nella parrocchiale Beata Vergine Maria Regina. Per le esequie in paese si attende una grande folla. Fra gli altri amministratori che hanno deciso di non mancare, ci sarà il presidente della giunta regionale, Ugo Cappellacci, che dopo la tragedia aveva già espresso parole di stima per l'altruismo del cameriere emigrato in Liguria.  Analoghi attestati di rispetto per il coraggio di Sandro e una sincera partecipazione al dolore dei familiari, ieri mattina, nella chiesa di Monterosso, appena ripulita alla meglio dai detriti e dall'acqua. Prima della cerimonia ufficiale, la moglie e altri parenti sono rimasti a lungo accanto al feretro, deposto nella navata centrale davanti all'altare. Fuori, le ruspe hanno continuato a lavorare per liberare le strade e consentire il ripristino di luce, acqua, gas in tutto l'abitato.  «Sapevo che Sandro era una persona speciale, molto generosa, lo è sempre stato sin da piccolo, ma non pensavo che sarebbe arrivato a sacrificare se stesso per gli altri - ha detto ai giornalisti il fratello Amedeo - Tutto ciò, a ogni modo, faceva parte del suo carattere». «Abbiamo sperato sino all'ultimo momento di riuscire a trovarlo vivo, purtroppo non è stato così», ha aggiunto.  Toccante il discorso pronunciato dal sindaco di Arbus, Francesco Atzori, che con il collega di Monterosso, Angelo Betta, si è rivolto dall'altare a tutti per ricordare Sandro, le sue esperienze giovanili in Sardegna, la decisione di lasciare l'isola per emigrare alla ricerca di un lavoro da cameriere. Il capo dipartimento della Protezione civile, Franco Gabrielli, ha inviato alla moglie Elena una lettera nella quale manifesta «orgoglio per averlo avuto al nostro fianco nello straordinario mondo del volontariato».  «Usai simboleggia la parte del Paese che predica il bene comune come bene di ognuno», ha detto invece Paolo Ferrero, leader di Rifondazione comunista lasciando il vicino centro di Borghetto Vara, dove ieri ha spalato fango assieme ai volontari delle Fasce rosse e delle Brigate della solidarietà attiva. «Rappresenta un punto di civiltà dell'Italia», ha proseguito.  Intanto nella chiesa di Monterosso il momento più struggente si è toccato con l'omelia. «"Avevo fame e mi hai dato da mangiare": il tuo ultimo gesto rimarrà in noi e non lo dimenticheremo, spero che la comunità sappia valorizzarlo nel modo dovuto»: così il vescovo della Spezia, Francesco Moraglia. Un lungo applauso tra le navate ha poi accolto, sempre a San Giovanni, le parole del presidente della Repubblica. Il suo telegramma è stato letto dal primo cittadino del paese ligure. Giorgio Napolitano ha ricordato i suoi «sentimenti di ammirazione per il sacrificio» di Sandro Usai, confermando al sindaco Betta di aver avviato l'istruttoria per il conferimento della medaglia d'oro al valor civile alla memoria del volontario.  Ai funerali hanno partecipato tutti i 1.500 abitanti del paese e tanti altri arrivati da altre zone delle Cinque Terre. C'erano il senatore democratico Francesco Sanna, i due cognati del cameriere, tantissimi amici. Molti piangevano, a cominciare dal capo di Usai nella Protezione civile locale, Carlo Castellani, che ha portato la bara in spalla.  Vicino alla stazione di Monterosso, uno striscione: «Mai più un 25 ottobre». E sulle facciate delle case di Arbus, già da ieri, sventolavano lenzuoli bianchi con solo due parole: «Ciao Sandro».  

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