La Nuova Sardegna

il governatore a sassari

di Giovanni Bua
il governatore a sassari

SASSARI. Il piano Matrìca sulla chimica verde a Porto Torres andrà avanti. Parola di Francesco Pigliaru, che racconta di un recentissimo dialogo con Catia Bastioli, l’ad della joint venture tra...

30 ottobre 2014
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SASSARI. Il piano Matrìca sulla chimica verde a Porto Torres andrà avanti. Parola di Francesco Pigliaru, che racconta di un recentissimo dialogo con Catia Bastioli, l’ad della joint venture tra Versalis, Novamont ed Eni, dalla quale ha ricevuto importanti rassicurazioni. «Mi risulta – ha spiegato il governatore – che la sperimentazione sul cardo sia andata benissimo. E che non ci sia nessuno stop all’orizzonte per il progetto. Qualche ridimensionamento di quello che gli stava intorno magari, la centrale a Biomasse. Ma che non intacca la possibilità di creare posti di lavoro, e soprattutto un circolo virtuoso nel territorio legato alla chimica verde ma anche al biologico».

Una gioia a metà, che da una parte rassicura i sindacati sul fatto che l’Eni non smobiliterà, ma conferma anche che (come ormai noto da settimane) della centrale inizialmente prevista non ci sarà traccia. «Chiariamoci bene – ha spiegato Pigliaru – a Porto Torres c’erano 12mila impiegati diretti, 18mila totali. Dimentichiamoci quei numeri. Quel modello di sviluppo, quel mondo, è finito. Matrìca è una tessera di un puzzle. Impiegherà qualche centinaio di persone. Il punto è costruire tutto il puzzle. E ripensare il nostro futuro».

È carico come una molla il professore sassarese, tornato a casa per la prima volta dalla sua elezione. Ospite dalla fondazione Segni, con Mariotto a far gli onori di casa nella sede della Camera di Commercio, e il giornalista del Sole Mariano Maugeri a cercare di arginare le sue risposte. «Sono sette mesi chiuso in un ufficio a lavorare – spiega a una platea a cui spesso ammicca, ricambiato – e la cosa tremenda che invece che per il bene dei cittadini sto lavorando per tenere in piedi i disastri che ho trovato. I carrozzoni mal pensati peggio gestiti, che se crollassero farebbero però troppi danni. Abbiamo passato mesi a metter pezze invece che a correre e a sognare. Ora è il momento di mettere il naso fuori, sentire critiche e idee, spiegare. E iniziare a farlo a Sassari è importante per me».

E poi via alla girandola di temi, toccati inevitabilmente (e con palese sofferenza) per sommi capi. Con una parola d’ordine che si ripete, facendo capire che sarà slogan portante del prossimo futuro: «Il 2015 sarà l’anno dell’agricoltura – spiega Pigliaru – perché il mondo vuole cibo di qualità, i cinesi hanno iniziato a bere latte. E io ho la fila di investitori esteri che vogliono terra, produzione sicura, contratti».

A bloccarli il solito nemico: «Un macchina regionale imballata. Il nostro obiettivo è rimetterla in moto. Perché la Regione non deve creare occupazione diretta, ma deve creare le condizioni per competere». Quindi stop alle politiche passive sull’agricoltura e l’agroalimentare, che «invitano a non fare». E massima concentrazione della enorme mole di fondi europei da spendere (oltre 400 milioni nel 2015) su pochi temi ben precisi, ben controllabili. «Dobbiamo valorizzare quello che abbiamo – ha spiegato il governatore rispondendo alle tante domane della platea – qui c’è l’Asinara, ma c’è anche la Nurra incolta. Altrove ci sono i giganti di Mont’e Prama o la nidificazione dei fenicotteri rosa. Abbiamo tanta qualità, ma energie sminuzzate in miriadi di microprogetti, microterreni, microcomuni. È arrivato il momento di mettere ordine. E iniziare a dimostrare che possiamo fare le cose per bene. Domando il mostro della burocrazia regionale e dei piccoli interessi locali. E, insieme, iniziando a riprendere in mano il futuro della nostra isola».

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