Napolitano benedice l’apertura del Festival tra glamour e proteste
Invasione di cacciatori d’autografi per Verdone e Norton Mastronardi “regina” della passerella. Omaggio a Ortolani
VENEZIA. Glamour e proteste erano annunciate e proteste e glamour sono state, con le grida del corteo dei dipendenti comunali in manifestazione contro i tagli degli stipendi - pur se tenuti a distanza, oltre il “buco” del palazzo del cinema che mai fu - a far da contrappunto alle allegre grida del pubblico e dei fotografi per richiamare l’attenzione dei protagonisti della chicchissima passerella che ha aperto la Mostra del Cinema. Edizione numero 71, laicamente “benedetta” dalla presenza del presidente Giorgio Napolitano, che ha celebrato «la Biennale, cui l’Italia deve molto per il suo prestigio culturale e internazionale», aggiungendo di essere voluto venire «a Venezia, città impareggiabile scossa nelle sue rappresentanze pubbliche da recenti vicende inquietanti e penose. La Biennale è un pilastro internazionale, l’Italia puo ripartire da Venezia».
Mentre il presidente - dentro il palazzo - dettava la sua dichiarazione ai giornalisti, fuori del palazzo si scatenava la festa: standing ovation dei cacciatori-d’autografi per il giurato Carlo Verdone e per Edward Norton, tanto bad boy, sfacciato e depilato sullo schermo di “Birdman” (film di apertura del festival) quanto bravo ragazzo tutto autografi e sorrisi sul tappeto rosso. E con lui Michael Keaton, Emma Stone (la fidanzata di Spiderman) avvolta in tulle verde finto bonton-vera scollatura.
Reginetta della passerella - a furor di giornaliste - Alessandra Mastronardi, “fu” Cesaroni, raffinata in avorio-verde con ampia gonna nascondi tasca porta cellulare per i selfie. A sorpresa appare in rosso aragosta Julie Gayet (la femme fatale dello scandalo del presidente Hollande), subito dopo una Santanché blu elettrico con Rayban a specchio in tinta e Sallusti al seguito. Marina Ripa di Meana sfoggia un gigantesco cappello-fiocco nero (sobrio per i suoi standard), la top Bianca Balti è un trionfo di rose rosse ricamate sul nero. Anche il giurato faccia-da-schaffi-gran-fascino Tim Roth ha il suo seguito di acclama autografi.
Sul palco, la madrina Luisa Raineri - lungo blu in traspaenza, consorte Luca Zingaretti in prima fila - aveva promesso di essere breve e breve è stata, nel celebrare in tre minuti tre il cinema «festa di storie, di facce, di corpi, mondi diversi, realtà lontane che non conoscevamo e vicine che riscopriamo. Una magia».
Il presidente Paolo Baratta ringrazia il presidente Napolitano, i giurati, il direttore Alberto Barbera, celebra la nuova tecnologica e perfetta Sala Darsena, ricorda i 3 mila eventi di questa Mostra, rammenta con nostalgia gli anni Cinquanta quando in Italia si vendevano 800 milioni di biglietti per il cinema, augurando «a tutti tante giornate vive, interessanti, intense e divertenti».
Il presidente della giuria Alexandre Desplat da compositore a compositore omaggia Riz Ortolani. Fuori, un muro blu scherma la vergogna del “buco” del palazzo del cinema, obbrobrio delle celebrazioni nazionali per i 150 anni dell’Italia. Il ministro ai Beni culturali Franceschini assicura l’interesse del governo, ma non promette soldi, che «non ce n’è».
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