La Nuova Sardegna

Medaglia d'oro all'eroe Sandro Usai

Luciano Onnis
Sandro Usai durante una festa a Monterosso
Sandro Usai durante una festa a Monterosso

Napolitano consegna l'onorificenza alla vedova e al fratello del volontario di Arbus

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ROMA. «Mi inchino alla memoria di Sandro Usai». Così ha detto, con un evidente velo di commozione che gli incrinava la voce il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, mentre intorno c'era un profondo silenzio, dopo aver consegnato ieri mattina al Quirinale una medaglia d'oro al valore civile ad Elena Gargani, moglie del giovane emigrato di Arbus (39 anni) morto lo scorso 25 ottobre a Monterosso nel tentativo di salvare due donne che stavano per essere investite dalla violenza di un fiume di acqua e fanghiglia che si era riversato nel piccolo paesino costiero delle Cinque Terre durante la disastrosa alluvione che ha strasvolto la Liguria e messo in ginocchio un'intera comunità il mese scorso.

L'occasione per la consegna del riconoscimento alla memoria di Sandro Usai è stata la celebrazione della "Giornata dell'albero" che si è tenuta al Quirinale con la partecipazione di delegazioni di scolaresche arrivate da tutta l'Italia. Prima della cerimonia ufficiale il presidente Napolitano ha voluto incontrare in udienza riservata, presenti solo cinque ministri del nuovo governo Monti, la vedova dell'eroe sardo e il fratello Amedeo Usai, il sindaco di Arbus Francesco Atzori e quello di Monterosso Angelo Maria Betta e il prefetto di La Spezia Giuseppe Forlani. Un incontro breve ma di altissima intensità mentre il capo dello Stato ha abbraciato e stretto a lungo tra le sue mani quelle di Elena Gargani, pronunciando parole di affetto e di riconoscenza per l'eroico gesto del volontario sardo. Poi, nel salone delle cerimonie, la celebrazione della "Giornata dell'albero" e la consegna alla vedova della medaglia d'oro alla memoria.

«Sandro è uno sfolgorante fascio di luce per le nuove generazioni - ha detto il presidente Giorgio Napolitano -, i volontari come lui sono una grande risorsa dell'Italia fin dall'alluvione di Firenze del 1966. Dobbiamo prevenire i disastri guardando lontano e puntare sui giovani volontari e sulla loro capacità di essere utili e sapersi sacrificare».

Al termine della cerimonia, la vedova di Sandro Usai, emigrato da Arbus 12 anni fa, che a Monterosso lavorava e aveva messo su famiglia, si è concessa brevemente ai taccuini e alle telecamere, cosa che finora aveva evitato. Ha avuto parole di ringraziamento per il capo dello Stato, ma ha lanciato anche un appello dettato dalla paura che il sacrificio di Sandro possa essere a breve dimenticato. «Era un ragazzo umile, un gran lavoratore - ha detto Elena Gargani - non certamente un bamboccione. Molti sono bravi a parole, ma poi bisogna vedere i fatti». E ha aggiunto: «Alle belle parole sono state aggiunte tante promesse. Vedremo se sono state parole di circostanza quando i riflettori erano accesi».

«Ci auguriamo che nessuno dimentichi il sacrificio di Sandro - ha aggiunto il fratello Amedeo -, ma da come noi familiari stiamo vedendo c'è da pensare che non succederà. I sindaci di Monterosso e di Arbus si stanno attivando tanto per far sì che il ricordo resti sempre vivo». Il primo cittadino di Cinque Terre, diventata la casa dell'emigrato sardo, conosceva bene Sandro, in una comunità così piccola tutti sono amici di tutti.

«Era uno di noi - ha tenuto infatti a precisare Angelo Maria Betta - si sentiva parte della comunità di Monterosso, integrato perfettamente nella vita del nostro paese, come tanti altri sardi che vivono da noi». Emozionato e sempre più orgogliosamente fiero di Sandro Usai, il sindaco di Arbus: «Un fulgido esempio di generosità e altruismo - ha detto Francesco Atzori -, che vogliamo consegnare alle nuove generazioni. Quella di Sandro è una memoria che in paese custodiremo gelosamente». La cerimonia al Quirinale ha colpito il sindaco in modo particolare «perchè - ha detto - vedendo la grande partecipazione ho capito che la morte di quest'uomo è stata vissuta come un dramma nazionale, i ragazzi presenti al Quirinale conoscevano benissimo la sua storia, la sua dedizione verso il prossimo e la sua bontà che ha commosso tutti».
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