La Nuova Sardegna

enti di ricerca in piazza 

I precari del Cnr protestano a Cagliari

I precari del Cnr protestano a Cagliari

Presidio del sindacato Usb: stabilizzati solo metà degli aventi diritto

27 novembre 2019
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CAGLIARI. Enti pubblici per la ricerca sul piede di guerra per la vertenza stabilizzazioni e oggi i ricercatori del Cnr saranno alla cittadella universitaria di Monserrato per un presidio sotto l’egida del sindacato Usb in occasione della visita del presidente nazionale Inguscio, sul quale intendono evidentemente fare pressing in vista della manifestazione di Roma del 3 dicembre. Il problema del lavoro precario affligge anche il mondo degli studiosi nonostante nel 2017 il decreto Madia avesse previsto fondi per le assunzioni che gli Epr – spiega Usb – hanno ricevuto da due governi di opposto segno politico allo scopo di risolvere tutte le situazioni pendenti. Insomma, ci sono tutte le condizioni per farlo «utilizzando tutti i fondi necessari al fine di rilanciare il comparto della ricerca che perde centralità». “Non costringeteci a espatriare, la ricerca resti in Italia” è lo slogan che muove la protesta. «Assistiamo a un evidente rallentamento del processo di stabilizzazione – spiega il sindacato – al Cnr siamo circa a metà dell’opera. Solo in quest’ente circa 700 precari storici attendono di essere assunti a livello nazionale, ma ci sono anche tutti gli altri Epr (in tutto i precari storici da assumere sono 1200) che in Sardegna sono Inaf, Ingv, e Ifn. È anzi successo che molti di questi precari in attesa di assunzione hanno visto scadere il proprio contratto senza alcuna possibilità di rinnovo e in questo Cagliari è una delle città più colpite».

Usb denuncia anche il fatto che la proposta di legge di bilancio con gli articoli 28 e 29 ( i primi 4 commi abbassano pericolosamente la quota di fondi destinata al personale, bloccando di fatto le capacità assunzionali degli Epr) rischi di bloccare definitivamente il processo e che quindi oltre agli «enti che non applicano correttamente le norme c’è un governo che pur dichiarando di sostenere la ricerca pubblica di fatto la affossa». L’obiettivo è che «con questa lotta già in legge di bilancio si possa rifondare il comparto di contrattazione della ricerca e dell’Università impedendo la fuga dei cervelli con salari decenti e con lo stop al precariato». (a.palm.)

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