L’ironia dei prof, tra slogan e asini volanti
Bruciati in Sicilia i test “Invalsi” mentre nella Capitale sfilano cartelli ispirati alle odi manzoniane
ROMA. «La buona scuola» sono loro. Quella di Renzi è al massimo una “buona sòla”, tradotto dal romanesco: una fregatura. “Loro” sono le decine di migliaia di persone che oggi hanno lasciato vuoti banchi e cattedre e sono scese in piazza per dire no alla riforma della scuola. E la data del 5 maggio - c’era da aspettarselo da una platea di professori - non è passata inosservata, tra cartelli con Renzi-Napoleone (“Ei fu”) e addirittura riscritture in chiave sindacale della celeberrima ode manzoniana: «Date le mortal riforme - si leggeva ieri mattina a Roma sui cartelli di tre insegnanti - stette la scuola immemore, orba di tante norme».
Attempati precari («da vent’anni, a elemosinare un diritto») ma anche studenti giovanissimi con i loro girotondi e perfino bambini con il grembiule o con cartelli al collo “Siamo qui per tuo figlio”. Clima vivace, dunque, ma anche molto determinato per quello che secondo alcuni sindacalisti è stato lo sciopero «più grande di sempre».
A Verona docenti, bambini e ragazzi hanno dato vita a un flash-mob sulle note dell’Inno di Mameli. Decine di persone si sono incontrate poco distante dall’Arena unendosi così simbolicamente alla protesta nazionale. A Palermo dopo aver sfilato per le vie del centro, un gruppo di studenti in via Roma ha bruciato alcune schede con i test Invalsi, i test a cui vengono sottoposte le classi di quinta elementare e terza media. Una cinquantina di docenti invece ha occupato simbolicamente l’assessorato della scuola del Comune.
Un dragone con scritti i nomi di tutte le scuole ha sfilato per le via di Genova tenuto dai bambini delle elementari arrivati con le loro maestre e i genitori.
Il presidente del Consiglio Matteo Renzi è stato l’obiettivo maggiormente preso di mira sugli striscioni e slogan. A Milano ha sfilato una sagoma del premier con le orecchie d’asino e la scritta «bocciato». Catania ha portato nel corteo campanacci da mucca, «la nuova campanella, povera come la scuola che sta disegnando il governo». A Cagliari a fianco degli studenti sono scesi in piazza gli operai del Sulcis che hanno sfilato con i loro caschi blu.