La Nuova Sardegna

“Bellas Mariposas” di Salvatore Mereu al Festival di Venezia

di Alessandro Stellino
“Bellas Mariposas” di Salvatore Mereu al Festival di Venezia

Il film del regista dorgalese, tratto del romanzo breve di Sergio Atzeni, è stato scelto per la sezione “Orizzonti”

27 luglio 2012
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VENEZIA. Salvatore Mereu approderà al Lido per la terza volta con quello che, a oggi, potrebbe essere il miglior film della sua carriera. Le nuove disposizioni introdotte da Alberto Barbera, direttore della Mostra dopo la cacciata di Muller da parte di Baratta, hanno imposto una decisa riduzione al numero di pellicole italiane in concorso: solo tre su diciassette, con “Bellas Mariposas” in predicato fino all'ultimo per la competizione principale. Il film tratto dal romanzo breve di Sergio Atzeni è stato quindi incluso nella sezione collaterale di "Orizzonti", dedicata alle correnti più innovative del cinema mondiale, negli ultimi anni capace di fornire alternative sorprendenti alle visioni del concorso. «Sono entusiasta» ha dichiarato il regista dorgalese «perché la lavorazione è stata lunga e travagliata, segnata da inevitabili momenti di scoramento che ora passano in secondo piano di fronte alla soddisfazione per la convocazione veneziana. Quando una commissione selezionatrice come quella scelta da Barbera dimostra di apprezzare il lavoro che hai fatto non puoi che essere profondamente soddisfatto. Mi sembra, tra l'altro, che i criteri di scelta abbiano privilegiato la qualità senza badare troppo ai meccanismi di potere vigenti normalmente in questo tipo di manifestazioni». La soddisfazione del regista di «Ballo a tre passi» è ancora maggiore se si considera il fatto che il film è stato autoprodotto indipendentemente dalla sua Viacolvento, fondata con la moglie Elisabetta Soddu, con il supporto della Regione Sardegna, della Film Commission sarda e dell'Istituto Etnografico nuorese: «Avevamo una quota in compartecipazione già in Sonetaula e ci siamo messi in proprio con l'esperimento di Tajabone, ma questo è il primo progetto impegnativo sul quale ci siamo misurati in totale autonomia: abbiamo girato a Cagliari tra agosto e settembre dell'anno scorso finché non abbiamo finito i soldi e per gli ultimi otto giorni di riprese abbiamo dovuto attendere il ritorno della bella stagione. Il film che abbiamo mostrato ai selezionatori di Venezia è una copia lavoro pressoché definitiva, dal momento che stiamo apportando gli ultimi ritocchi al montaggio, e il fatto che abbiano deciso di includerlo nel ristretto numero degli italiani presenti nelle sezioni ufficiali ci riempie di orgoglio».

Come di consueto, Mereu ha composto il cast attingendo a bacini differenti: le due giovanissime protagoniste sono esordienti non professioniste, Sara Podda e Maya Mulas, ma ci sono anche attori sardi noti al pubblico come Luciano Curreli, Maria Loi e Rosalba Piras, nonché Michaela Ramazzotti nelle vesti della "oga", l'indimenticabile zingara gattara che fa capolino nel finale del racconto di Atzeni.

Con “Bellas Mariposas”, nella sezione Orizzonti c'è anche “L'intervallo” di Leonardo di Costanzo, valido documentarista all'esordio nella finzione, mentre i tre film che rappresenteranno l'Italia in concorso sono l'atteso “Bella addormentata” di Marco Bellocchio, sul caso Englaro (con Toni Servillo e Isabelle Huppert), l'esordio da "solista" di Daniele Ciprì con “È stato il figlio” e “Un giorno speciale” di Francesca Comencini. Nel complesso, la selezione principale si preannuncia di alto livello, con la presenza di fuoriclasse come Terrence Malick (“To the Wonder”, con Ben Affleck, Rachel McAdams, Rachel Weisz, Javier Bardem) e Brian De Palma (il thriller a sfondo erotico “Passion”, con Rachel McAdams e Noomi Rapace), il ritorno di maestri affermati del cinema orientale come Takeshi Kitano (“Outrage Beyond”) e Kim Ki-duk (“Pieta”), e le possibili sorprese legate ai nomi di Brillante Mendoza, Harmony Korine e Olivier Assayas, il cui “Après mai” è già tra i favoriti del festival.

Molte le attrattive Fuori Concorso, da “The Company You Keep” di Robert Redford a “O gebo e a sombra” di Manoel de Oliveira, passando per il film d'aperura “The Reluctant Fundamentalist” di Mira Nair, il documentario di Michael Mann Witness: “Lybia”, quello di Spike Lee su Michael Jackson (“Bad 25”) e gli italiani Daniele Vicari e Carlo Mazzacurati rispettivamente con “La nave dolce” e “Medici con l'Africa”.

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