La Nuova Sardegna

Thiesi, un parco naturale dimenticato per otto mesi

di Sandro Macciotta
Thiesi, un parco naturale dimenticato per otto mesi

La pratica per trasformare gli 80 ettari di Santu Bainzu in Monumento naturale si era “persa” sulla scrivania del sindaco che ora promette tempi brevissimi

20 novembre 2012
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THIESI. Una legge dimenticata, un cittadino controcorrente e un Comune distratto. La legge regionale è quella dei Parchi (la numero 31 del 1989. E sì, sono già passati 23 anni); il cittadino che vuole riesumarla è Maria Isabella Puggioni, ex consigliere regionale radicale, innamorata della sua terra e della tenuta di Santu Bianzu; il Comune poco tempestivo è quello di Thiesi in cui ricadono i quasi ottanta ettari della proprietà, in quest’area dei crateri vulcanici del Meilogu che la Regione ha già definito di grande interesse ambientale. Solo monte Annaru, in agro di Giave, dal ’94 è monumento naturale.

“Voglio preservare la mia tenuta così com’è – racconta Maria Isabella Puggioni con la voce rotta dalla commozione -. L’ho ereditata dai miei genitori che l’hanno avuta dai loro avi che hanno sempre difeso quel bosco meraviglioso, di una bellezza struggente che nessuna foto sa restituire. Io ho 75 anni e voglio preservare integralmente Santu Bainzu. Quando non ci sarò più chi difenderà le querce, le roverelle, la macchia rigogliosa?”.

E così un paio di anni fa, sentiti i tre figli, Maria Isabella Puggioni decide di chiedere alla forestale di valutare sotto l’aspetto botanico e ambientale la sua grande tenuta non lontano dalla strada per Ittiri-Alghero, dove da qualche anno ha aperto un piccolo agriturismo con un paio di camere. L’idea è fare di Santu Bainzu un Monumento naturale. E con questo marchio doc anche un volano dell’economia turistica della zona.

“Una richiesta più unica che rara – spiega Sebastiano Mavuli, direttore dell’ispettorato della forestale di Sassari. Tutti rifuggono dai vincoli imposti dalla legge 31, invece la signora Puggioni li auspica, perché le norme in sostanza prevedono un mantenimento dello stato dei luoghi, divieto di caccia e stretti limiti alle colture”.

“Per i nostri tecnici - aggiunge Mavuli - è stato un lungo lavoro, con tanti sovraluoghi, meravigliose sorprese, e un censimento degli alberi esistenti, veri patriarchi verdi. Non solo esemplari di dimensioni ragguardevoli, ma anche testimonianza di un tipo antico di silvicoltura non destinata al taglio ma a preservare gli alberi, usandoli però come riserva di foraggio”.

Il monitoraggio della tenuta, dove esiste un nucleo abitativo medioevale attorno a una chiesetta del 1200, è cominciato nel 2011. A febbraio di quest’anno la relazione della Forestale - assolutamente positiva per l’indiscusso valore dell’area, residuo di una foresta ben più grande scomparsa all’epoca dei carbonai e delle ferrovie - viene trasmessa per l’approvazione al sindaco di Thiesi e per conoscenza all’assesorato all’Ambiente della Provincia e alla diretta interessata che comincia a contare le ore in attesa dell’approvazione del Comune dopo l’affissione della richiesta di istituzione del Monumento naturale all’albo pretorio, per eventuali opposizioni entro 60 giorni. Ma passano i mesi e il Comune non si fa sentire.

All’amministrazione comunale, secondo la legge 31, spetta la perimetrazione del monumento naturale e la relativa normativa deve essere riportata con una variante agli strumenti urbanistici comunali. Sempre a carico del Comune sono le opere necessarie alla conservazione, alla valorizzazione e al ripristino dei monumenti naturali, nonché all’apposizione dei cartelli. La Regione può concorrere a queste spese. A questo punto, però, qualcosa si inceppa. La pratica sembra essersi persa nei meandri del Comune di Thiesi o, forse, sulla scrivania del sindaco come ammette candidamente.

“Sì, è vero - dice Gianfranco Soletta - abbiamo trascurato il caso. In realtà non so neppure se si tratti di una presa d’atto o se occorra un voto del consiglio. Comunque in tempi brevissimi porteremo il caso in aula. Spero già dalla prossima settimana”.

Signor sindaco, in paese si dice che lei stia prendendo tempo per non scontentare i cacciatori...

“Questo non è assolutamente vero. Il Comune non ha niente contro l’istituzione del Monumento naturale a Santu Bainzu. I cacciatori dovranno andare altrove”.

Otto mesi per iniziare ad affrontare il caso non le sembrano troppi?

“L’amministrazione è assediata da pratiche di ogni tipo, i tagli ci strangolano e un sindaco deve lavorare dalla mattina alla sera. Ma sul fronte ambientale non siamo insensibili e diremo sì a questo progetto. Dissentiamo invece sul mega parco eolico che Edison vuole costruire a monte Pèalu, con venti pale alte 130 metri. Faremo quadrato con gli altri comuni del Sic perché questo scempio non passi”.

Se non ci saranno altri intoppi, la pratica Santu Bianzu potrà andare in porto l’anno prossimo. A stagione venatoria conclusa, per la buona pace di tutti. Il caso di Thiesi, catalogabile quindi come un incidente di percorso, resta comunque emblematico di una certa resistenza nelle comunità locali all’introduzione di vincoli ambientali. Vincoli che vanno a difendere il patrimonio di tutti ma che contemporaneamente disturbano l’attività venatoria e un disinvolto uso del territorio da parte di pochi.

È anche la dimostrazione che chi sostiene che «i parchi devono partire dal basso e non piovere dall’alto» lo dice solo perché di parchi non ha alcuna intenzione di farne. A parte Maria Isabella Puggioni che alla soglia della terza età si scopre pasionaria dell’ambiente dopo esserlo stata in gioventù dei diritti civili.

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