La Nuova Sardegna

Pascoli naturali e salute la ricerca promuove l’isola

di Antonello Palmas
Pascoli naturali e salute la ricerca promuove l’isola

Le caratteristiche delle erbe sono un valore aggiunto per le produzioni casearie  Benefici per gli animali e per i consumatori. Presto un accordo con la Regione

19 novembre 2019
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SASSARI. Una ricchezza, quella dei pascoli sardi, che parla di specificità, e quindi di identità e di opportunità di sviluppo. La vecchia convinzione che l’agroalimentare sardo abbia una marcia in più non è solo orgoglioso campanilismo, ma ora è la scienza a supportare questa tesi. Se n’è parlato in un riuscito convegno organizzato dal Cnr-Ispaam intitolato “Pascoli naturali e qualità sensoriali e nutrizionali del latte e dei formaggi” con particolare attenzione per “ Il formaggio ovino nella nutrizione umana”.

«Abbiamo contato fino a 100 specie per metro quadrato durante i nostri studi – dice uno degli organizzatori, Gianni Re – abbondanza che si somma a una gran presenza di composti bioattivi che dall’erba passano al latte e quindi al formaggio. Questa specificità garantisce un valore aggiunto al made in Sardinia. C’è quindi un aspetto identitario rafforzato dalla ricerca che parte dall’ erba, per arrivare sino ai prodotti e quindi all’essere umano». Entro l’anno – spiega Re – ci sarà la firma di un protocollo d’intesa tra Cnr e Regione (in sala l’assessore agli enti locali Quirico Solinas e il presidente della V commissione Piero Maieli) che porterebbe nuovi finanziamenti per la ricerca.

Leonardo Sulas, del Cnr-Ispaam: «La presenza dei composti bioattivi, cioè dei metaboliti secondari, presenti nelle specie di piante da pascolo e foraggere del Mediterraneo, in realtà è una risorsa poco esplorata, e per niente valorizzata. Tanta biodiversità dei nostri pascoli è accompagnata da ricchezza di prodotti bioattivi (a questo proposito c’è stato un intervento della collega Giannella Piluzza, ndr), che meritano di essere studiati più a fondo per i loro potenziali benefici: dal benessere degli animali che se ne cibano, alla qualità delle produzioni derivate dal latte e delle carni (esposta da Andrea Cabiddu, di Agris, ndr), sino a quelli per il consumatore finali in termini di salute e per l’ambiente (riduzione dei gas serra prodotti dai ruminanti). Ciò prevede una ricerca multidisciplinare, dato che si va da un elemento considerato a torto come di scarso valore come l’erba sino allo sviluppo di malattie. Una bella sfida, c’è ancora tanto da scoprire. Ma già gli studi si sono orientati in questo senso: da prettamente produttivistica come quella degli anni 80, la ricerca è passata alla tematica della qualità e dello stile di vita».

Parlando delle caratteristiche del latte ovino, Cabiddu (Agris) ha sottolineato come i pascoli non siano tutti uguali e il fatto che l’isola deve saperne “vendere” le caratteristiche, come all’estero già altri fanno a beneficio di prezzi più alti. Sebastiano Banni, dell’università di Cagliari, responsabile scientifico del progetto Kent’Erbas che punta alla valorizzazione dei prodotti del Marghine puntando sugli allevamenti naturali, ha ricordato la “pessima stampa” del formaggio, considerato un alimento cattivo. E ha citato la correlazione tra formaggio arricchito di Cla e la diminuzione degli elementi che favoriscono l’ipercolesterolemia.

Simonetta Caira (Cnr-Ispaam di Napoli) ha confermato che le produzioni ovine vanno viste con occhi diversi esponendo il suo studio sulla «Caratterizzazione molecolare di peptidi ad alto valore biologico nel latte di pecora e nei suoi derivati», parlando di qualità molto superiori rispetto al latte vaccino. Quindi il salto nel campo della salute con la relazione di Giuseppe Palmieri (Cnr-Irgb) che ha fatto il punto sulla ricerca in campo oncologico, sottolineando come da qualche anno si ponga l’accento sull’aspetto delle immunoterapie nella lotta ai tumori e come stia emergendo a questo proposito il ruolo del microbioma intestinale (l’insieme dei batteri) a sua volta legato all’alimentazione. Infine Ilario Carta, dell’Assl di Olbia, che ha parlato di dieta mediterranea e di come il formaggio ne sia sempre stato un elemento importante. «Più che di dieta si deve però parlare di stile di vita – ha spiegato, – e purtroppo oggi il mercato spinge verso un benessere apparente, piuttosto che verso un modello che va riscoperto».

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