La Nuova Sardegna

Fondi ai gruppi regionali, a giudizio 18 consiglieri

di Mauro Lissia
Fondi ai gruppi regionali, a giudizio 18 consiglieri

Il gup ha accolto le richieste del pm e fissato l’udienza per il 19 aprile I politici sono accusati di peculato per aver speso illegalmente soldi pubblici

20 dicembre 2012
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CAGLIARI. L’udienza preliminare non è la sede per approfondire gli elementi portati dalla difesa in questa fase del procedimento: bisognava farlo prima, nel corso dell’istruttoria, quando la Procura avrebbe potuto verificarli. Ora è tardi e a valutare le prove può essere soltanto il tribunale: è con questa motivazione, esposta in un decreto di quattro pagine, che il gup Cristina Ornano ha disposto il rinvio a giudizio degli ultimi diciotto consiglieri ed ex consiglieri regionali imputati di peculato per aver speso illegalmente fondi pubblici destinati all’attività politico-istituzionale dei gruppi consiliari. Il magistrato ha voluto chiarire anche i limiti del proprio giudizio in merito all’accertamento dell’elemento soggettivo del reato, vale a dire la consapevolezza di commetterlo: serve - ha spiegato il gup Ornano - l’accertamento «delle prassi consiliari di cui si assume l’esistenza da parte di alcuni dei difensori e la loro puntuale ricognizione». Come dire che ogni posizione dev’essere valutata in rapporto alle condizioni in cui sono avvenuti i fatti. Un’affermazione, questa, che sembrerebbe aprire uno spiraglio difensivo almeno a una parte degli imputati che nel corso del procedimento hanno fatto riferimento all’abitudine radicata nel consiglio regionale di usare senza alcun rendiconto i fondi che la presidenza dell’assemblea regionale assegna ai gruppi consiliari.

La decisione, esplicitamente legata all’ordinanza del 24 ottobre scorso, è arrivata a fine mattinata dopo un’ora di camera di consiglio e in un’atmosfera di notevole tensione, alimentata dalla presenza massiccia di cronisti e operatori tv. Chiusa l’udienza, solo commenti sbrigativi da parte dei pochi imputati presenti. Appuntamento per tutti al 19 aprile davanti alla prima sezione del tribunale, che col trasferimento a un altro ufficio dell’attuale presidente Mauro Grandesso potrebbe essere presieduta da Claudio Gatti oppure da Francesco Sette. Si saprà più avanti.

Per ora la Procura incassa una conferma piena dell’impianto accusatorio e porta a casa il secco «no» espresso dal giudice Ornano a ottobre alla tesi secondo la quale le spese dei consiglieri regionali sarebbero insindacabili per via dello statuto autonomo. L’ha spuntata anche Andrea Pogliani, legale di Ornella Piredda, la coraggiosa funzionaria dei gruppi regionali che con due esposti e una serie di dettagliatissime testimonianze davanti al pm Marco Cocco ha aperto la strada a un’inchiesta giudiziaria partita in sordina, circoscritta inizialmente a due gruppi della legislatura 2004-2008 - il misto e Insieme per la Sardegna – e in seguito deflagrata fino ad allargarsi un mese fa a tutti i gruppi delle ultime due legislature, con 118 consiglieri potenzialmente coinvolti: il giudice Ornano ha accolto la richiesta di chiamare in causa la Regione e il Consiglio regionale come responsabili civili, ma solo per quanto riguarda la posizione di parte offesa della Piredda rispetto a Giuseppe Atzeri, l’ex consigliere sardista accusato anche di maltrattamenti nei suoi confronti. L’accusa di peculato resta dunque pienamente confermata per tutti e diciotto gli imputati: Oscar Cherchi (Pdl, attuale assessore all'Agricoltura), Mario Floris (Uds, attuale assessore al personale), Giommaria Uggias (Idv, attuale europarlamentare), Salvatore Amadu (Pdl, presidente della seconda commissione consiliare), Renato Lai (Pdl), Alberto Randazzo (Udc, presidente della Sesta commissione), Giuseppe Atzeri (Psd'az), Beniamino Scarpa (prima Psd'Az, poi Pd, oggi sindaco di Porto Torres), Maria Grazia Caligaris (socialista, oggi presidente dell'associazione Socialismo diritti riforme), Raimondo Ibba (socialista, presidente Ordine dei medici della Provincia di Cagliari), Raffaele Fargiu, Pierangelo Masia, Peppino Balia (Socialisti), Carmelo Cachia (Pd), Giuseppe Giorico (Udeur), Sergio Marracini (Udc), Salvatore Serra (sinistra autonomista) e Vittorio Randazzo (Udc). Sarà processato il prossimo 6 febbraio col rito abbreviato Adriano Salis (capogruppo dell'Idv) mentre è già a giudizio il parlamentare Silvestro Ladu (Pdl) il cui processo riprenderà il prossimo 11 gennaio.

Due le tesi al centro di questo processo clamoroso che ha aperto la strada a numerosi altri procedimenti analoghi in ogni parte d’Italia, da Roma a Milano: quella dei difensori, convinti che niente e nessuno possa sindacare le spese dei deputati sardi in forza dell’autonomia statutaria. L’altra, della Procura, che rivendica l’efficacia delle leggi penali anche su chi fa parte dell’assemblea legislativa sarda. Sullo sfondo la fotografia di una politica almeno disinvolta nell’uso del denaro pubblico.

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