La Nuova Sardegna

Muore bimba partorita in un tugurio, salvata la madre trentenne

di Gianni Bazzoni
Muore bimba partorita in un tugurio, salvata la madre trentenne

La piccola è stata messa al mondo in bagno, la donna ha detto che non sapeva di essere incinta. Nella casa di Santa Maria Coghinas né acqua né luce

08 gennaio 2016
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SANTA MARIA COGHINAS. Una casa da terzo mondo, come quelle dimore che si trovano sotto i ponti. Senza acqua e luce, con servizi essenziali inesistenti: in un posto come questo una giovane mamma ha messo alla luce mercoledì una bimba che - quando sono arrivati i medici - era già morta. E lei stessa, ad appena 30 anni, ha rischiato di morire a causa di una imponente emorragia: è stata salvata dalla tempestività dell’intervento degli operatori del 118 che l’hanno trasferita in ospedale a bordo dell’elicottero. È ricoverata ma non più in pericolo di vita.

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La bimba pesava meno di due chili. Il sostituto procuratore Maria Paola Asara ha disposto il sequestro del corpicino e il trasferimento all’Istituto di Patologia forense di Sassari dove il medico legale dovrà eseguire quegli accertamenti che sono fondamentali per dare risposte ai quesiti del magistrato.

L’allarme. I carabinieri della compagnia di Porto Torres (guidati dal capitano Romolo Mastrolia) dalla quale dipende anche Santa Maria Coghinas, sono arrivati sul posto a seguito della chiamata del 118 e, poco dopo, è stato informato dell’accaduto anche il sindaco Pietro Carbini. Complessa l’attività per ricostruire la vicenda. Gli operatori del 118 (è stato fatto arrivare anche un ginecologo da Tempio) si sono trovati davanti a una situazione incredibile, quasi impossibile da immaginare in una società civile nel 2016.

I soccorsi. La donna era in bagno, a terra tanto sangue. Atterrita davanti a quel corpicino che non dava alcun segno di vita: l’inchiesta dovrà stabilire le cause della morte, se la neonata era già priva di vita quando la mamma ha accusato forti dolori e ha avuto la forte emorragia. In bagno avrebbe partorito in modo inconsapevole, praticamente da sola. I sanitari l’hanno trovata in stato di choc quando sono arrivati. Ha raccontato poche cose: «Non sapevo di aspettare un bambino», ha ripetuto più volte. E anche il compagno - che ha qualche anno più di lei - ha riferito di non essere al corrente della gravidanza della donna.

Degrado e miseria. Dalle prime valutazioni dei medici, il periodo di gestazione stava quasi per concludersi (la donna forse era all’ottavo mese) e non ci sarebbe stato alcun controllo iniziale e neppure intermedio da parte di un ginecologo. Una gravidanza, dunque, portata avanti «in modo inconsapevole», secondo i primi accertamenti, con la donna che ha continuato a vivere in un ambiente malsano, al limite della sopportazione umana. In condizioni di estremo disagio e miseria, che potrebbero avere avuto un peso determinante nella tragedia. Quando il compagno ha sentito le urla disperate della donna, e ha capito il dramma che si stava consumando, ha chiesto aiuto. La prima chiamata è arrivata mercoledì pomeriggio, giorno dell’Epifania, alla centrale operativa del 118 (ma l’evento potrebbe avere avuto origine intorno alle 11). Una segnalazione allarmata e confusa: la richiesta di intervento per una donna che stava partorendo il suo primo figlio .In questi casi è essenziale la tempestività dell’assistenza, è stata una corsa contro il tempo per cercare di salvare madre e figlia. Per la bimba, purtroppo, non c’è stato niente da fare. La donna era in un lago di sangue quando il medico del 118 è arrivato in quel tugurio nascosto, dove nessuno in questi mesi ha gettato lo sguardo per capire se dietro le enormi difficoltà ci fosse anche un altro dramma che stava crescendo. La giovane mamma ha perso conoscenza per la grave emorragia, poi è stata stabilizzata e portata in ospedale. É salva per miracolo.

Le indagini. Ora l’inchiesta dovrà stabilire se ci sono responsabilità e di quale livello. Il compagno della donna è già stato ascoltato dai carabinieri, la donna potrà rispondere agli investigatori solo quando le sue condizioni lo consentiranno. La storia deve essere ricostruita dal principio, tra degrado e disagio, dentro una casa che non ha niente di umano e dove una neonata è morta nel giorno in cui tanti bambini, a poca distanza, festeggiavano con i doni della Befana. 

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