La Nuova Sardegna

Banco: «No al monopolio del Pd»

I Riformatori attaccano: «C’è un monocolore tra Fondazione e istituto di credito»

19 luglio 2014
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CAGLIARI. Dai banchi dell’opposizione è partito l’ultimo siluro verso la Fondazione Banco di Sardegna (ha il 49 per cento delle quote del Banco e con un bilancio da 900 milioni promuove la cultura) e lanciarlo sono stati i Riformatori. Dopo che mesi fa e per settimane il Pd si è interrogato se fosse corretta o meno la candidatura alla presidenza della Fondazione di un suo ex senatore, Antonello Cabras, ora sono i Riformatori a gettare la «palla avvelenata» nel campo avversario. Se il Partito Democratico non è riuscito a chiarirsi, tant’è che Cabras è l’attuale presidente della Fondazione, i referendari vogliono stanarlo di nuovo e rigettarlo nel dubbio. Lo hanno fatto con una mozione in cui chiedono alla Giunta di «vigilare e impedire l’attuale esagerata commistione tra politica e sistema bancario». Niente di personale, hanno precisato i Riformatori, nel presentare il documento in Consiglio regionale, «ma fra Fondazione e Banco di Sardegna (il presidente è Antonello Arru) non può esserci un monocolore del Pd», sono state le parole del capogruppo Attilio Dedoni. Concetto ribadito da Franco Meloni, presidente del Centro studi del movimento: «Non c’interessano le persone che godono anche della nostra stima. Noi oggi poniamo una questione politica che va oltre, perché il patrimonio della Fondazione non può appartenere a qualcuno: è proprietà della comunità a cui fa riferimento». Cioè della Sardegna e per questo il Consiglio – ha detto il coordinatore Michele Cossa – deve pretendere il massimo della trasparenza, mentre siamo di fronte a un’anomalia nella gestione del potere». L’anomalia sarebbe che il consiglio d’indirizzo della Fondazione, composto da 18 persone, sceglie anche il consiglio d’amministrazione. «Anche questa volta – ha denunciato Meloni – ci sono state cinque autonomine e tutte riconducibili al Pd; Angelo Cau, Angela Mameli, Marco Mele, Carlo Salis e Simonetta Sanna», oltre al presidente Cabras e al riconfermato Francesco Soddu. «Per tre anni sarà questo consiglio a governare la Fondazione grazie a un meccanismo medievale, autoreferenziali e senza mai la garanzia minima di ricambio», ha aggiunto Meloni. Mentre Gesualda Siragusa del Centro studi ha aggiunto: «È inconcepibile anche il continuo travaso da cariche istituzionali a quelle bancarie». I Riformatori non vogliono che in Sardegna prima o poi si ripetano i disastri del Monte dei Paschi, dove dicono: «L’ingerenza della politica ha distrutto una banca».

Per questo chiedono alla Giunta «un’efficace azione di convincimento per modificare la parte in cui è consentito ai membri del consiglio d’indirizzo di autonominarsi nel consiglio d’amministrazione della Fondazione». Perché il moncolore pd per l’opposizione è sempre più inaccettabile. Ma c’è già chi dice: la mozione non passerà in Consiglio, il centrosinistra farà quadrato di sicuro anche se fra molti mal di pancia. (ua)

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