La Nuova Sardegna

Il paradiso di Capo Comino: nessuno mette i pali, le dune non sono protette

Paolo Merlini
Il paradiso di Capo Comino: nessuno mette i pali, le dune non sono protette

Le risorse non bastano per delimitare l’area off-limits. Accesso libero ai trasgressori

03 ottobre 2019
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SINISCOLA. La tutela del paradiso può attendere. Quanto? «Meno di un anno», assicura l’assessore all’Ambiente Antonio Bellu dopo le polemiche che hanno investito l’amministrazione comunale che all’inizio dell’estate aveva annunciato con squilli di tromba l’avvio di un progetto di tutela del sistema dunale di Capo Comino, un’area di 50 ettari a ridosso di una spiaggia immacolata estesa per quasi tre chilometri. Un paradiso, appunto, per gli appassionati della natura e dei luoghi incontaminati – diventato noto su scala internazionale anche grazie al film “Travolti da un insolito destino...” di Lina Wertmüller – messo a rischio dalla costante erosione costiera e da un fungo che aggredisce i ginepri. Per correre ai ripari, dopo l’allarme lanciato dal Corpo Forestale e confermato dall’Università di Sassari, a fine giugno la giunta guidata dal sindaco Gian Luigi Farris aveva disposto un’ordinanza che vieta l’accesso alle dune e multa i trasgressori con sanzioni da 100 a 500 euro. Facendo proprio un progetto degli esperti del Ceas inoltre il Comune aveva promosso (e promesso) la recinzione di un primo tratto a ridosso della spiaggia esteso per un chilometro e mezzo.

Il bilancio di fine stagione purtroppo è tutt’altro che positivo, anche se in Comune sostengono che il messaggio è stato comunque lanciato e che per l’anno prossimo il progetto sarà completato. Al momento però non resta che constatare come dei 600 pali di castagno e del chilometro e mezzo di corda di juta sia stata utilizzata solo una piccola parte, tale da vietare l’accesso ad appena duecento metri del litorale: in sostanza la spiaggia del Moletto. Ben 450 pali non sono stati utilizzati, e così decine e decine di metri di corda che per tutta l’estate sono rimasti all’interno di un magazzino. Cos’è accaduto? Come si diceva il progetto nasce da un’idea del Ceas di Santa Lucia e Siniscola, che aveva ottenuto un finanziamento regionale di seimila euro appena, sufficienti però all’acquisto di pali e funi.

Il Comune si era assunto pubblicamente il compito di provvedere, sotto la guida dei naturalisti del Centro di educazione ambientale, alla posa della recinzione. Insieme con l’onere di realizzare e installare i cartelli che riassumevano l’ordinanza (tradotta in quattro lingue) e segnalavano le salate sanzioni per i trasgressori.

A proposito, quante ne sono state elevate, come si dice in gergo tecnico, durante tutto l’arco della stagione? Neppure una, benché chi è capitato dalle parti di Capo Comino ha potuto notare le consuete passeggiate di turisti nelle dune e bagnanti in cerca di fresco all’ombra dei ginepri. Non che vigili urbani e corpo forestale non facessero il proprio lavoro, ma perché in assenza di segnalazioni adeguate i trasgressori dell’ordinanza non sapevano effettivamente che adesso è vietato arrampicarsi sulle dune o appendere asciugamani e zaini ai ginepri. Le forze dell’ordine si sono limitate a informare le persone sorprese nei luoghi individuati dall’ordinanza, invitandole a rispettare il divieto. Una ramanzina, insomma, invece della multa prevista, francamente poco difendibile in qualsiasi aula giudiziaria in caso di ricorsi. Semplicemente perché i cartelli, anche a causa delle dimensioni ridotte, non li aveva visti quasi nessuno.

Dal canto suo il Comune sostiene di aver dovuto spostare il personale che prevedeva di assegnare alla posa della recinzione sul fronte dello sfalcio per evitare gli incendi, che quest’estate in particolare sono stati numerosi e gravissimi proprio a Siniscola. E che il messaggio comunque è stato lanciato: i bivacchi sotto i ginepri sono calati notevolmente rispetto al passato.

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