La Nuova Sardegna

Inferno di fuoco ad Arbus indagato un agricoltore

Inferno di fuoco ad Arbus indagato un agricoltore

Rogo colposo: bruciò un cumulo di rifiuti dal quale partirono le fiamme 

15 agosto 2017
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ARBUS. È stato l’incendio più devastante di una stagione sino a questo momento segnata da numerosi roghi, molti dei quali dolosi. Sono stati 2400 gli ettari di vegetazione ridotti in cenere tra Arbus e Gonnosfanadiga: un patrimonio ambientale immenso, distrutto dalle fiamme divampate il 31 luglio e il 1° agosto. Per quel rogo c’è un indagato: si tratta del proprietario di un terreno agricolo in località Sibiri, individuato dalle indagine del Nucleo investigativo ripartimentale del Corpo forestale.

Indagato per rogo colposo. L’uomo deve rispondere di incendio boschivo colposo perché avrebbe cagionato non volontariamente le fiamme ma a causa di un comportamento imprudente. Secondo la ricostruzione da parte degli inquirenti, l’agricoltore avrebbe bruciato un cumulo di rifiuti da cui si sarebbe poi sviluppato l’incendio. Il Corpo Forestale, che mantiene la riservatezza sulle generalità, ha trasmesso un dettagliato rapporto alla magistratura a cui spetta il coordinamento delle indagini. La Regione si costituirà parte civile per chiedere il ristoro dei gravi danni patiti ma anche il risarcimento dei pesanti oneri sostenuti per lo spegnimento dell'evento che ha inflitto gravissimi danni all’ambiente e all’economia agricola e turistica: il bilancio è stato valutato in circa 10 milioni di euro. Apprezzamento per l'operazione è stata espressa dall'assessora all’Ambiente Donatella Spano, che ha elogiato tutte le forze impegnate sia sul fronte dello spegnimento che delle investigazioni, rinnovando l'appello ai comportamenti prudenti.

Le indagini. Gli accertamenti compiuti - con la raccolta di dichiarazioni testimoniali e rilievi - hanno consentito al Corpo forestale di individuare il punto origine e di ricostruire la dinamica dell’incendio. Gli inquirenti del Corpo forestale hanno accertato che sono stati bruciati dei rifiuti nelle prime ore del 31 luglio in località Sibiri, in agro di Gonnosfanadiga. Dal residuo della combustione, non adeguatamente bonificato, nel pomeriggio dello stesso giorno si è sviluppato l’incendio che, sospinto dal fortissimo caldo vento di scirocco, ha avuto conseguenze disastrose per il patrimonio ambientale, i beni immobili e il patrimonio zootecnico delle numerose aziende agricole e agrituristiche. Inoltre l’evento ha provocato allarme anche nella Casa di reclusione di Is Arenas: i detenuti erano stati portati in spiaggia.

L’imprudenza. Bruciare rifiuti è vietato ed è una operazione pericolosissima soprattutto durante il periodo a rischio di incendio boschivo. Non solo: il 31 luglio era stato segnalato il pericolo estremo nel bollettino della Protezione civile .

Incendiari nel mirino. «Esprimo soddisfazione per l’ottimo lavoro dei nostri investigatori – dice il comandante del Corpo forestale Gavino Diana – Dispiace prendere atto che, nonostante gli innumerevoli appelli, ci sia ancora qualcuno che ignora le più elementari norme di prudenza. Le indagini del Corpo forestale proseguono a pieno ritmo in tutta la Sardegna per individuare gli autori di altri importanti incendi, molti dei quali sicuramente dolosi».

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