Allarme liquami, in mare gli scarichi dei privati
Soltanto una piccola percentuale di reflui viene smaltita legalmente. Ad Alghero balneazione vietata, a Posada autospurgo scaricava in un tombino
SASSARI. La marea scura e maleodorante si perde tra decine di canali, fiumiciattoli e strade di campagna, spesso finisce nei tombini e va direttamente nelle fogne. Gli scarichi illegali da impianti privati sono un fenomeno allarmante e di proporzioni impressionanti. La porzione di reflui smaltita legalmente è una briciola: corrisponde alla produzione annuale di un paesino, o di un villaggio turistico, popolato da circa 250 persone. Sono appena 16.700 i metri cubi che arrivano ogni anno negli impianti autorizzati allo smaltimento: di questi, neppure 4500 provengono dal Sassarese, dalla zona di Alghero, Sassari e Sorso. Tutto il resto si perde: un mercato nero dei liquami che riemerge soprattutto d’estate, quando la marea scura e maleodorante si insinua tra i bagnanti a mollo nei nostri mari.
Divieti di balneazione. Potrebbe essere questo il caso di Alghero, dove un tratto di litorale lungo un chilometro – dalla spiaggia di San Giovanni al Lido – è stato interdetto alla balneazione perché inquinato. A causare il fenomeno, denuncia Abbanoa, potrebbero essere scarichi privati smaltiti illegalmente. Questa la domanda (retorica) che si pone l’ente gestore del servizio idrico: “Dove finiscono i liquami prelevati da autospurgo privati ad Alghero?” Le verifiche, eseguite anche ieri, hanno dimostrato che il sistema fognario funziona bene, dai pozzetti non ci sono versamenti, ristagni o rotture. E il depuratore è troppo lontano dal Lido perché possa avere qualche responsabilità.
I dati. Il mercato nero dei liquami viene fuori quando si sbirciano i numeri relativi ai conferimenti nei siti autorizzati. Fino al 2010 scaricare ovunque senza pensarci due volte era la normalità: lo faceva il 90 per cento delle attività produttive distribuite nel territorio regionale. Accadeva nonostante la materia sia disciplinata dal 2006, con il Testo Unico sull’Ambiente, ripreso nel 2008 dalla Regione: è stabilito che gli scarichi industriali siano provvisti di autorizzazione. I privati devono smaltire attraverso gli autospurgo accreditati che nel Sassarese sono appena cinque. Tre gli impianti: a parte quello del Consorzio industriale di Porto Torres, gli altri due depuratori sono di Abbanoa, a Sassari e quello consortile di Sorso.
Turista ricoverata. Le segnalazioni sono state tante, alcune anche negli ultimi giorni. A Posada, nel Nuorese, un autospurgo è stato beccato mentre sversava liquami in un pozzetto fognario. Proprio da Posada arriva la denuncia di un turista: l’uomo racconta che sua figlia è stata ricoverata in ospedale per un’adenomesenterite – grave infezione intestinale – causata quasi certamente dall’acqua. Il turista romano spiega di essere stato informato all’arrivo che quella che sgorga dai rubinetti del paese non era potabile, ma nessuno aveva detto a lui e alla sua famiglia che non poteva essere utilizzata neppure per lavarsi i denti, le verdure o per cuocere la pasta.
Potabilizzatori in tilt. Un problema all’impianto di sollevamento ha invece provocato lo sversamento a Porto Torres, nei pressi della spiaggia dello Scoglio Lungo dove è scattato il divieto di balneazione. A Castelsardo invece l’acqua proveniente dal Coghinas per alcuni giorni non è stata potabile perché particolarmente sporca. È un problema abbastanza frequente: le alte temperature favoriscono il proliferare delle alghe e gli invasi, per la latitanza delle piogge, sono semi vuoti.