La Nuova Sardegna

Crollano ponti e strade isolati paesi e borgate

di Mauro Lissia
Crollano ponti e strade isolati paesi e borgate

Disastro nel sud dell’isola: fiumi esondati e collegamenti in tilt  Capoterra allagata ripiomba nell’incubo: la gente in fuga sui tetti

11 ottobre 2018
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CAGLIARI. Dieci anni fa il disastro fra Capoterra e Poggio dei Pini, una diga che cede alla forza delle acque, quattro morti e un processo penale concluso con l’assoluzione generale. Ieri, nella stessa area, un fiume che esonda, un ponte che crolla sulla strada Sulcitana tagliando fuori paesi e villaggi, Capoterra trasformata in una palude, case allagate e famiglie sui tetti degli edifici, persone e animali bloccati nel fango. Fra sirene che ululano e ambulanze in allerta il pensiero corre inevitabile agli errori commessi nel passato, quando la bulimia costruttiva avvallata da amministrazioni consenzienti ha stravolto un paesaggio perfetto in barba a qualsiasi precauzione ambientale. Gli anni passano e la storia si ripete, succede sempre o quasi sempre là: «Sì, ci risiamo - allarga le braccia il sindaco di Capoterra Francesco Dessì, che ha vissuto da vicesindaco il disastro del 22 ottobre 2008 - l’emergenza ritorna e siamo qui a combattere di nuovo. Abbiamo avuto paura, è stata una giornata tremenda ma non ci sono vittime, questo è l’importante. I danni sono pesantissimi, ma si possono riparare». Non è finita, oggi è ancora codice rosso ed è presto per calcolare il costo del disastro. Dessì però azzarda una valutazione positiva: «I lavori di allargamento sugli alvei dei fiumi sono serviti, la macchina dell’emergenza ha funzionato. C’è ancora molto da fare ma siamo riusciti a evitare il peggio».

Le previsioni meteo. Occhio al succedersi delle notizie, sulle agenzie e sui siti di informazione: le previsioni sono arrivate incerte, ma l’esperienza del passato è stata utile per correre ai ripari in tempo. Scuole chiuse, bambini a casa, uffici pubblici evacuati, un richiamo generale alla prudenza, a evitare strade e zone a rischio: «Già dalle sei e mezzo del mattino, col codice giallo - conferma Dessì - ho fatto avvisare i cittadini che c’era il rischio di un’alluvione».

L’allarme. Esaminati i dati meteo, la Protezione civile aveva diffuso nella serata di martedì il codice giallo. Ma già ieri mattina i sindaci delle zone a rischio sono stati attivati e hanno ricevuto il codice arancione. A mezzogiorno è partito un nuovo avviso, due ore dopo il bollettino dava il codice rosso, segnale di massimo allerta. Più che giustificato, perché nell’arco di ventiquattr’ore sono caduti tra i 250 e i 270 millimetri d’acqua, la metà della pioggia che viene giù in un anno nella zona: «Si sono costituiti immediatamente i centri operativi comunali (Coc, ndr) - conferma Sandra Tobia, direttrice della Protezione civile regionale - e i sindaci hanno emesso prontamente le ordinanze. Il sistema ha funzionato, non si segnalano vittime, feriti, nessuna situazione di particolare emergenza». Con i Coc è stato attivato il centro operativo della Protezione civile e successivamente quello della Prefettura, presieduto dal prefetto Romilda Tafuri, che coordinerà ogni attività fino alla conclusione dell’emergenza, prevista per la tarda notte di oggi. Il codice rosso resta e le previsioni meteo parlano di nuovi eventi atmosferici concentrati soprattutto nelle ore notturne. L’attenzione rimane al massimo: si annunciano ventiquattr’ore di lavoro intenso per Vigili del Fuoco, Forestali, Carabinieri, Vigili e le altre forze dell’ordine impegnate da ieri nell’area di crisi.

I danni. I danni sono ingenti, le conseguenze sulla rete stradale, sulle aziende agricole, sulle colture ancora una volta disastrosi. Le immagini diffuse ovunque fin dal primo pomeriggio di ieri sono eloquenti quanto drammatiche. Sulla strada statale 195, chiusa fin dal primo mattino in previsione del diluvio, è crollato un piccolo ponte «in corrispondenza - ha spiegato l’Anas - di un attraversamento idraulico». Si è aperta una voragine profonda, assolutamente insuperabile, che ha tagliato fuori gli abitanti di Pula e dei villaggi tra Capoterra e Sarroch. Migliaia di persone non hanno potuto rientrare a casa da Cagliari e viceversa o hanno dovuto percorrere un giro lunghissimo passando da Siliqua: «I rappresentanti dell’Anas hanno partecipato alle riunioni operative in Prefettura e sono già impegnati alla valutazione di soluzioni di emergenza». L’Anas ha annunciato attraverso l’Ansa un intervento per domani mattina, se le condizioni lo permetteranno.

Non solo la Sulcitana: i mezzi di soccorso sono intervenuti anche a Uta, sulle strade interne di Macchiareddu e nell’area industriale, dove gli uffici di Cacip e Tecnocasic sono stati evacuati. Ovunque l’acqua e il fango coprivano l’asfalto. Il viadotto della Scaffa, che collega Cagliari alla statale 195, è stato chiuso alla circolazione.

Il ponte. Il ponte sul rio Santa Lucia ha retto, ma attorno alla struttura si sono formati rilievi di terra che hanno consentito al fiume di esondare in parte, allagando strade e campagne. E’ stata soccorsa una famiglia di quattro persone, che abitava in una piccola azienda agricola: salvi coniugi e due bambini, probabilmente persi cavalli e maiali.

Capoterra. Il diluvio improvviso ha provocato l’ennesimo allagamento di Capoterra, che combatte da sempre una battaglia perdente con la pioggia. Il paese è rimasto isolato per l’intero pomeriggio, semisommerso da acqua e fango, canalizzati fra costruzioni realizzate nei decenni senza alcuna attenzione al rischio idrogeologico. Chi ha potuto ha cercato rifugio al piano superiore delle abitazioni, alcune persone hanno raggiunto il tetto dell’edificio. Una donna incinta è stata soccorsa e trasportata in elicottero all’ospedale Brotzu, a Cagliari. Situazioni difficili si sono verificate anche a Cagliari e nei centri vicini.



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