La Nuova Sardegna

Spesa sanitaria fuori controllo, Maninchedda affonda il Sisar

di Mauro Lissia
Spesa sanitaria fuori controllo, Maninchedda affonda il Sisar

L’assessore ai Lavori pubblici contesta il sistema informatico della Regione introdotto da Soru Critiche sul bando che risale al 2007: «Forse dovrebbe intervenire l’autorità anticorruzione»

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CAGLIARI. Un’inchiesta della Procura partita nel 2007, i pesanti rilievi della Corte dei Conti alla fine del 2014, ora a puntare il dito contro il sistema informatico Sisar che doveva servire a tenere sotto controllo la spesa sanitaria della Sardegna è Paolo Maninchedda: prima di domandare provocatoriamente se sia il caso di girare la questione all’Anac, l’autorità anti-corruzione, l’assessore ai lavori pubblici usa il suo blog per sollevare dubbi sulla legittimità della gara, sul contenuto del capitolato e sull’efficienza di un sistema nato nell’orbita della società in house Sardegna.it che doveva essere operativo nel 2010 e che cinque anni dopo rappresenta ancora una costosissima incognita, inventata ai tempi dell’amministrazione Soru ed ereditata prima da Cappellacci ed ora da Pigliaru. Maninchedda ci va giù duro, come usa fare quando c’è di mezzo l’attuale nemico politico Renato Soru.

Situazioni critiche. Qui però, al di là delle parole, emergono situazioni critiche già messe in luce negli anni, che oggi appaiono ancora più in contrasto con l’investimento: circa 25 milioni all’origine, divenuti 45 milioni nella fase esecutiva. Maninchedda parla di una perizia sulle spese: sarebbe nelle intenzioni dell’assessore agli affari generali Giammario Demuro. Ma soprattutto ricalca e un po’ cavalca l’insieme di incongruenze che hanno segnato e ancora segnano il cammino accidentato del Sisar. A cominciare dall’associazione temporanea di imprese che si aggiudicò il corposo appalto, formata dall'Engineering spa della potente famiglia Cinaglia e dalla Telecom Italia spa. Molti, già allora, restarono perplessi di fronte alle condizioni dell'appalto: appena due anni di tempo per trasferire nel mondo digitale uffici Asl ancorati a consuetudini giurassiche e personale spesso privo di qualsiasi attitudine informatica.

La Corte dei Conti. Il tempo ha dato ragione agli scettici: è il giudice contabile Lucia D’Ambrosio a osservare nella fase d’avvio del procedimento come «emergano inconfutabilmente gravi carenze sia nella fase di studio preliminare della fattibilità del progetto, sia nell’elaborazione del bando di gara, del capitolato e del disciplinare, sia nella fase della valutazione dell’offerta tecnica dell’aggiudicatario». Come dire una partenza ad handicap, dovuta a una «evidente iniziale sottovalutazione dell’impatto negativo che la necessità di uniformare i processi di un gran numero di soggetti differenti avrebbero determinato sulla tempistica di realizzazione del progetto e sui relativi costi per le casse pubbliche».

Vincolo sospetto. Con in più un vincolo talmente privo di senso da apparire sospetto: gli applicativi e i moduli del sistema, che sono gli strumenti informatici indispensabili per farlo funzionare, sono proprietà della Engineering spa, che nel contratto è tenuta a fornirli alla Regione con licenza d’uso illimitato. In altre parole: se Sardegna.it ha bisogno di articolare diversamente il sistema, di integrarlo, di apportare modifiche deve rivolgersi a quella società, che diventa padrona virtuale del Sisar. Ecco infatti che oggi Maninchedda scrive: «Discendono da quella scelta sia i successivi affidamenti diretti, con procedura negoziata senza previa pubblicazione di un bando di gara, alla Rti aggiudicataria del Sisar di servizi estensivi e di nuovi contratti, sia la necessità per la Regione di ricorrere al fornitore Sisar per la gestione ed evoluzione di tutte le parti del sistema concesse in licenza d'uso».

Previsioni errate. Prosegue Maninchedda: «La Corte dei Conti denuncia che nel 2008 la Regione non solo ha sbagliato tutte le previsioni progettuali e la gestione della gara, ma anche che si è legata mani e piedi a Engineering fino al punto da dover procedere con affidamento diretto alla stessa aggiudicataria senza gara di tutti i servizi estensivi e della gestione e evoluzione del sistema. In più, continua la Corte, nonostante la configurazione del sistema sia stata portata a termine, sul piano dell'utilizzo resta molto da fare». Ma alla fine i magistrati contabili sospendono il giudizio riconoscendo i passi avanti compiuti da Sisar negli anni. Così Maninchedda lancia un’accusa pesante: «I grandi gruppi hanno una forza inerziale che induce a inibizione anche strutture come la Corte dei Conti. Se io avessi fatto un bando simile a quello contestato, avrei passato guai. Invece questo del Sisar, che è decisivo per poter attuare vere strategie di contenimento, produce solo raccomandazioni e addirittura compiacimenti».

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