La Nuova Sardegna

Due anni a Sergio Milia A giudizio altri dodici

di Mauro Lissia
Due anni a Sergio Milia A giudizio altri dodici

Pena dimezzata per l’ex assessore regionale rispetto alle richieste dell’accusa Ratificato il patteggiamento di Sergio Obinu: in tribunale Capelli, Oppi e Amadu

18 aprile 2018
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CAGLIARI. Due anni di reclusione e non quattro come aveva chiesto il pm Marco Cocco a conclusione della sua requisitoria, ma l’ex assessore regionale ai Beni culturali ed ex playmaker della Dinamo, Sergio Milia, è stato comunque riconosciuto colpevole di peculato continuato per via di quei 168 mila euro utilizzati al di fuori dalla legge quand’era consigliere regionale dell’Udc. Il giudice Giovanni Massidda ha letto il dispositivo della sentenza a mezzogiorno in punto, solo per Milia perché l’avvocato sassarese è l’unico fra gli imputati di questa tranche del procedimento penale ad aver scelto il giudizio abbreviato: «Sentenza più equilibrata, ma comunque molto severa - ha commentato l'avvocato Nicola Satta, uno dei difensori di Milia - aspetteremo le motivazioni e valuteremo in seguito se proporre appello».

Gli altri dodici onorevoli ed ex onorevoli, legati allo stesso gruppo politico e a quello di Fortza Paris nella legislatura 2004-2009, andranno al processo pubblico a partire dal 13 luglio. Mentre con l’udienza di ieri ha avuto il via libera formale il patteggiamento della pena per Sergio Obinu: due anni, come Milia. I nomi sono sempre quelli: vanno al giudizio del tribunale collegiale il tempiese ed attuale sindaco Andrea Biancareddu (165.113 euro), l'oristanese Francesco Ignazio Cuccu (175.265), il sassarese Salvatore Amadu (21.300), i cagliaritani padroni dell'Aias Vittorio Randazzo (30.302) e Alberto Randazzo (91.014), Sergio Marracini (26.500), Antonio Cappai (36.766), Giorgio Oppi di Iglesias (112.950), il nuorese Roberto Capelli (129.500), Pasquale Onida di Oristano (26.310), Eugenio Murgioni di Castiadas (43.000) e Silvestro Ladu di Siniscola (4500). Per tutti l’accusa è la stessa: aver speso senza una giustificazione compatibile coi criteri di legge parte dei fondi che il consiglio regionale destinava all’attività politico-istituzionale dei gruppi, una condotta che per la Procura integra il reato di peculato.

Per Milia la speranza di venir fuori dal processo era legata al fatto di aver messo a disposizione del giudice e dell’accusa giustificativi di spesa per centomila euro, oltre ai 37 mila già restituiti nella fase delle indagini. Un tentativo postumo di dimostrare come dietro quelle spese non ci fosse che la dispendiosa normalità di un onorevole sardo. I difensori Luigi Concas e Nicola Satta hanno insistito sulla linea della sostanziale buona fede dell’ex assessore, che ha utilizzato le cifre indicate dalla polizia giudiziaria ma l’ha sempre fatto - così hanno sostenuto i legali - per ragioni riferite all’attività di consigliere regionale. In altre parole: Milia non ha messo in tasca neppure un soldo - l’hanno difeso i due avvocati - ma ha usato la quota di risorse economiche del gruppo Udc che gli era stata assegnata per scopi istituzionali. Una tesi che non ha convinto il pm Cocco: per lui le spese documentate non hanno «le finalità indicate dalla legge». Come dire: il peculato c'era e rimane anche dopo l’esame dei documenti, la pena di quattro anni - una delle più alte richieste nella sequenza dei processi per i fondi ai gruppi - è ancorata probabilmente anche all'importanza della somma contestata.

Per gli altri imputati, che andranno al giudizio ordinario, la scelta del rito potrebbe aiutarli ad alleggerire la posizione processuale con la prescrizione: i fatti del 2004 e del 2005 sono già al limite, ma pesano quelli dal 2006 in poi perché i termini della prescrizione scadono ai dodici anni e mezzo.

I difensori rimasti in campo in vista del processo pubblico sono Guido Manca Bitti, Massimiliano Ravenna, Anna Maria Busia, Guido Da Tome, Leonardo Filippi, Paolo Loria e Giuseppe Motzo. Ritorneranno davanti ai giudici dopo la prima condanna Ladu, Amadu, i due Randazzo e Marracini, hanno precedenti per altri reati Biancareddu e Murgioni.

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