La Nuova Sardegna

La torre dell’Isola Rossa sul litorale di Trinità d’Agultu

di Salvatore Tola
La torre dell’Isola Rossa sul litorale di Trinità d’Agultu

Le guide precisano che la torre dell’Isola Rossa, sul litorale di Trinità d’Agultu, non si trova in realtà su un’isola; ma che prende il nome, così come la borgata che le si è ingrandita intorno, da...

18 luglio 2013
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Le guide precisano che la torre dell’Isola Rossa, sul litorale di Trinità d’Agultu, non si trova in realtà su un’isola; ma che prende il nome, così come la borgata che le si è ingrandita intorno, da un grosso scoglio di granito rossastro che si leva dal mare poche decine di metri al largo.

Il granito rosso, in realtà, caratterizza tutto il paesaggio, dalla collinetta, alta una trentina di metri, sulla quale sorge l’edificio, alla scogliera che si stende in basso sino al mare. Costruito nella seconda metà del Cinquecento, non era concepito soltanto per l’avvistamento ma anche per la difesa: ospitava cinque soldati che disponevano di cinque fucili e di un cannone. Di forma troncoconica, ha il diametro alla base di oltre 14 metri ed è alto 11 e mezzo. L’ingresso al vano interno non è raggiungibile, perché si trova a 5 metri di altezza; e l’enorme struttura non può essere adibita ad alcun uso; c’è soltanto un sentiero che permette di fare un giro intorno e verificare l’ampiezza della vista: a oriente si chiude col promontorio di punta Li Canneddi, dove ha inizio l’insenatura che ha al fondo la più bella spiaggia della zona; a occidente la presenza dell’isola Rossa non impedisce di spaziare lungo il litorale, e seguire poi l’incredibile lunghezza dell’Asinara.

Il punto in cui ci troviamo fu teatro alcuni secoli orsono di un memorabile episodio. Alcuni dei personaggi che avevano partecipato alla congiura per l’uccisione del viceré Camarassa furono condotti qui con l’inganno, nel maggio 1671, da un certo Alivesi. Comparvero degli armati che ne uccisero alcuni e fecero prigioniero il più anziano, il marchese di Cea. E partirono poi trionfanti verso Cagliari, conducendolo in catene e portando sulle lance le teste dei morti.

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