La Nuova Sardegna

natura

I balli geometrici degli storni ridisegnano il cielo dell'isola

Pier Giorgio Pinna
Le evoluzioni degli storni in uno scatto del fotografo naturalista Mauro Sanna
Le evoluzioni degli storni in uno scatto del fotografo naturalista Mauro Sanna

Riproponiamo un articolo pubblicato qualche tempo  fa sulla Nuova Sardegna

04 dicembre 2014
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SASSARI. Il tempo del sogno è scandito da nuvole di uccelli che danzano. Gli storni diventano ballerini sfavillanti. Alla luce del sole seguono una misteriosa musica fatta di ritmi geometrici. Creano disegni e sensazioni che neppure la più sfrenata sarabanda può dare. E se a poco a poco i segreti di quest'algebra volante oggi vengono decifrati, le evoluzioni si moltiplicano suscitando meraviglia.

Più vicini alle città e ai paesi che all'aperta campagna, meno diffusi in prossimità delle coste, dove cedono il passo a gabbiani e cormorani, questi stormi perennemente fluttuanti e sempre più numerosi fanno da stupendo contrappunto al paesaggio interno dell'isola.

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Si calcola che, tra migratori e stanziali, ogni anno dalle nostre parti gli esemplari non siano mai meno di centomila. Una presenza quasi magica, certo. Eppure dagli effetti contrastanti. Il volo degli storni non cessa di stupire i bambini e i loro genitori. Colpisce gli automobilisti che se li vedono piombare all'improvviso sulla linea dell'orizzonte. Attrae gli amanti dei loro incantevoli show mutevoli e cangianti. Fa aumentare in Sardegna la passione per il bird-watching. Rafforza l'interesse di ornitologi ed etologi. Ma allarma gli agricoltori: i volatili infatti si cibano con voracità di semi, olive, frutti come nespole, ciligie, fichi. Suscita apprensione nei centri urbani lungo le strade dove gli storni si danno appuntamento tra gli alberi per il riposo notturno: a parte le chiassose bagarre per aggiudicarsi i posti migliori sui rami, in grosse quantità le loro feci potrebbero favorire la diffusione di malattie come le dermatiti virali o batteriche. Fa tenere alta la vigilanza vicino agli aeroporti di Alghero, Elmas, Olbia, Tortolì: nonostante per il momento pare non nidifichino in quelle zone, il loro possibile arrivo a migliaia potrebbe creare guai durante decolli e atterraggi. E, naturalmente, agita i sonni dei cacciatori e degli ecologisti. Per motivi contrapposti. Da tempo nell'isola è vietato sparare allo storno.

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Così, come ricorda Franco Garau negli uffici per la conservazione della natura dell'assessorato regionale alla Difesa dell'ambiente, una deroga concessa alcuni fa ha subito provocato l'apertura di un procedimento d'infrazione contro la Sardegna da parte dell'Unione europea. Non a caso in molte aree d'Italia l'ultima stagione venatoria si è chiusa tra polemiche riguardanti proprio le eccezioni ai divieti. Con la Lipu e altre associazioni per la difesa degli animali che, in Lombardia e Veneto, parlano di «inutili stragi di storni». E con altri che in Sardegna denunciano le carneficine dei bracconieri. Ma nel mondo affascinante che questi uccelli percorrono senza freni giorno dopo giorno non c'è ovviamente spazio per le inevitabili dispute tra chi è costretto a rimanere con i piedi saldati a terra. Cosi, incuranti di ogni pericolo diverso dagli attacchi dei falchi pellegrini, nei cieli sopra le periferie di Sassari e Cagliari, a Nuoro come a Oristano, in Ogliastra e nel Sulcis Iglesiente, gli storni seguitano a disegnare rettangoli, quadrati, rombi, cilindri. «Se ti fermi a osservarli per bene, puoi vedere di tutto - dicono i più esperti bird-watchers, con macchine digitali o video-telefonini alla mano, sempre pronti a scattare qualche foto - Da enormi balene a paurosi mostri, neri e rilucenti, che non smettono mai di agitarsi. Da immensi aquiloni a giganteschi corpi di ballo impegnati in performance infinite».

Nel nord ovest sardo, dall'Alta Nurra sino a Predda Niedda, da Campomela a Macomer, gli stormi appaiono particolarmente consistenti. A volte formati da centinaia d'individui alla costante ricerca di cibo e, come sottolineano gli ornitologi, in continua esercitazione. In Gallura, da Tempio sino alla Maddalena, per poi tornare verso la zona industriale e lo stadio Nespoli di Olbia, sono altrettanto agguerriti. Stessa storia in Barbagia, almeno sino a qualche mese fa, quando una potatura radicale (e mirata) degli alberi nel centro di Nuoro li ha messi un tantino in difficoltà. A Oristano e dintorni, sino a Is Aruttas, cicliche invasioni. In Ogliastra le mete predilette degli storni che d'estate arrivano dall'Africa per nidificare e dei loro compagni stanziali sono le aree del porto di Arbatax e le peschiere. A Cagliari, dove intere colonie si radunano la sera in piazza del Carmine e in altre zone ricche di vegetazione, per evitare che ci si posassero sopra gli storni avevano addirittura ingabbiato gli alberi di piazza Yenne. Presi d'assalto, vasti tratti sulla strada 130 all'altezza di Assemini e a Terramaini, non lontano da Monserrato.

Le specie migratorie provengono, oltre che dell'Africa, dalle regioni ai confini tra l'Europa orientale e l'Asia. Lunghi tra i 20 e i 23 centimetri, con un'apertura alare che può raggiungere i 40, gli uccellini pesano meno di cento grammi e assumono un diverso piumaggio a seconda delle stagioni: nero e lucente con riflessi verdi e violacei in estate, bruno e meno brillante d'inverno. Circostanza che contribuisce a rendere ancora più variopinte le loro danze. Avvistata le prime volte nelle regioni italiane del Mediterraneo soltanto a fine Ottocento, ormai anche nell'isola questa specie predilige le città, per via delle temperature in media più elevate, rispetto agli ambienti a una certa distanza dalle fonti di riscaldamento. Alle indagini su questi temi collaborano due studiosi di origine sarda. Uno è il veterinario Paolo Zucca. Specialista in falchi da preda, opera all'università di Trieste. L'altro si chiama Mauro Delogu: veterinario anche lui, per l'ateneo di Bologna ha analizzato il comportamento degli stormi arrivando alla conclusione che «questi volatili si allenano sempre, a volte per puro divertimento o per tenersi in esercizio».

Come fa insomma il gatto quando gioca con un filo o il cane quando insegue una pallina. L'obiettivo finale di questi artisti parenti dei passeri? Realizzare con magistrale perfezione la danza più spettacolare e più vitale: lo sparo, o esplosione del gruppo, quella frammentazione in mille direzioni che fa perdere l'orientamento ai nemici rapaci e garantisce agli storni la sopravvivenza della specie. Quasi un fuoco d'artificio che con i suoi enigmatici suoni evoca il tempo sfuggente di un sogno.

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