La Nuova Sardegna

Abbanoa, arriva la stangata: sanzione da un milione di euro

di Mauro Lissia

L’accusa: continue minacce di slaccio, pratiche vessatorie, ignorate prescrizioni dei giudici di pace Confermate dall’Authority le 600 denunce dell’Adiconsum e di migliaia di utenti costretti a pagare

30 settembre 2015
4 MINUTI DI LETTURA





CAGLIARI. La minaccia continua di slacciare il contatore dell’acqua, un incubo per migliaia di famiglie sarde. Poi bollette che non corrispondono ai consumi reali, reclami ignorati e sentenze del giudice di pace disattese, con richiami a morosità inesistenti e intimazioni a saldare fatture prescritte da anni in un caos amministrativo e nei rapporti contrattuali dai connotati inquietanti. Avevano ragione di protestare le migliaia di utenti di Abbanoa che si sono rivolti alle associazioni dei consumatori e ai giornali: è l’Antitrust a stabilirlo con un provvedimento clamoroso nei contenuti e nella sanzione. Il gestore dei servizi idrici integrati dovrà pagare un milione e ottantamila euro per tre pratiche commerciali scorrette realizzate nel periodo 2011-2015 nei confronti di numerosi consumatori, una sequenza di comportamenti che a giudizio dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato (Agcm) violano il Codice del Consumo. E’ una stangata senza precedenti quella depositata ieri, contro cui Abbanoa potrà ricorrere al Tar del Lazio.

Il dissesto. Ma al di là delle prospettive giudiziarie pesa sul passato e sul presente della società pubblica regionale lo stato di dissesto amministrativo che emerge con spietata chiarezza dalla relazione firmata da Salvatore Rebecchini sulla base di una serie di ispezioni condotte alla sede di Cagliari, di testimonianze e di atti messi insieme dall’Antitrust e dalla Guardia di Finanza in un lavoro istruttorio analitico che potrebbe interessare per diversi aspetti anche la Procura della Repubblica. Le 49 pagine firmate dal presidente Giovanni Pitruzzella e dal segretario generale Roberto Chieppa mettono in luce uno scenario dove Abbanoa appare in aperta contrapposizione rispetto agli utenti, compresi quelli che provano semplicemente a far valere i propri diritti. Scrive l’Antitrust: «La condotta descritta nel suo complesso e alla luce di tutti i peculiari aspetti di cui si compone risulta scorretta ai sensi degli articoli 20, 24 e 25 del Codice del Consumo, in quanto idonea a indurre il consumatore ad un comportamento commerciale che altrimenti non avrebbe adottato e soprattutto a limitare l’esercizio dei suoi diritti contrattuali. In ragione della rigidità e afflittività del sistema adottato, tale condotta assume specifici connotati di aggressività ed è idonea a limitare considerevolmente la libertà di comportamento dei consumatori, condizionandoli all’immediato pagamento delle bollette e impedendo loro la concreta possibilità di contestazione delle stesse. In particolare - continua la relazione - in pendenza di reclami, la minaccia del distacco della fornitura col sollecito di pagamento sono comportamenti che configurano un’ipotesi di coercizione e indebito condizionamento, tali da limitare la libertà di scelta del consumatore».

Norme violate. Sono parole durissime, ma non finiscono qui. Scrive ancora il relatore Rebecchini: «Nel merito delle condotte e prescindendo dalle singole controversie contrattuali di competenza del giudice ordinario, si rileva che anche in tale fase Abbanoa ha consapevolmente violato le norme di cui al Codice del Consumo, adottando comportamenti volti a vessare il consumatore e a rendere difficoltoso l’esercizio dei legittimi diritti di reclamo. Il mancato riscontro alle istanze di reclamo e conciliazione, la mancata considerazione delle pronunce dei giudici di pace, la minaccia continua e costante di interruzione della fornitura anche in caso di morosità contestata, costituiscono ostacoli ingiustificati e sproporzionati all’esercizio dei diritti contrattuali degli utenti del servizio idrico integrato, nonché creano un indebito condizionamento, inducendo i consumatori a pagare delle somme ritenute indebite in assenza di una previa e adeguata interlocuzione».

Gli slacci selvaggi. Prosegue la relazione: «Si consideri altresì che, in tali casi, Abbanoa persiste nell’invio di solleciti di pagamento, avvisi di costituzione in mora e preavvisi di sospensione e distacco del servizio privi di informazioni chiare e dettagliate, soprattutto la minaccia di sospensione del servizio anche in fase di conciliazione, ovvero in pendenza di contenziosi sulle bollette, costituisce una condotta aggressiva, realizzata attraverso un’azione sproporzionata (distacco della fornitura) rispetto al fine (tutela del credito), sfruttando la posizione di potere del professionista rispetto al consumatore».

La depurazione. L’analisi dell’Antitrust è impietosa e fa riferimento a documenti allegati alla decisione. Si va dalle stime disinvolte dei consumi all’addebito del servizio di depurazione anche quando non viene reso. Si denuncia l’uso improprio del termine “morosità” per intimorire l’utente chiamato a saldare bollette non ancora scadute, così come compare il problema delle perdite occulte - seimila reclami tra il 2008 e il 2014 - addebitate all’utente privato senza che ne abbia colpa. Fino all’obbligo di saldare consumi arretrati altrui pur di ottenere il subentro nell’utenza idrica. E’ un elenco sterminato di disservizi e di inefficienze - così li definisce l’Antitrust - che le associazioni come l’Adiconsum hanno segnalato seicento volte e che hanno trovato conferma nelle ispezioni e negli atti.

Primo piano
Omicidio colposo

Incidente di caccia a Sedilo, ecco a che punto è l’indagine sulla morte di Filippo Vidili

di Enrico Carta e Maria Antonietta Cossu
Le nostre iniziative