La Nuova Sardegna

CENTRO STORICO INVESTITE SULLA RINASCITA

di DANIELA SCANO

La fuga in massa dei sassaresi verso altri quartieri, l’avido cinismo degli stessi sassaresi che hanno affittato ai meno fortunati di loro i tuguri dove loro non volevano più abitare. Ora quelle case...

27 ottobre 2018
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La fuga in massa dei sassaresi verso altri quartieri, l’avido cinismo degli stessi sassaresi che hanno affittato ai meno fortunati di loro i tuguri dove loro non volevano più abitare. Ora quelle case fatiscenti sono piene di brave persone e cattive persone, gente onesta e delinquenti, italiani e stranieri. Ci sono molti nigeriani e qualcuno di loro delinque, spaccia droga, fa prostituire donne indifese che sono schiave senza catene costrette a vendere il proprio corpo sotto gli occhi di tutti.

Subito dopo l’ex ministro dell’Interno Beppe Pisanu, è stato lo stesso portavoce della comunità nigeriana, Joseph Azuka, a denunciare il rischio della infiltrazione della mafia nigeriana anche in città. Ma questa ennesima emergenza criminale sarebbe solo l’ultimo, in ordine di tempo, chiodo conficcato nel cuore di Sassari. Il problema del centro storico non è la nazionalità dei suoi residenti e neppure i reati che eventualmente qualcuno di loro commette, approfittando dell’oscurità e della paura dei vicini di casa. La verità, come dicono tutte le personalità che abbiamo intervistato nel corso della nostra inchiesta, è che il problema del centro storico è il centro storico. Una zona urbana trascurata, a tratti dimenticata, priva di sicurezza. Ricordarlo non è di destra né di sinistra, non è sensazionalismo, è semplicemente ricordare un fatto nella speranza di sollecitare le soluzioni.

Perché il centro storico merita una nuova vita, una rinascita. Questo lo sanno tutti e lo dichiarano tutti. Ci sono i tempi, i modi e i finanziamenti per cominciare a risanare la parte bassa del corso Vittorio Emanuele. Lo ha ricordato da queste pagine la sociologa Antonietta Mazzette: «Basterebbe iniziare ad investire nella riqualificazione della stazione ferroviaria, collocandovi il centro intermodale, per poi risanare l’ex albergo Turritania, magari nella prospettiva che diventi una foresteria».

Nel frattempo però bisogna fare qualcosa. I problemi irrisolvibili sono pochissimi e nessuna emergenza urbana o sociale rientra nella categoria delle “missioni impossibili”. Bisogna solo cominciare a occuparsene. Lo si può fare in un giorno qualsiasi di un mese qualsiasi di un anno qualsiasi.

Oltre che di analisi e di sterili polemiche, il centro storico ha bisogno anche di buoni segnali e di buone pratiche per uscire dall’isolamento. Il prefetto Giuseppe Marani ha parlato di luce, e intendeva pragmaticamente l’illuminazione pubblica. L’arcivescovo Gian Franco Saba ha trasformato le sale dell’episcopio in un luogo aperto alla città. Luce e luoghi dove ritrovarsi, ecco di cosa ha bisogno il centro storico di Sassari. Sarebbe un buon segno se tutte le istituzioni, le fondazioni, le associazioni, seguissero questo esempio aprendo nella parte bassa del Corso un piccolo ufficio, un presidio, un infopoint. Questi luoghi della città che produce, che pensa, che aiuta, che sostiene, sarebbero altrettante luci accese nel cuore malato della città. Luoghi che illuminano anche quando calano le tenebre.



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