La Nuova Sardegna

Christian Solinas: «La Sardegna come le Canarie per rilanciare l’economia»

di Luca Rojch
Il governatore Christian Solinas
Il governatore Christian Solinas

Il governatore guarda all’Europa: «La chiave dei nostri diritti è a Bruxelles». E annuncia il più grande cantiere archeologico mai realizzato in Sardegna

05 dicembre 2019
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SASSARI. Più che Roma guarda verso Bruxelles. Il governatore Christian Solinas punta all’Europa per far crescere la Sardegna. È là che vede i fabbricatori di ostacoli che in questi anni hanno contribuito a bloccare lo sviluppo dell’isola. Dal metano ai trasporti. Dalla riforma della sanità alla legge Urbanistica. Dall’energia a un grande piano per trasformare i nuraghi in attrazioni internazionali. Solinas cerca di spingere sulla salita la macchina un po’ spompata della Sardegna. E forse anche per questa sua visione non sembra avere particolare entusiasmo per la battaglia sull’insularità.

Come considera i primi nove mesi della giunta?

«Abbiamo lavorato senza pause. Abbiamo chiuso un accordo con lo Stato sugli accantonamenti che restituisce alla Sardegna risorse importanti per programmare la crescita e lo sviluppo. Inizia la compensazione del gap infrastrutturale grazie ai miliardi di euro che ora abbiamo a disposizione. Abbiamo sottoscritto la revisione del Patto per la Sardegna con una accelerazione significativa delle principali opere. Abbiamo chiuso la partita del Mater Olbia, dato copertura finanziaria e firmato le convenzioni. Potrei andare avanti parlando della dorsale del metano, o della ripartenza di Eurallumina , una delle principali industrie della filiera della metallurgia non ferrosa del Paese».

Ma nell’isola le emergenze restano tante. Lavoro e famiglie su tutti.

«Abbiamo sottoscritto un accordo con Agenda industria che rappresenta un metodo di lavoro importante che coinvolge chi dà il lavoro e crea politiche attiva che non si vedevano da decenni. E da poco abbiamo approvato una legge che dà risposte ai comuni colpiti dagli incendi negli ultimi mesi. Introduciamo anche una serie di misure a favore delle famiglie con l’abbattimento dei costi per gli asili nidi e per le collaboratrici familiari».

Ma la Sardegna resta ancora una regione con grandi emergenze, da quella ambientale a quelle del rischio idrogeologico.

«Proprio oggi come commissario governativo ho firmato un decreto che sblocca i fondi per decine di Comuni. Milioni di euro che andranno a finanziare opere che mitigano il rischio idrogeologico. E come commissario della Maddalena per le bonifiche ho avuto l’assenso dei ministeri per riperimetrare le aree in mare che sono soggette a bonifiche, ma anche la rigenerazione di una parte dell’area urbana della Maddalena».

Mi pare che sulla dorsale del metano la sua giunta abbia preso una posizione netta. Più netta di quella del governo.

«Noi abbiamo condiviso un percorso chiaro. La Sardegna non può più attendere. In questi anni ha sopportato la disparità sul costo dell’energia. Abbiamo come orizzonte un sistema energetico che sia alimentato solo da rinnovabili. Ma ci sarà un robusto periodo di transizione che dovrà essere gestito con il metano e la dorsale. Vogliamo un’isola green, ma la transizione non può prescindere dal metano e dal gnl».

La partita sui trasporti è ancora aperta.

