La Nuova Sardegna

Regione, spesa bloccata e allarme conti

di Alfredo Franchini
Regione, spesa bloccata e allarme conti

Paci: «Non ci sarà una manovra correttiva». L’opposizione attacca la giunta: «Scelte al ribasso con il governo Renzi»

29 luglio 2014
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CAGLIARI. La Sardegna è l’area del nostro Paese più colpita dalla crisi economica sia in relazione al fatturato, sia agli ordini ricevuti dalle imprese. Per combattere la recessione che, per la sua durezza, va a impattare di più sulle fasce deboli come le piccole imprese e i giovani, la Regione vuole liberare risorse per gli investimenti. Per farlo - hanno spiegato il presidente Pigliaru e l’assessore al Bilancio, Paci - è stato raggiunto l’accordo con lo Stato con la modifica del Patto di stabilità e la necessità, dal gennaio del prossimo anno, di rispettare il pareggio di bilancio. Un accordo che non è piaciuto per niente all’opposizione: oggi in Consiglio regionale si terrà una sorta di sessione sulla finanza dell’isola.

I numeri. «Per ora non è prevista una manovra correttiva», ha annunciato l’assessore Paci anche perché per quest’anno, con l’accordo raggiunto a Roma, l’isola potrà allargare la massa spendibile di 360 milioni di euro. Il Patto di stabilità, che verrà meno da gennaio, stabilisce un tetto dei pagamenti ai due miliardi e mezzo di euro ma solo le spese fisse superano questa quota. Il bilancio della Regione vale 2,4 miliardi più la sanità che ne costa da sola 3,3 miliardi.

Le accuse.Il dibattito di oggi in Consiglio si preannuncia molto infuocato: «La giunta Pigliaru», accusa Pietro Pittalis, capogruppo di Forza Italia, «ha chiuso un accordo al ribasso. Mi chiedo come si possa rinunciare a tenere il Fondo unico per i Comuni, che prevedeva 460 milioni di euro fuori dal Patto di stabilità e a rinunciare a tutte le altre partite aperte con lo Stato. Non è solo la negazione dell’autonomia: per molto meno in altre regioni italiane è salita la protesta».

Il dibattito. Pittalis ritiene che gli effetti sull’economia si avvertiranno tra qualche mese: «Il pareggio di bilancio può essere una buona cosa nei Paesi dove l’economia va bene, non di certo in Sardegna. Riparleremo delle ricadute sugli Enti locali o sul sistema degli ammortizzatori sociali». Anche i Riformatori sardi sono pronti a dare battaglia e sono decisi a presentare tutti i ricorsi a cui la Regione rinuncerà. Infine, sarà interessante conoscere la posizione dei consiglieri sovranisti e indipendentisti: l’assessore Paolo Maninchedda ha giudicato l’accordo con lo Stato positivamente ma ha precisato di dubitare della lealtà del contraente.

Spesa bloccata. In autunno potrebbero farsi sentire i problemi di cassa visto che la differenza tra la spesa della sanità (stabilita dal Cipe) e il costo reale presenterà una differenza in rosso per svariate centinaia di milioni. È quello della sanità il bersaglio preferito di ogni governo per cercare di quadrare i conti pubblici. Con una differenza: il governo vuole reinvestire in Sanità tutti i risparmi ottenuti coi tagli del settore, nell’isola le eventuali risorse liberate potrebbero essere destinate ad altri settori.

La Tesoreria.Da qualche anno non esiste più la Tesoreria regionale, (quella per la quale si erano scontrate alla fine degli anni Ottanta le banche sarde). Lo Stato ha istituito una Tesoreria unica e trasferisce mese per mese le risorse del fabbisogno della Sardegna. La spesa della sanità è a carico della Regione ma anche quei fondi sono in mano allo Stato.

Allarme rosso. I problemi nei pagamenti del welfare si verificano quando i trasferimenti dei fondi sanitari superano la soglia fissata dal Cipe. A quel punto scatta l’allarme rosso sui pagamenti degli ammortizzatori sociali e della cassa integrazione in deroga.

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