La Nuova Sardegna

Le campane mute spaccano Cabras

di Claudio Zoccheddu
Le campane mute spaccano Cabras

Santa Maria Assunta, 2500 firme per farle suonare di nuovo: le ha “zittite” un esposto che contestava il volume troppo alto

09 settembre 2012
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CABRAS. La disputa è iniziata poco prima di Pasqua, quando le campane delle chiese cattoliche non suonano per convenzione. Il silenzio è un segno di rispetto verso il Cristo crocifisso che, però, scade la domenica della resurrezione. Poi, il suono diffuso da tutte le chiese rimbomba in tutti i paesi.

La pieve di Santa Maria Assunta, patrona di Cabras, invece non ha ripreso la sua prassi fatta di rintocchi e decibel che arrivano dal campanile.

A stoppare il suono delle campane è stato il parroco, don Bruno Zucca, che ha preferito tutelare le sue campane dopo il deposito di un esposto in tribunale a Oristano. Un documento firmato da una decina di cittadini, forse anche meno, che hanno dichiarato di soffrire il suono del campanile perché troppo alto. Da qui la richiesta di abbassare i volumi della diffusione per tutelare il riposo, soprattutto in alcuni orari.

Abbassare i volumi di un impianto come quello che amplifica le campane, però, non è un’impresa facile. Il meccanismo è vecchio e per riuscire nell’intento deve essere sostituito o modificato. Insomma, ci vuole tempo.

Problemi che non esistevano all’epoca dei campanari, veri e propri musicisti che riuscivano a modulare l’intensità del suono a loro piacimento: tenue al mattino presto e durante la notte, squillante in tarda mattinata, di pomeriggio e di sera. I campanari, però, sono scomparsi da tempo. Le uniche cose diffuse artigianalmente, al giorno d’oggi, sono le parole e i pettegolezzi che, come capita spesso, prescindono dalla verità.

Un invito a nozze (ma senza campane) per le chiacchiere di quartiere. Infatti, la richiesta dell’abbassamento dei volumi si è subito trasformata in una pretesa di silenzio da parte di pochi concittadini, per giunta cabraresi d’adozione. Sono dunque nati i comitati di bottega, e le discussioni delle comari hanno spezzato in due tronconi il gossip cabrarese, prima e dopo l’affare delle campane.

Le persone di una certa età si sentono defraudate. In effetti, viste le conseguenze dell’esposto, non hanno tutti i torti. Loro, con quel suono nelle orecchie, ci sono cresciute. Poco importa che lo stop sia arrivato dal parroco o dai ricorrenti, la campane devono suonare. Dunque, via alla raccolta di firme. Tra i più attivi c’è Salvatore Caddeo, fruttivendolo vecchio stampo con la bottega in via Torino, a cinquanta metri dalla chiesa: «Abbiamo raccolto più di 2500 firme in meno di 15 giorni – spiega tziu Palloi –, la raccolta ha impegnato diverse persone, anche quelli del panificio più avanti». Le motivazioni che hanno imposto la partecipazione alla battaglia delle campane sono più che comprensibili: «Hanno sempre suonato e non hanno mai dato fastidio a nessuno. D’altra parte, i campanili mica li abbiamo costruiti noi, ci sono sempre stati e servono per far suonare le campane».

Tziu Palloi, però, si sbilancia e accenna a una questione alternativa, una battaglia nella battaglia: «Com’è possibile che le campane della nostra chiesa siano mute e quelle del Sacro Cuore suonino a ripetizione? Non c’è logica in questa cosa, la legge dovrebbe essere uguale per tutti». La controparte, ovviamente, non ha nessun interesse a rivangare vecchie questioni di campanile. L’avvocato Daniela Meloni, portavoce del piccolo gruppo dei contrari e residente a pochi metri dal campanile, ha tempo solo per fare chiarezza: «Non abbiamo chiesto lo spegnimento dell’impianto che diffonde il suono della campane, ci siamo limitati a reclamare l’abbassamento dei volumi che, secondo noi, erano troppo elevati».

Poi, spunta fuori l’animo dell’avvocato: «Detto questo, non intendiamo rilasciare ulteriori dichiarazioni per evitare di turbare la serenità del giudicante».

La prima data utile per risolvere la disputa una volta per tutte è quella del 25 ottobre, quando è prevista la prossima udienza. Una scadenza che, secondo le solite voci di corridoio potrebbe interessare anche la parrocchia del Sacro Cuore, l’unica che in questi giorni può far suonare le campane in tutta tranquillità.

Pare infatti che l’esito della battaglia legale per l’abbassamento del suono della campane di Santa Maria possa convincere alcuni parrocchiani del Sacro Cuore a fare lo stesso. Se il tono delle campane di Santa Maria poteva sembrare sopra i limiti imposti dalla legge, quelle del Sacro Cuore pare soffrano della stessa malattia. In fondo, lo dice anche un vecchio adagio popolare: o tutto o niente.

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