«In questi giorni credo che abbiamo dato una accelerazione. Ma devo dire che da tempo la struttura tecnica ha lavorato a un modello da noi indicato. Un modello che doveva evitare le solite contestazioni di Bruxelles su dimensionamento dei voli e imposizione degli oneri. Noi abbiamo discusso col ministro Paola De Micheli su un cambio di prospettiva. E so che il ministro ha parlato a Bruxelles di questo tema con il nuovo Commissario ai trasporti. Abbiamo spiegato che la Continuità deve essere vista come uno strumento di coesione territoriale. Non solo va difeso il diritto alla mobilità dei sardi, ma i trasporti non sono un aiuto sociale ai sardi. I cieli, ma anche i mari, sono le nostre autostrade, e non ho mai visto un casello che fa pagare prezzi diversi per gli automobilisti. La Sardegna deve essere raggiungibile dalle persone e dalle merci. Se non si tiene conto di questo diventa impossibile per le aziende sarde essere competitive sul mercato. E anche per chi vuole venire in Sardegna per creare un’impresa o per turismo i costi rendono poco vantaggioso farlo. Questo secondo noi è il principio che deve muovere l’Ue. Noi pensiamo alla Ct1 come riallineamento al resto delle regioni di Europa che stanno sulla terraferma. Se Bruxelles pone problemi di tariffa danneggia il nostro tessuto produttivo. Lede le nostre imprese. Rende impossibile fare turismo. Ecco perché è indispensabile la tariffa unica».

E sulle navi?

«Direi che la questione non cambia. Oltre ai passeggeri parliamo anche del traffico delle merci. Abbiamo rivendicato il coinvolgimento della Regione nel decidere le rotte, le frequenze, il naviglio. Già in passato non avevamo fatto sconti impugnando il procedimento del governo e ottenendo il diritto a partecipare alla stesura della Convenzione. Non possiamo restare spettatori».

In questi giorni l’ex governatore Renato Soru ha preso una posizione molto forte sull’insularità. Lei cosa ne pensa?

«Io credo che oggi il tema vero sia il rapporto che si riesce a costruire con le direzioni generali dell’Unione europea. Sono molto più forti di qualsiasi ordine del giorno o di un riconoscimento in Costituzione dell’insularità. Il tema vero oggi per la Sardegna è valorizzare i suoi punti di forza, non abbandonare il tema della rivendicazione di quello che è dovuto. Non credo nella parola magica che cambia l’orizzonte. Servono i contenuti. Le finanziare e le politiche si alimentano con le risorse».

Cosa si dovrebbe fare?

«Si devono privilegiare i contenuti. La Sardegna deve prendere a modello le Canarie che hanno ottenuto una condizione fiscale di vantaggio e dell’iva, e della tassazione delle imprese e anche delle norme sugli aiuti di Stato. O come ha fatto il Portogallo per le Azzorre, o la Francia per i territori d’Oltremare. Oggi è Bruxelles a pesare più di Roma. È poi vero che la Sardegna ha grandissime potenzialità come smart e green economy, ma ogni economia avanzata sa che non può puntare solo sul digitale e sulle fonti rinnovabili».

A proposito di economia tradizionale, cosa può dire della vertenza pastori?

«È una vicenda complessa che va avanti da decenni. Ci muoviamo su due ambiti. Da una parte con una legge abbiamo accelerato la liquidazione di tutti i premi arretrati. Quelli comunitari e quelli sulle calamità. In questo modo diamo una boccata di ossigeno al comparto. Ma dobbiamo fare un discorso di più ampio respiro che deve coinvolgere tutti. Pastori, industriali, cooperative, consorzi. Il mercato deve supportare un prezzo remunerativo per il pastore. Dobbiamo creare dei meccanismi per cui la produzione del Pecorino debba essere regolata sulla base dei flussi e del prezzo. Per evitare di svendere il prodotto e non pagare in modo adeguato chi il latte lo produce. Spero nelle prossime settimane di poter annunciare un accordo storico che aprirà un nuovo mercato. Ci consentirà di sostenere il prezzo del latte e delle carni».

Manterrà la promessa di portare in aula la riforma sanitaria entro la fine dell’anno?

«In questi mesi abbiamo chiuso molte vertenze. Ma la riforma sanitaria è rimasta al centro del nostro lavoro. Ho raccolto le osservazioni arrivate dai gruppi politici ed entro l’anno porteremo un testo di sintesi».

Aveva parlato anche di nuovi ospedali.

