La Nuova Sardegna

i numeri ufficiali 

Latte, oltre 300 milioni di litri prodotti Caria: siamo al sicuro dagli speculatori

Latte, oltre 300 milioni di litri prodotti Caria: siamo al sicuro dagli speculatori

CAGLIARI. Se il mercato del latte fosse una vera Piazza d’affari con regole precise e non arcaiche, ed è un grave errore che non ci sia ancora una Borsa ufficiale, nella stagione 2016-2017, più di un...

08 agosto 2018
3 MINUTI DI LETTURA





CAGLIARI. Se il mercato del latte fosse una vera Piazza d’affari con regole precise e non arcaiche, ed è un grave errore che non ci sia ancora una Borsa ufficiale, nella stagione 2016-2017, più di un trafficone dell’epoca avrebbe passato guai seri. «Non dovrà più accadere», è l’ultimatum lanciato dall’assessore Pier Luigi Caria, e quel fattaccio non si ripeterà, perché «ora abbiamo in mano lo strumento migliore per tenere alla porta gli speculatori ed è questo: oggi sappiamo con certezza qual è la produzione reale delle aziende ovicaprine sarde, mentre finora era un mistero». Per dare subito un dato: la produzione è di poco superiore ai 317 milioni di litri l’anno.

Fuori i colpevoli. Nel 2016-2017 furono proprio alcuni speculatori a mettere in giro questa falsa notizia: «Vedrete, ci sarà una sovrapproduzione, scatenando di fatto un improvviso e immotivato crollo del listino: da un euro al litro a 60 centesimi. Fu un disastro economico e sociale. Per farla ancora più cruda, quella volta ma è accaduto spesso anche in passato, il già complicato mercato del latte finì per essere alterato, o meglio drogato, da quella “sparata” devastante che mandò sul lastrico centinaia e centinaia di pastori. Ma dopo mesi e mesi è saltata fuori la verità, ha detto Caria: «Nel 2016-2017 non ci fu assolutamente una sovrapproduzione rispetto all’annata precedente, ma venne prodotto addirittura meno: 317 milioni e mezzo contro i quasi 332 milioni del 2015-2016». Dunque, quella volta il mercato fu aggredito dagli speculatori: «Andate a rileggervi le cronache dell’epoca e scoprirete da soli chi erano i colpevoli», ha aggiunto l’assessore.

La novità. Ora quella “quantità totale fondamentale” c’è, ha annunciato Caria. Per evitare che, a partire da questa stagione agricola, gli affari sporchi si ripetano, la Regione è riuscita nell’impresa, finora fallita, di censire «la produzione reale del latte». Come ce l’ha fatta? È partita dal bando straordinario con cui, in autunno, la Regione ha messo sul tavolo 45 milioni di euro, per contrastare il crollo del listino (era sceso all’improvviso da quasi un euro al litro a neanche 60 centesimi) e soprattutto non farsi travolgere dalle quasi quotidiane manifestazioni dei pastori, già in crisi per la siccità.

Il censimento. Bene, per ottenere quel contributo straordinario – 13 euro a capo ovino o caprino – c’era l’obbligo per gli allevatori di allegare alla domanda le fatture del latte venduto nelle due ultime stagioni da ciascuna azienda ai caseifici privati o gestiti dalle coop. Una volta liquidato il dovuto, le Agenzie Agris, Argea e Laore hanno sommato ogni singola quota e poi incrociato i numeri con le banche dati nazionali in cui sono iscritte le aziende agricole. «Alla fine – ha spiegato Roberto Zurru, direttore Agris – abbiamo calcolato non solo la produzione reale delle 10.608 aziende che avevano presentato la domanda, ma stimato anche quella delle 1.659, è appena il 14 per cento del totale, che non hanno partecipato al bando». In altre parole, per la prima volta nella storia della pastorizia «abbiamo un dato assoluto sulla potenzialità delle 12.267 aziende sarde e dei 3 milioni di capi ovini e caprini censiti con esattezza».

Il futuro. Poter contare sul censimento è e sarà una vera rivoluzione. «D’ora in poi potremo certificare – ha confermato Salvatore Pala, presidente Oilos, l’organismo in cui sono presenti allevatori e produttori – che il nostro mercato può e potrà essere considerato in equilibrio se ogni anno riuscirà a garantire 270 milioni di litri per la produzione di Pecorino romano, di quello sardo e del Fiore sardo, mentre gli altri 50 milioni saranno a disposizione della filiera del latte fresco». Con alle spalle questi numeri, un litro di latte «mai potrà essere pagato meno di 90 centesimi», ha detto Caria, e dovrà essere così anche «al di là di quello che potrebbe essere in futuro l’oscillazione del prezzo del Pecorino romano negli Usa». L’importante sarà «non superare la quota di 320 milioni di litri l’anno» e solo così «riusciremo a tenere gli speculatori lontano dal mercato».

In Primo Piano
Trasporti

Aeroitalia, voli in overbooking: è polemica su call center e check-in online

di Claudio Zoccheddu
Le nostre iniziative