Una vicenda infinita sulla proprietà che si trascina da oltre un anno
La Maddalena. Una battaglia infinita che va avanti da più di un anno. Da quando un po’ a sorpresa il giudice del tribunale fallimentare di Tempio aveva assegnato la proprietà dell’isola al magnate...
La Maddalena. Una battaglia infinita che va avanti da più di un anno. Da quando un po’ a sorpresa il giudice del tribunale fallimentare di Tempio aveva assegnato la proprietà dell’isola al magnate neozelandese Michael Harte. Beffando in un certo senso il Parco della Maddalena e tutti quelli che ritenevano quasi scontato che un’isola gioiello simbolo del parco della Maddalena dovesse diventare pubblica. Da quel momento si è combattuta una battaglia quasi ideologica tra chi ritiene che Budelli debba essere di proprietà dello Stato e chi sostiene che i vincoli di tutela garantiscano che l’isola resterà fruibile da tutti e immutata. E in fondo la proprietà pubblica e privata sia un concetto ininuflente. In mezzo i progetti presentati da Harte che hanno fatto scattare gli ambientalisti e scatenato una reazione che di fatto sembrava aver fatto scappare il magnate neozelandese. Il ministero lo scorso anno era stato chiaro: o si approva il Piano del parco entro il 30 ottobre o l'ente verrà commissariato. Non concede alcuna proroga. Il Consiglio direttivo vota all'unanimità il Piano ma si divide sull'innalzamento del livello di tutela, da parziale a totale su Budelli. All'epoca Harte aveva già acquistato l'isola. Il parere negativo espresso dal Consiglio del parco l'11 aprile sull'acquisto di Budelli rimette tutto in discussione. Sul tavolo del dibattimento c'è anche l'annullamento del Consiglio di Stato del provvedimento col quale il presidente del Parco maddalenino, Giuseppe Bonanno, aveva esercitato il diritto di prelazione sulla vendita all'asta di Budelli. E la mancata approvazione del Piano del parco che cancella, di fatto, l'innalzamento dei livelli di tutela annunciato in precedenza dallo stesso ente aveva fatto recedere Harte dall'acquisto dell'isola per l'impossibilità di attuare un suo progetto di sviluppo ambientale proposto.