La Nuova Sardegna

La Nuova@Scuola, le parole che non ho detto - Terza puntata

La Nuova@Scuola, le parole che non ho detto - Terza puntata

Lettere ai genitori, ai nonni, alla società. Scrivendo i ragazzi aprono la porta su un mondo ricco di progetti e di sentimenti - Prima puntata - Seconda puntata - Terza puntata

07 dicembre 2019
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Mi hai insegnato l’autosufficienza
Viviamo in un mondo in cui una qualsiasi cosa nostra, personale, che diventerà una confidenza può coincidere con un suicidio morale, ma ci siamo mai chiesti il perché di questo? Beh la risposta non è così facile come si pensa .. Sono un’adolescente in preda alla fine del suo primo vero amore. Ed è a te che scrivo per provare a dirti quelle parole che non ti ho mai detto. Sono quella che ci ha provato con tutto il cuore: quella che sogna, che crede nell’amore e in ogni sua forma. Sono quella che alla monetina nelle fontane, al soffio della candela il giorno del suo compleanno, al volare del ciglio dal proprio pollice o alla vista di una stella cadente esprime sempre lo stesso desiderio.Ricordi quel viaggio in cui siamo rimasti soli per la prima volta? Abbiamo visto il castello lì a Milano e ricordo che avevi trovato un penny per terra che avevo poi lanciato nella fontana per esprimere un desiderio, si ovviamente si faceva per gioco, mica siamo in una favola... beh, è stata la prima volta che il mio desiderio prendeva forma . Sei stato il primo, sei durato una vita, sei stato priorità . Lo sei stato per due anni che, per chi ha 16 anni, è davvero una vita! Due anni pieni di grandi passi, alcuni dovuti agli stili di vita sì, ma pur sempre passi avanti. Arrivare a convivere e quindi viversi. Io ora non so dove sei, come stai, come vanno le cose per te e non ti cerco. Ma ci sono delle sere in cui mi torni in mente perché arrivano le 22:22 e tu mi avresti detto di esprimere un desiderio e io avrei espresso sempre lo stesso, sempre il mio, sempre tu. Si, io sono quella legata ai ricordi, me l’hai sempre detto che faccio fatica a lasciarli andare; ma sono anche quella dei dettagli, mi accorgo di tutto, amo osservare. Sono una non dai grandi gesti ma da piccole attenzioni costanti e anche questo già lo sapevi. Provo rabbia, perché ora ci troviamo così, strade diverse e chissà se prima o poi convergenti. Mi hai insegnato una cosa però: l’autosufficienza. Si, autosufficiente, e se qualcuno arriva e migliora la tua esistenza significa che ti ha amato. Perché dopo tutto mi trovo ancora a scriverti? Forse perché so che in realtà scrivo a me stessa e non direttamente a te, ma no.. scrivo a te perché nonostante tutto sei la persona che più di tutti, per la prima volta nella vita mi ha dato modo di fidarmi. Perché proteggo i miei pensieri dalle bocche altrui ma non dalla tua. Perché sei l’unica persona con cui so di potermi confidare senza arrivare a quel famoso “quasi suicidio”. Perché anche se non sono più il tuo desiderio so che un desiderio io non l’avrò più . Perciò io ti dico che una risposta alla domanda soprastante non la ho ancora, so solo dirti che mi manca sapere che qualcuno sia lì per me in un mondo pieno di falsità e pochi valori . Ah! So però cosa manca in questo strano mondo: consapevolezza di ciò che si ha davanti agli occhi e questa è mancata un po’ anche a te.
Giorgia, 16 anni, Polo Tecnico Devilla Dessì, Sassari

