Abusi sessuali su una 12enne: l’ex patrigno a processo
Sassari, l’uomo avrebbe approfittato dell’assenza per lavoro della mamma della ragazzina per entrare nel suo letto, spogliarla e approfittare di lei
Sassari I ricordi di quella ragazzina di 12 anni sono rimasti nitidi, anche a distanza di anni. Mai sbiaditi: «Ho visto un’ombra, era buio, ero terrorizzata quando quella mano ha sollevato la coperta, mi ha spogliato e mi palpeggiava... io non riuscivo a muovermi, ero come paralizzata. Poi è andato via». Era il 2017. La mattina successiva la ragazzina si sveglia con un turbamento interiore, un disagio insopportabile e la necessità impellente di raccontare tutto a qualcuno. Non a sua madre però, perché rivelarle che quell’ombra aveva un volto ed era quello di suo marito (patrigno della 12enne) richiedeva troppa forza, troppo coraggio. E allora lei sceglie di parlarne con sua madrina, si sfoga. Poi viene informata anche la madre.
La denuncia è stata formalizzata solo nel 2023, a distanza di sei anni, e lì è cominciato un lungo travaglio ed è stato avviato un complesso iter giudiziario – che per una fase dell’inchiesta ha interessato anche il tribunale dei minori – e che alcuni giorni fa ha portato al rinvio a giudizio dell’uomo. Si tratta di un 45enne di un paese dell’hinterland accusato di violenza sessuale aggravata.
La proposta di patteggiamento avanzata dall’avvocato difensore Antonio Secci non è stata accordata dal pubblico ministero Gianni Caria e così l’imputato comparirà a novembre davanti al giudice Sergio De Luca per il rito abbreviato. La persona offesa si è invece costituita parte civile con l’avvocato Gabriela Pinna Nossai.
Secondo l’accusa il 45enne «approfittando dell’assenza della madre della dodicenne in casa (per motivi lavorativi) avrebbe costretto la ragazzina a subire atti sessuali entrando nel suo letto in piena notte mentre lei dormiva, abbassandole i pantaloni del pigiama e la biancheria intima, alzandole la maglietta e palpeggiandole il seno e le parti intime». Il magistrato titolare dell’inchiesta, la pm Elisa Succu, durante le indagini, aveva disposto il sequestro di tutti i supporti informatici di proprietà dell’indagato perché fin da subito c’era il sospetto che l’uomo avesse ripreso gli abusi sulla bambina o che possedesse immagini pedopornografiche. Per la pm esisteva un “fondato motivo” di ritenere che “all’interno del telefono cellulare, del personal computer ma anche di altri dispositivi informatici in possesso o in uso dell’indagato, siano presenti foto e video con contenuto sessualmente esplicito ritraenti minori o persone riprese senza consenso”. Così come elementi a carico del 45enne avrebbero potuto trovarsi nell’abitazione e nei veicoli di sua proprietà. Ed ecco perché anche qui era stata estesa la perquisizione.
L’obiettivo della Procura era accertare l’attendibilità dei riscontri. Verificare quanto le dichiarazioni rese dalla vittima avrebbero trovato conferma nel materiale contenuto all’interno dei dispositivi in sequestro. Il risultato di questi accertamenti è stato sconvolgente: su pc e telefonino dell’imputato sono stati trovati circa 300mila video e fotografie manipolati. Ritraevano la ragazzina (in alcune immagini era stata ripresa mentre dormiva o mentre faceva la doccia) ed erano state sovrapposte foto di terze persone sconosciute per creare finte scene di sesso.
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