La Nuova Sardegna

Fibrillazioni dentro il Pd si rompe il patto a quattro

di Luca Rojch
Fibrillazioni dentro il Pd si rompe il patto a quattro

Troppo decisionista, Renato Soru perde il sostegno delle altre anime Dem Rischia di saltare il capogruppo Cocco, ma anche la segreteria sarà rivista

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CAGLIARI. La gioiosa macchina da guerra sembra essere già un ricordo. Il Partito democratico va a rilento, i denti dei suoi ingranaggi hanno smesso di combaciare. E gli effetti si vedono. Il Pd va in frantumi nei Comuni cardine, si scolla in Regione, si avvita su entusiasmanti ipotesi di rimpasto. Le anime dei democratici litigano in via Roma, fanno irruzione nel salotto per rompere il servizio buono. Il primo a farne le spese potrebbe essere il capogruppo in Regione Pietro Cocco, fedelissimo del segretario Renato Soru.

La fine del patto. Le prime scosse del terremoto si possono già avvertire. Il patto tra le anime che avevano portato Soru alla segreteria sembra essersi dissolto. Il patto tra le correnti di Soru, Fadda, Cabras e Deriu non c’è più. Il segretario una volta eletto ha seguito quella che è la sua natura. Ha fatto il leader. E gli altri tre fanno capire di non aver gradito la troppa indipendenza di Soru. La spaccatura tra minoranza e maggioranza del partito si è attenuata. Il solco è diventato una ruga.

Gli indizi. Ci sono almeno due segnali di questo spostamento dell’asse. Da una parte la nomina di Daniela Forma come segretario provinciale del Pd di Nuoro. Frutto di un’attività di mediazione tra le due anime del Pd barbaricino, fino a oggi vasi non comunicanti. Dall’altra il quasi certissimo siluramento del capogruppo del Pd in Regione Pietro Cocco. Legato a Soru, ora non sembra più avere il sostegno di buona parte dei consiglieri. Nulla di personale, solo il segnale, la prova tangibile, che l’ago della bilancia all’interno dei democratici pende da un’altra parte.

La segreteria. La poltrona di Soru per ora non sembra essere a rischio. Ma la segreteria intorno al presidente dovrà cambiare volto. Essere, anche questa, lo specchio dei nuovi equilibri all’interno dei democratici. E l’ultimo passo è legato al rimpasto. Altro ring per la prova muscolare del Pd.

La valanga. L'erosione del monolite è iniziata dalle periferie. Non c'è un grosso centro in cui il Pd non abbia brillato per atti di autocannibalismo o per tafazziana inclinazione all'autodistruzione. Ma per paradosso questi sono solo i primi sassolini della frana che sta per far venire giù l'intera montagna. Il sindaco di Sassari, Nicola Sanna, ridotto a schiantare la propria giunta dopo 15 mesi di paralisi indotta dal suo Pd è solo l'ultimo caso. Si può fare un giro tra le rovine democratiche dell'isola. Ad Alghero il sindaco Mario Bruno è stato eletto dopo la ribellione al suo Pd che lo ha minacciato, espulso, combattuto e riadottato. A Porto Torres è bastato Sean Wheeler, l'americano a 5 stelle, per abbattere la stanca nomenclatura piddina. A Olbia i partiti democratici sono due. In consiglio comunale con un brillante sforzo di fantasia si sono dati il nome Pd1 e Pd2. E il prossimo anno si vota. A Nuoro, l’ex cassaforte di voti del Pd, la sfida fratricida tra le due anime ha portato a un azzeramento delle segreterie comunale e provinciale e alla facile vittoria dell'outsider Andrea Soddu contro il sindaco uscente Sandro Bianchi. Quartu è stato forse l’episodio che più ha creato malumori all’interno del partito. Il sindaco Stefano Delunas, Pd, è stato combattuto dal suo stesso partito. Alla fine ha preferito inventarsi una maggioranza maccheronica con l’ex primo cittadino di Forza Italia e altri pezzi del centrodestra. Meglio loro dei diktat del suo partito.

Alieni. Forse tra i democratici non tutti lo hanno capito. Ma gli elettori non capiscono più le alambiccate alchimie del centrosinistra. La politica 2.0 è liquida. Il partito non c’è più, l’apparato è sostituito dall’apparecchio. L’unica linea a cui si è fedeli è quella telefonica che trasmette il sacro segnale che alimenta internet. Agli occhi degli elettori i giochi di correnti del Pd sembrano discorsi di alieni. La dimostrazione è nella democrazia telematica che ha trasformato i 5 Stelle da una setta di smanettoni da web nel primo partito dell’isola.

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