La Nuova Sardegna

Un “contadino” elettronico innaffia i carciofi bio di Uri

di Salvatore Santoni
Un “contadino” elettronico innaffia i carciofi bio di Uri

Nel progetto Maslowaten anche esperti del dipartimento di Agraria di Sassari. La Sarciofo unica azienda pilota italiana. Impianto alimentato col fotovoltaico

21 giugno 2017
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URI. Visto da fuori sembra una coltivazione fantasma. Si estende su cinque ettari ben tenuti, ma dei contadini non si vede nemmeno l’ombra. Succede nelle campagne di Uri, dove c’è una carciofaia che si annaffia da sola. È la nuova frontiera dell’agricoltura di precisione: i campi vengono governati da una serie di sensori che comunicano con un sistema automatico di irrigazione e fanno risparmiare tempo e denaro agli agricoltori. Il cervellone elettronico si chiama Maslowaten, un progetto internazionale finanziato dalla Ue dove battono i cuori sardi dei ricercatori del dipartimento di Agraria dell’università di Sassari.

L’impianto. L’unico sistema pilota in Italia è stato installato nelle campagne di Uri, nell’azienda Sarciofo, dove si coltiva il carciofo biologico con l’irrigazione per aspersione. Una modalità che richiede flusso e pressione di acqua costanti. Questo per evitare che gli aspersori, sensibili alle variazioni di pressione, producano una distribuzione di acqua disomogenea sui campi. La carciofaia ha un’estensione di circa cinque ettari divisa in 3 settori di irrigazione che richiedono, nei mesi estivi, circa 400 metri cubi di acqua al giorno. Il proprietario, Roberto Simula, ha a disposizione due pozzi d’acqua e un bacino d’accumulo in superficie. Gli esperti del dipartimento di Agraria di Sassari hanno progettato per lui un sistema di irrigazione complesso che viene azionato da un impianto fotovoltaico da 40kWp piazzato su un inseguitore solare per massimizzare l’esposizione al sole. Da una parte l’acqua viene pompata dai pozzi all’interno di un vascone di accumulo; dall’altra c’è una pompa che pesca dalla vasca e mette in pressione l’impianto di irrigazione.

Consumi ridotti. L’imperativo è tagliare i consumi di qualsiasi tipo. Il primo obiettivo è mostrare la fattibilità tecnica ed economica su vasta scala di un sistema del genere, che a un alto tasso di innovazione fa corrispondere anche un elevato investimento iniziale, ben ripagato dal taglio della bolletta grazie all’impianto fotovoltaico. Infatti, l’installazione degli impianti pilota come quello di Uri hanno dimostrato che il costo dell’energia elettrica si è ridotto di percentuali tra il 50 e il 75 per cento. Da un dato del genere, oltre all’agricoltore ci guadagna anche l’ambiente: produzione di Co2 quasi azzerata. E poi c’è il grande tema dell’approvvigionamento idrico. Ridurre il consumo di acqua, soprattutto nel mezzo di un periodo di forte siccità che attanaglia l’isola, è una manna dal cielo. Grazie all’impianto di Maslowaten la diminuzione del consumo idrico è del 30 per cento. In sostanza, le piante ricevono soltanto quello che serve. Questo grazie ai sensori sparsi nel terreno che rilevano l’umidità del suolo, le precipitazioni, la temperatura, la radiazione solare e la velocità del vento. Una serie di misurazioni che vengono inviate al cervellone elettronico che decide – sì, decide lui – dove e quando aprire o chiudere le saracinesche.

Il progetto. Maslowaten è finanziato dal programma di ricerca e innovazione Horizon 2020 della Ue, ed è stato articolato in due fasi in un periodo complessivo di trentasei mesi a partire dal settembre del 2015. In questi mesi, il progetto inizia ad avviarsi al traguardo con il suo carico di misurazioni e conferme che lasciano ben sperare gli esperti. Infatti, l’obiettivo generale del progetto è di realizzare una soluzione ecologica replicabile sul mercato mondiale.

Anima sassarese. Il progetto è guidato dall’università Politecnica di Madrid, ed è composto da 13 membri che abbracciano diversi campi – consorzi di irrigazione, ricerca, imprese, università – e provenienti da cinque paesi europei: Spagna, Italia, Olanda, Austria e Portogallo. Il dipartimento di Agraria dell’università di Sassari è parte integrante del progetto. Il gruppo di ricerca, guidato da Luigi Ledda, è composto da Lelia Murgia, Salvatore Madrau, Antonio Pazzona, Filippo Gambella, Paola Deligios, Stefania Solinas e Giuseppe Todde. Gli esperti, ognuno col suo campo di competenze, seguono la globalità di aspetti dei cinque progetti pilota sparsi per il mondo.



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