L’unico filtro per le parole è il rispetto
Non è semplice tirare fuori tutte quelle parole che spesso non ho detto, magari per orgoglio, paura, debolezza, dolore o vergogna, oppure perché a volte nella vita si danno tante cose per scontate, ma non è detto che lo siano realmente e oggi voglio dire a tutti quelle parole che per mille motivi, non ho mai detto. Vorrei avere sempre il coraggio di dire ciò che penso, senza filtri, se non quelli dettati dal rispetto, vorrei chiedere di essere ascoltata quando ne ho bisogno, o in casi in cui non mi è permesso; vorrei aver detto più spesso “senti ciò che ho da dirti, aspetta e resta” per tutte quelle volte in cui qualcuno è uscito dalla mia vita contro la mia volontà, e non ho avuto la prontezza di chiedere una seconda possibilità; perché capita a tutti di sbagliare almeno una volta durante il proprio percorso di vita. Avrei voluto chiedere più spesso spiegazioni quando necessario, perché nessuno conosce alla perfezione tutti i meccanismi del Mondo e tutti possiamo imparare da qualcuno, che sia un adulto o un bambino. Vorrei aver detto meno parole per convenzione: “sì” e “no” per esempio, mi piacerebbe essere più disposta ad accettare le situazioni, ma spesso vorrei comunque essere anche un po' più egoista, per saper negare quando serve. Vorrei avere la determinazione per affermare con fermezza che cosa voglio dalla vita, portando avanti i miei sogni sempre più in alto verso la vetta, parlando, durante la scalata se necessario, ma anche in silenzio se le parole rischiano di essere sprecate per un ascolto superficiale. Vorrei aver reputato più utile chiedere aiuto quando sarebbe servito, senza ripetermi continuamente di non averne bisogno, poiché ognuno di noi può cadere, e a volte una mano tesa pronta ad afferrarci può darci la forza di risollevarci. Avrei voluto più sicurezza nello scusarmi, perché spesso può essere una parola a cambiare un rapporto, e “scusa” fa parte di questi termini. Vorrei dire “grazie” a tutti, grandi e piccoli, uomini e donne, che hanno sfiorato la mia vita anche se per breve tempo, perché in bene e in male mi hanno plasmata e mi hanno permesso di crescere, standomi accanto o superandomi. Ora vorrei ringraziare anche me stessa, per essere caduta e per essermi rialzata con le mie forze, per aver creduto che i sogni se guidati dalla passione si possono realizzare, per aver compreso che un amore può iniziare ma può anche finire; vorrei chiedermi scusa per tutte quelle volte in cui mi sono ripetuta di non essere abbastanza, quando in realtà potevo diventarlo. Vorrei aver detto più spesso di essere felice, con un sorriso vero sul volto, e infine vorrei aver avuto più coraggio nel dire tutte quelle idee che mi sono passate e mi passano per la testa, belle oppure no. Perchè tutto ciò a cui pensiamo ha un valore, e vale la pena parlare, per esprimerlo, andando contro tutto e tutti, se necessario. Avrei voluto dire tante parole in più, ma non le ho mai dette, e adesso è arrivato il momento di gridarle al mondo.
Anna Maria, 18 anni, Liceo Coreutico Azuni, Sassari

Mamma , mi hai insegnato tanto. Ti voglio bene
Sono sempre stata quel tipo di persona che quando si trattava di esprimere le proprie opinioni e pareri su una determinata cosa non si è mai fatta scrupoli, ma nonostante ciò le parole che non ho detto durante il corso della mia vita sono state tante, soprattutto quando si parla di mettere a nudo dei sentimenti. Cara mamma, tu sei una di quelle persone a cui di parole ne ho dette tante ma probabilmente ne avrei volute dire molte di più, o forse, avrei voluto che tu me ne avessi dette molte di più, specialmente negli anni passati in cui avevo molto bisogno di te ma non riuscivo mai a dirtelo. Avrei voluto condividere molti più momenti con te, sia di gioia che di dolore e soprattutto in quest'ultimi avrei voluto che tu avessi confortato me come io ho provato a farlo con te. Non è vero che quando le persone crescono non hanno più bisogno di sentirsi dire da qualcuno "ti voglio bene", perché sono parecchie le occasioni in cui avrei voluto sentirtelo dire. Ogni tanto vorrei che tu mi ascoltassi e mi dessi retta perché sai, al contrario di come pensi tu, non sempre ciò che pensa una ragazzina è insensato o infantile perché non ha l'"esperienza" alle spalle, ma solamente non riesci ad accettare che io abbia un parere diverso dal tuo. Anche se passiamo molto tempo a litigare e quindi non ho mai avuto l'occasione per dirtelo, vorrei che tu sapessi che mi hai insegnato molte cose importantissime che porterò per sempre nel mio cuore e spero che un giorno io possa trasmetterle ai miei figli così come tu l'hai fatto con me. Infine vorrei dirti che, anche se a volte non te lo dimostro, ti voglio tanto bene e te ne vorrò per sempre e non scorderò mai tutti i sacrifici e le rinunce che hai fatto per riuscire a crescermi al meglio. Ti voglio bene mamma e spero solo che prima o poi io abbia il coraggio di dirti tutto quanto di persona...
Elisa, 16 anni, liceo scientifico linguistico Marconi, Sassari

