La Nuova Sardegna

legge urbanistica 

Confartigianato alla Regione: «Norme certe e concordate»

 Confartigianato alla Regione: «Norme certe e concordate»

CAGLIARI. Un settore, quello delle costruzioni nell’isola, importante ma in sofferenza, ora chiede alla Regione di condividere delle scelte in grado di risollevare le sorti di migliaia di aziende e...

19 ottobre 2019
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CAGLIARI. Un settore, quello delle costruzioni nell’isola, importante ma in sofferenza, ora chiede alla Regione di condividere delle scelte in grado di risollevare le sorti di migliaia di aziende e addetti. Gli imprenditori di Confartigianato Imprese Sardegna chiedono di confrontarsi con Giunta e Consiglio regionali per lo sviluppo delle costruzioni in Sardegna nel momento in cui si dibatte sulla legge urbamistica. E propongono quattro linee guida: norme urbanistiche certe, pianificazione regionale omogenea, riqualificazione dell'esistente e premialità volumetriche per lo sviluppo delle zone turistiche e dei centri urbani. «Partendo dal valore del territorio dobbiamo ridare valore alla Sardegna e alle sue imprese – dice il presidente Giacomo Meloni – ma abbiamo necessità di norme chiare, certe, stabili e immediatamente applicabili, da concordare con le imprese, perché è indispensabile che la Regione si muova insieme al tessuto produttivo in un'ottica di collaborazione e non di sterile contrapposizione». Circa l’ex Piano casa, sia chiede un’accelerazione e concretezza: «Questo strumento, nel breve periodo, può continuare a far sopravvivere il settore e riteniamo che le proposte fatte in Commissione e in Consiglio regionale siano di buon senso, anche perché in tutti gli anni della sua vigenza la norma non ha creato scempi edilizi o forme di speculazione tali da compromettere il territorio. Inoltre è fondamentale che ogni Comune approvi finalmente il proprio Puc per dare certezze a chi vuole investire». Nell’isola il settore vanta 22.378 imprese attive, di cui il 58,1% artigiane (13.011 realtà), con oltre 40mila addetti. Tra il 2008 e il 2017, il comparto ha perso il 34,4% della sua forza, con oltre 22mila imprese che hanno chiuso, lasciando per strada più di 45mila addetti. Il comparto ha anche subito un crollo verticale del valore aggiunto: tra il 2007 e il 2016 è calato del 27,7%, corrispondente a un mancato giro d'affari di 652 milioni di euro. (a.palm.)



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