La Nuova Sardegna

Latte, yogurt e formaggi così l’alimentazione è sana

di Antonello Palmas

Prodotti demonizzati per grassi e intolleranze, ma la qualità fa la differenza  Esperti e produttori fanno chiarezza in un convegno alla Camera di Commercio

27 maggio 2018
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CAGLIARI. La filiera del latte sardo e dei suoi derivati non ha certi bisogno di avvocati difensori, tanto è rinomata la qualità della produzione sarda. Ma è anche vero che l’informazione a volte caotica e all’insegna del salutismo sull’argomento ha finito per gettare ombre sul prodotto in generale, finendo per favorire filiere non isolane. E anche sull’aspetto delle intolleranze – è emerso – ci sarebbe da ridire: sotto questo profilo il latte è stato un po’ demonizzato, le intolleranze spesso non sono certificate ma dovute alla bassa qualità del prodotto, nel quale magari ci sono componenti estranee, come ormoni.

Il convegno “Il latte e la sua filiera per una corretta alimentazione”, tenutosi nel Quartiere fieristico di Cagliari, organizzata dalla locale Camera di Commercio e Laore, aveva proprio lo scopo di fare chiarezza, partendo dalla convinzione che la conoscenza può solo aiutare l’economia regionale, in cui il lattiero caseario è un settore strategico: 300 milioni di litri di latte ovino, 160 mila di caprino e 200 milioni di vaccino. L’evento era moderato da Efisio Perra, vice presidente del centro servizi promozionali imprese camerale.

Così dalla relazione di Umberto Scognamiglio, ricercatore Crea, si scopre che nonostante la fama che accompagna la presenza di grassi, i formaggi sono altamente digeribili. Il latte e i suoi derivati sono stati definiti “alimento naturalmente funzionale”, mentre spesso ci alimentiamo di prodotti “artificialmente arricchiti”, cioè utilizziamo cibi elaborati, tralasciando ingiustamente il latte che ha caratteristiche nutritive complete. E Paola Ugas dell’agenzia Laore conferma che le politiche delle associazioni consumatori stanno ottenendo il risultato di far riscoprire il gusto delle produzioni tradizionali.

Federica Atzei, nutrizionista del gestore di mense pubbliche Corisa, ha sottolineato come la Sardegna sia avanti nelle attività di corretta informazione, organizzate da anni nelle scuole nell’isola: visite alle aziende, proposte mirate nelle mense, puntando su produzioni locali come su casu axedu (un latte acido alle spiccate qualità nutrizionali e regolatore dell’apparato gastrointestinale) e ricotta ovina. Con le scuole ha lavorato anche il Consorzio del pecorino romano che – ha sottolineato Gianfranco Gaias – facendo leva sul miglioramento del gusto e degli aspetti nutrizionali grazie alla diminuzione del sale, prova ad uscire dall’anonimato: rappresenta la maggiore produzione di formaggio in Sardegna, ma è venduto soprattutto all’estero e nel nord Italia per grattugia.

Dell’importanza di una corretta etichettatura ha parlato Giuliano Frau (Associazione difesa orientamento consumatori): è lo strumento in grado di fornire consapevolezza al momento dell’acquisto. L’obbligo introdotto nel 2017 dal decreto Mipaaf di indicare l’origine della materia prima utilizzata è una garanzia per la produzione locale e di qualità. Federico Corona, agronomo, si è concentrato sul latte d’asina, dal potenziale enorme: altamente digeribile, ha un utilizzo anche in cosmesi e attorno a esso si sta creando una interessante filiera.

Ha seguito una presentazione delle tre Dop regionali (Pecorino romano, Pecorino sardo e Fiore sardo) nell’ambito di “Latte nelle Scuole”, un programma di educazione alimentare finanziato dall’Ue e realizzato dal Mipaaf in collaborazione con Unioncamere. Quindi la degustazione guidata che ha consentito ai partecipanti di imparare a conoscere le differenze. Il secondo atto sarà il “Latte Days” del 31 maggio: coinvolgerà 500 bimbi delle scuole primarie. Una bella festa con laboratori di animazione, in cui sarà possibile assaggiare dato latte fresco, yogurt e formaggio sardi, forgiando i consumatori del futuro.

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