Le parole che vorrei dirti
Le parole più belle sono sempre quelle che non si dicono. Voglio scriverle perché non saprei dirle a voce alta. Non dirò a chi sono indirizzate perché è bello quando si è all’oscuro di qualcosa, come delle parole. Vorrei parlare con te di tutto ciò che accade nella mia vita e sentirti sbuffare quando inizio a parlare troppo e veloce. Vorrei chiederti cosa vuol dire essere grandi, avere molte responsabilità e come si superano i tuoi problemi. Vorrei dirti che anche io ho i miei complessi, che spesso non riesco ad essere felice come vorrei e che servono certezze nella mia vita, soprattutto da te. Vorrei chiederti perché cambi continuamente umore, ma mi risponderesti che anche io lo faccio e che sono troppo insistente su alcuni argomenti. Vorrei lamentarmi con te di tutte le cose che fai e che mi danno fastidio, anche se non lo sai, che non mi piace quando mi trascuri e che adoro invece quando mi riempi di attenzioni. Vorrei dirti che mi infastidisce la tua gelosia, che non capisco mai se sia vera o se sia solo una presa in giro. Vorrei chiederti se davvero mi vuoi tanto bene quanto mi dici e se sono così importante per te. Vorrei dirti che adoro la tua risata e che mi riempie sempre il cuore, che mi trasmette felicità e che ti vorrei vedere sempre così. Vorrei che tu vedessi come e quanto si illuminano i miei occhi quando ti guardo e quando ci guardiamo, e vorrei spiegarti come mi sento quando so che i tuoi, di occhi, non si illuminano per me. Vorrei dirti quanto mi faccia piacere ascoltare le tue teorie sulla fisica nucleare e tutte le cose che sai, che mi fai ridere quando, offeso, mi dici che sono troppo acida. Vorrei che tu sappia che tutto quello che faccio non lo faccio con malizia e che vedo del bene in tutte le cose. Vorrei dirti quanto sono felice che tu stia realizzando il tuo sogno, di quanto io sia orgogliosa di te e che so quanto meriti. Vorrei dirti che la cosa che preferisco di te è il tuo non arrenderti mai, che fai sempre quello che vuoi e che dici, che non ti smentisci mai, che mi sai sorprendere. Vorrei dirti tante cose belle, altre mille, ma non penso lo farò mai. Mi autoconvincerò che sia la cosa migliore da fare o farò finta non ci sia mai la situazione o l’occasione giusta, anche se so che quest’ultime si creano. E non farò altro che essere dispiaciuta, con qualche rimorso e ancora la paura.
Alessia, 16 anni, liceo scientifico linguistico Marconi, Sassari

Sorellina, ascoltami…
Le parole che non ti ho mai detto sorellina mia sono tante. Partiamo dal fatto che sei una persona molto speciale per me; perché mi dai sempre tante soddisfazioni a partire da quando ho avuto bisogno di te e tu mi hai rialzato con i tuoi a Sei una donnina che ha già voglia di combattere contro il mondo e che sei sempre presente in ogni momento della mia vita è di questo ti devo dire grazie infinitamente, mi piace quando fai vedere la tua determinazione per esempio quando dici le cose sempre come stanno e questa tua personalità mi compiace moltissimo. Un altra cosa che mi fa gioire e la tua serietà nel fare le cose dove c’è importanza. Sei una personcina che trasmette felicità è che ancora ne deve trasmettere. Mi hai sempre portato con te, mi hai fatto vedere qualsiasi tua personalità e mi hai sempre detto cose che magari non avresti detto né a mamma e ne ha papà per esempio il tuo primo fidanzato la tua prima cotta e questo significa molto per me, questo vuol dire che hai fiducia in me e di questo ne sono grata ma anche fiera. Ti devo dire una parte di me che non ti ho fatto mai vedere e, la mia gelosia verso di te, forse perché hai avuto cose che io magari non ho avuto. Ho notato però che forse sei un po’ gelosa anche tu, nei confronti miei e di mamma quando io magari le do un abbraccio o le do un tenero bacio o magari quando ti compra qualche sa cosa in più che magari tu avresti voluto avere. Mi hai dato sempre consigli sulla moda e io faccio altrettanto con te, perché voglio mostrare chi sei agli altri, magari con un tuo stile. Ma lo sai tu per me sei un po’ la mia migliore amica, una persona su qui contare sempre in ogni istante e diciamo che abbiamo superato tante cose insieme, soprattutto avventure che ricorderemo per sempre. Spero di darti buoni consigli e porterai avanti i tuoi sogni ma anche di farti capire che non basta seguire gli altri per essere alla loro altezza ma basta essere se stessi e di portare a frutto tante cose che ti piacerebbero e magari ricordale per sempre. Spero che io sia stata presente fino ad ora che i miei consigli da sorellona ti sia serviti e ti serviranno. Ti voglio un mondo di bene cucciolina mia, spero che troverai il tuo sogno e spero anche di trasmetterti la voglia di leggere, che è la cosa più bella al mondo.
Beatrice, 16 anni, liceo scientifico Marconi, Sassari

