La Nuova Sardegna

Tutti al mare dopo il crollo

di Daniela Scano
Tutti al mare dopo il crollo

Litorale preso d’assalto, ombrelloni a due passi dalle transenne

27 luglio 2015
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SASSARI. L’ambulante ha i capelli grigi e il volto già stanco alle 8 del mattino, non protesta quando l’uomo in divisa gli fa presente che deve levare le tende. Il vigile urbano è gentile, forse dà l’ordine a malincuore, però lui e la sua collega non possono far finta di ignorare l’esercizio abusivo del commercio. Il senegalese smonta in fretta e furia la bancarella, trasferendo la mercanzia nel portabagagli di un’auto di decima mano. «Perché non gli dici che hai scavato anche tu nelle macerie?», suggerisce un connazionale. L’anziano non risponde e abbandona la postazione, lasciando libero il passaggio sul marciapiede coperto di sabbia e invaso dai cespugli che nessuno ha potato. La giornata di lavoro è persa. La cacciata degli ambulanti è uno dei danni collaterali provocati dal crollo nella Rotonda, dove martedì sette ragazzi sassaresi hanno rischiato di morire travolti dal muro venuto giù come un castello di carte. Oggi l’area dello smottamento è diventata un cantiere delimitato da decine di metri di rete arancione che i primi bagnanti della domenica circumnavigano pensosi, con le mani dietro la schiena. Ognuno dice la sua, il crollo è materia di intenso e vivace dibattito.

La folla. Platamona alle 8 è piena di gente. Se non fosse per i blocchi di trachite che cinque giorni fa hanno travolto sette ragazzi, sarebbe una domenica come tutte le altre: sole, mare, urla di bambini con sottofondo di vento e risacca. Platamona non offre altro che questo. La novità della giornata è rappresentata dai vigili urbani, un uomo e una donna cortesi ma intransigenti che dalle 7.30 bloccano chiunque tenti di parcheggiare l’automobile davanti alle transenne della Rotonda.

I disagi. I due agenti hanno un bel da fare perché, a pochi metri dal muraglione franato, c’è la spiaggia attrezzata dal Comune per consentire l’accesso ai disabili. Chi ha problemi fisici vorrebbe avvicinarsi il più possibile con l’auto alle passerelle di legno. Un’anziana si innervosisce: «Noi siamo qui e la passerella è lì – indica un punto con la stampella –. Me lo dice lei come facciamo ad andare al mare io la mia amica, che fisicamente sta messa peggio di me?» La vigilessa non può fare altro che offrire il braccio ma la signora se ne va, rifiutando anche il sostegno offertole da una volontaria della casa vacanze gestita dalla sezione sassarese della Uildm, l’Unione italiana lotta alla distrofia muscolare. Piero Carta, vice presidente della Uildm, mostra con orgoglio l’interno dell’edificio attrezzato per ospitare persone con disabilità garantendo loro l’autonomia. In queste stanze, pagando venti euro al giorno, trascorrono le vacanze una decina di persone affette da diverse disabilità e i loro accompagnatori. La presenza delle passerelle e dei volontari della Vosma alla Rotonda è dovuta proprio alla presenza della casa della Uildm.

Le polemiche. La presenza di un centro vacanze per disabili in mezzo al nulla è una delle tante contraddizioni di Platamona: amata dai sassaresi, trascurata dai politici, semi ignorata dal comparto turistico. «Appena usciamo da casa o torniamo dalla spiaggia, ci rendiamo conto che in quanto a servizi siamo in mezzo al deserto – dice Giuseppina, che in quelle stanze assiste il marito –. L’altra sera abbiamo dovuto accompagnare uno degli ospiti alla guardia turistica e siamo stati costretti a spingere la carrozzella in mezzo alla strada, con il rischio di essere travolti dalle auto, perché qui davanti c’è lo scivolo per i disabili invece davanti all’ambulatorio ci sono gli stalli per le auto». «Oltre al mare qui non c’è niente – interviene uno degli accompagnatori –. Perfino l’unica gelateria apre dopo mezzogiorno».

La ressa. Alle 10 gli autobus dell’Atp cominciano ad arrivare alla Rotonda carichi di famiglie sassaresi con le borse frigo e l’ombrellone, ragazzi con l’asciugamano e il panino, ambulanti che cominciano a percorrere l’arenile con il loro carico di prendisole e cappelli di paglia. In pochi si accorgono che nell’ex Lido di Sassari da oggi c’è una novità. È quella allestita dai giovani della cooperativa “New Lido”, che ha preso in gestione dai vecchi proprietari ciò che resta della struttura distrutta da un incendio doloso. Per il momento l’offerta si riduce a un parcheggio e a un chiosco «ma – annuncia a nome della coop Carmelo Ortu – tra qualche giorno potremo noleggiare ombrelloni e lettini». Poco, «ma è solo l’inizio – spiega Ortu –. Vogliamo assicurare un servizio ai turisti e ai visitatori tutto l’anno». «Questa zona è stata fin troppo trascurata – dicono alla New Lido –, vogliamo rimetterla in moto e pensiamo sia importante che a farlo sia un gruppo di giovani sassaresi».

Le bonifiche. Nel frattempo, si aspetta la bonifica del vecchio Lido di Sassari. I resti anneriti del ristorante sono meta quotidiana, e piena di insidie, dei curiosi di tutte le età. «Non c’è niente da fare – scherza Carmelo Ortu –, in Italia i divieti sono una tentazione irresistibile, non facciamo altro che mandare via la gente». Stava accadendo la stessa cosa alla Rotonda, dopo il crollo, con il rischio che qualcuno si facesse male. E per evitarlo, venerdì la polizia ha fatto delimitare l’area sottoposta a sequestro con la rete a maglie più strette. A metà giornata, intorno alla recinzione proseguono le ispezioni meditabonde dei bagnanti. Sono soprattutto uomini, ognuno dice la sua sulla causa tecnica del cedimento del muro. Le madri cominciano a richiamare i bambini dal mare perché è ora di pranzo. Gli autobus continuano a riversare in strada il loro carico umano in tenuta da mare. Una famiglia – marito, moglie e tre figli piccoli – si ferma sul ciglio dell’unico accesso alla spiaggia. «L’avevo detto io, c’è troppa gente e troppo vento – protesta la donna –. Ajò a Città Mercato». Contrordine, si cambia destinazione della gita.

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