Messa in sardo, i vescovi in attesa di un parere
di Mario Girau
Una commissione al lavoro da 1 anno per riferire sulla conformità della traduzione ai canoni ecclesiali
29 novembre 2019
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SASSARI. Un anno in attesa che la commissione di studiosi nominati dalla Conferenza episcopale sarda si pronunci sul cosiddetto “iter dei dieci moduli”, cioè il pacchetto di liturgie eucaristiche tradotte in sardo, da cui dovrebbe uscire sa missa in limba. Gli esperti della “Fondazione Sardinia” – guidati dal biblista Antonio Pinna, docente di Sacra Scrittura nella Pontificia facoltà teologica della Sardegna – il 12 dicembre 2018 consegnarono ai vescovi rito e lezionario dei defunti, ultimi testi resi in sardo.
Da allora si attende che la commissione – di cui fanno parte un vescovo, un professore universitario, un liturgista – decida che la traduzione in limba delle parti della Messa corrisponde nella lettera e nello spirito al canone ufficiale della Chiesa. Un parere “pro veritate”, solamente tecnico, che conforterà i vescovi, unici responsabili dell’“imprimatur” all’uso della lingua sarda nelle celebrazioni religiose. Papa Francesco, infatti, ha cambiato le regole: l’approvazione delle traduzioni liturgiche non spetta più, come nel passato, alla Curia romana (che apporrà solo il timbro finale), ma ai vescovi locali.
La speranza è far arrivare al più presto la “questione della messa in limba” al capolinea. Anche perché uno degli sponsor della celebrazione in sardo, l’arcivescovo di Cagliari Arrigo Miglio, il 5 gennaio passerà il testimone a Giuseppe Baturi, al quale non si potrà chiedere, almeno per qualche tempo, di farsi carico di una lingua sconosciuta.
Dopo i gruppi di studio costituiti in tempi diversi per attuare le raccomandazioni del Concilio plenario sardo, la proposta della messa in limba è ripartita il 24 febbraio 2017 durante un incontro informale alla Fondazione Sardinia di laici e sacerdoti sull’ipotesi di far nascere una “lingua sarda liturgica”. I vescovi il 4 aprile 2017 decisero di avviare l’iter dei “dieci moduli” – dieci Messe tradotte in sardo ad experimentum – includendo la traduzione dell’Ordinario della Messa e auspicando la ripresa della traduzione dell’intera Bibbia.
Il 7 dicembre dello stesso anno nella chiesa cagliaritana di Sant’Agostino celebrazione in limba per la festa dell’Immacolata Concezione, i cui testi diverranno il cosiddetto “Modulo Mariano”. Il 1° febbraio del 2018 si cominciò a “sperimentare” in parte il “Modulo Cristologico”. Il 28 aprile 2018, Sa Die de sa Sardigna, ci fu la concelebrazione nella cattedrale di Cagliari, presieduta dal cardinale Angelo Becciu, concelebranti monsignor Miglio e altri vescovi sardi. Per la circostanza, si era lavorato sui testi del cosiddetto “Modulo per la Società Civile”. Dal 12 dicembre del 2018 tutti i moduli si trovano sul tavolo della Conferenza episcopale sarda.
Da allora si attende che la commissione – di cui fanno parte un vescovo, un professore universitario, un liturgista – decida che la traduzione in limba delle parti della Messa corrisponde nella lettera e nello spirito al canone ufficiale della Chiesa. Un parere “pro veritate”, solamente tecnico, che conforterà i vescovi, unici responsabili dell’“imprimatur” all’uso della lingua sarda nelle celebrazioni religiose. Papa Francesco, infatti, ha cambiato le regole: l’approvazione delle traduzioni liturgiche non spetta più, come nel passato, alla Curia romana (che apporrà solo il timbro finale), ma ai vescovi locali.
La speranza è far arrivare al più presto la “questione della messa in limba” al capolinea. Anche perché uno degli sponsor della celebrazione in sardo, l’arcivescovo di Cagliari Arrigo Miglio, il 5 gennaio passerà il testimone a Giuseppe Baturi, al quale non si potrà chiedere, almeno per qualche tempo, di farsi carico di una lingua sconosciuta.
Dopo i gruppi di studio costituiti in tempi diversi per attuare le raccomandazioni del Concilio plenario sardo, la proposta della messa in limba è ripartita il 24 febbraio 2017 durante un incontro informale alla Fondazione Sardinia di laici e sacerdoti sull’ipotesi di far nascere una “lingua sarda liturgica”. I vescovi il 4 aprile 2017 decisero di avviare l’iter dei “dieci moduli” – dieci Messe tradotte in sardo ad experimentum – includendo la traduzione dell’Ordinario della Messa e auspicando la ripresa della traduzione dell’intera Bibbia.
Il 7 dicembre dello stesso anno nella chiesa cagliaritana di Sant’Agostino celebrazione in limba per la festa dell’Immacolata Concezione, i cui testi diverranno il cosiddetto “Modulo Mariano”. Il 1° febbraio del 2018 si cominciò a “sperimentare” in parte il “Modulo Cristologico”. Il 28 aprile 2018, Sa Die de sa Sardigna, ci fu la concelebrazione nella cattedrale di Cagliari, presieduta dal cardinale Angelo Becciu, concelebranti monsignor Miglio e altri vescovi sardi. Per la circostanza, si era lavorato sui testi del cosiddetto “Modulo per la Società Civile”. Dal 12 dicembre del 2018 tutti i moduli si trovano sul tavolo della Conferenza episcopale sarda.