«Certo. E a proposito posso dire che realizzeremo nuovi ospedali pubblici a Cagliari, Sassari, Alghero, e tra Carbonia e Iglesias. Abbiamo sottoscritto un accordo con il governo raggiunto in Conferenza delle Regioni per cui anche la Sardegna rientra nel piano di edilizia sanitaria. E posso dire che abbiamo la copertura economica reale per costruirli».

Rimane la forte agitazione dei territori per i servizi.

«Abbiamo ereditato una situazione complessa. Per prima cosa abbiamo sbloccato l’assunzione di 1200 tra infermieri e medici per coprire le carenze di organico. Ora ripristineremo i servizi di prossimità. Anche nei piccoli centri. Il nostro obiettivo è qualificare l’offerta sanitaria nei territori. Chi ha bisogno di cure costanti perché è un paziente cronico ha il diritto ad averle nei propri comuni. Così come è chiaro che le prestazioni complesse come gli interventi specialistici devono avvenire nei grandi centri. Proprio per la sicurezza del paziente».

In questi giorni è emerso un dato devastante. La Sardegna con il 37 per cento è la prima regione in Italia per abbandono scolastico.

«Un dato che mi allarma. I giovani non percepiscono l’utilità della scuola e della cultura. Non capiscono che la loro formazione sarà l’unico biglietto da visita che avranno da spendere nel mondo del lavoro. Dobbiamo fare tanto su questo. Ma dobbiamo anche evitare che i giovani debbano fare decine di chilometri per raggiungere la scuola. Da evitare anche le scuole in cui ci sono tutti insieme alunni che vanno dalla prima alla quinta elementare».

A che punto è la legge Urbanistica?

«È uno tra i 5 grandi provvedimenti annunciati da me nell’insediamento E posso dire che ci lavoriamo con attenzione per trovare l’equilibrio tra edilizia, urbanistica e paesaggio. Dobbiamo dare regole certe ai cittadini e tutelare l’ambiente che è una risorsa fondamentale. Accanto a questa legge quadro abbiamo anche accolto una richiesta arrivata dai territori. Quella di avere un Piano casa efficiente per evitare il blocco totale di un settore che ha perso 30 mila occupati in 10 anni».

Senta mi pare che dai Riformatori sia arrivata qualche perplessità sulle scelte fatte in questi mesi dalla giunta.

«So che sulle nomine fatte, a partire dagli assessori, qualcuno ha lamentato una statura media. Ma in verità, in questo momento in Sardegna, non vedo giganti intorno a me».

Lei ha detto da sempre che vuole puntare sulla valorizzazione del patrimonio archeologico. A che punto è la Fondazione per i giganti?

«Da tempo dialoghiamo col ministro Franceschini. Esaminiamo le bozze dell’atto costitutivo della fondazione Mont’e Prama, che sarà di ampio respiro. Perché al suo interno non avrà solo il museo e i giganti, ma anche tutto il complesso dei beni archeologici del Sinis. Da Tharros alla chiesa ipogeica di San Salvatore e tutto quello che si trova in quel territorio. Questo significa elaborare un piano di gestione che faccia sistema tra i diversi beni per consentire una valorizzazione armonica. Spero nelle prossime settimane di poter sottoscrivere un atto costitutivo a latere e di poter avviare la riflessione che consentirà al museo di Cagliari, dotato di maggiore autonomia, di collaborare più e meglio con la Regione».

Ha parlato di un grande impegno per valorizzare in modo strategico i beni archeologici dell’isola. Quel progetto esiste ancora?

«Nell’accordo che abbiamo sottoscritto con lo Stato ci sono fondi massicci che andranno a unirsi a risorse comunitarie per portare avanti il più grande cantiere archeologico mai realizzato in Sardegna. In grado non solo di recuperare i beni, ma di formare le figure professionali e garantire una gestione manageriale».

Quindi punta sui nuraghi veri e lascerà stare quelli fasulli che volevate costruire in giro per il mondo?

«Ma guardi che quell’iniziativa nasce con il sostegno dei circoli dei sardi nel mondo. E nasce da una loro richiesta. L’impegno finanziario è assolutamente ridotto, ma hanno un grande valore simbolico per tutti i sardi che sono lontani dall’isola».

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