La Nuova Sardegna

Impianti fermi e settemila disoccupati La città in agonia cerca una via d’uscita

Quasi settemila disoccupati, decine e decine di imprese che hanno chiuso i battenti in cinque anni, il comparto commerciale in ginocchio, un porto che resta eterna incompiuta e dove fare arrivare...

16 giugno 2015
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Quasi settemila disoccupati, decine e decine di imprese che hanno chiuso i battenti in cinque anni, il comparto commerciale in ginocchio, un porto che resta eterna incompiuta e dove fare arrivare le navi è impresa ardua. E poi il Parco nazionale dell’Asinara, con una gestione complessa a causa della presenza di cinque ministeri, di una Regione che - attraverso la ex Conservatoria - non ha mai definito chiaramente i passaggi di immobili e competenze. Il territorio comunale di Porto Torres ha più servitù governative di ogni altra realtà della Sardegna, distribuite, appunto, tra l’ex isola carcere, il porto, la zona industriale. Alle fine rimane un pezzetto da gestire, e pensare a iniziative di sviluppo è davvero problematico.

Troppe volte, negli ultimi vent’anni, Porto Torres ha cercato una via d’uscita ma non ha avuto la forza e la lucidità per sostenere filoni alternativi. La grande industria ha soffocato ogni germoglio di cambiamento, e ora che gli impianti sono fermi e l’ambiente attende di essere risanato, la città è a un bivio: elaborare un nuovo modello di sviluppo e ripartire ancora una volta da capo o salvare i progetti già avviati inseriti nell’Area di crisi complessa.

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