Le parole che non ho mai detto
Limite. Questa è la parola che ti descrive. Ci sono giorni in cui questo limite ti impedisce di vivere veramente e ti fa sopravvivere dentro le onde di questo mare agitato, che sono i tuoi pensieri. Altri giorni ti fa volare in alto. Invece c'è stato un momento in cui questo limite ti ha portato in basso, veramente in basso, fino a farti toccare il fondo; ma ora stai risalendo e sì fidati di me, sarai pronta per spiccare il volo anche tu. Ti sei sempre chiesta quale fosse la prospettiva dall'alto, poiché hai sempre osservato tutto dal basso e ti sentivi circondata da mura di cemento alte tre metri; sei sempre stata legata a catene, catene che ti sei creata tu stessa. "Chi sei tu?" ti chiedevi guardandoti allo specchio. Una domanda che almeno una volta nella vita su sono fatti tutti. Ma tu non ti sei fermata al nome, all'età o alla provenienza. No, tu sei andata oltre e hai visto nel riflesso dello specchio qualcuno che non ti apparteneva. Ti guardava con aria curiosa e spaventata, come tu guardavi quella figura davanti a te. Ma c'era qualcosa di diverso, un dettaglio che inizialmente non riuscivi a percepire, ma che hai capito dopo, toccando quel maledetto fondo. Il dettaglio erano quegli occhi così vuoti, spenti e cupi. Gli occhi di un demone che ti guardavano dentro a cui non potevi scappare. Dopo gli occhi sono arrivate le braccia, le braccia di chi non ha mai voluto sfiorarti e ora ti stringono in un abbraccio malinconico. E quella voce, quei respiri e sospiri che ti mettono inquietudine. "Chi sei tu!" ripeti a voce più alta. Ma la domanda scompare in un’eco confusa e soffusa nell'aria, domanda a cui non avrai mai risposta. Ora sai chi sei o forse non lo saprai mai. Nel mentre chiudi gli occhi e perditi nel buio dei tuoi pensieri. Paola, 16 anni, liceo classico Azuni

A mio fratello, per tutte le cose che non ti ho mai detto.
Io e te non siamo mai stati buoni con le parole e con i gesti, perciò ora provo a scrivere una lettera così magari riesco a farti capire delle semplici cose. Volevo dirti che so di non essere la sorella migliore del mondo, so che sarei potuta essere più paziente, più affettuosa, più tante altre cose… So che sarei dovuta essere meno egoista, meno presuntuosa; so che avremmo potuto non litigare nei giorni in cui tu stavi ancora con me, nella stessa casa, nella stessa camera. Potevo approfittare di quei momenti in cui eravamo io, te, mamma e papà. Sarei voluta essere una sorella migliore, anche se più piccola, più presente per te. Ti chiedo scusa se non l’ho saputo fare, ti chiedo scusa se ho sempre avuto paura di intromettermi troppo nella tua vita. Non ho mai avuto il coraggio di dirti che quando è venuta a mancare nonna avrei voluto te a casa e nessun altro, è stato difficile te lo assicuro. Tu riesci a trasmettermi una sensazione di tranquillità e di serenità come poche persone al mondo. Non ti ho mai detto che sei una delle cose migliori che la vita potesse regalarmi , mi ritengo fortunata ad avere un fratello come te… Sono orgogliosa del ragazzo ventiquattrenne che sei diventato. Ti volevo ringraziare per esserci stato, nonostante la distanza che ci separa tutt’oggi. La tua voce, la tua presenza nelle occasioni che contano, il tuo modo di essere unico, il tuo sorriso che mi ha assicurato che tutto sarebbe andato bene quando ne ho avuto bisogno. Volevo dirti anche che nei giorni, nelle settimane e nei mesi in cui non ci vediamo, in cui non ci scambiamo nemmeno una parola al telefono, io ti penso. Più che un pensarti, è un sentirti dentro di me, come se fossimo due metà che girano per il mondo, distanti ma vicini. Strano da spiegare ma so che per te è la stessa cosa, so che anche se molte volte litighiamo, nulla potrà mai dividerci da questo legame. Ci sono e ci sarò sempre perché sai che nonostante tutti i miei difetti e le nostre incomprensioni, ti voglio bene. Ti voglio bene perché sei parte di me, perché noi due avremo sempre il coraggio di dirci quello che pensiamo, perché ci sentiamo anche quando non abbiamo bisogno l’uno dell’altra. Nonostante il nostro essere così diversi, nonostante il tuo carattere chiuso, so che io su di te potrò contare sempre, che da fratello maggiore mi proteggerai a qualsiasi costo. Dovunque tu vada, qualunque cosa tu faccia. Tua sorella, per sempre.
Eleonora, 17 anni, liceo scientifico Spano, Sassari

Cari genitori….
Capita a tutti di ritrovare in un cassetto o in soffitta una lettera di quando eravamo bambini, e ci fa riaffiorare ricordi dimenticati da tempo o che ignoravamo. Avendolo sperimentato mi ha riportata a quando non avevo alcun tipo di pensiero per la testa se non quello di giocare e divertirmi con le mie amiche dell’epoca. Mi accorsi di quanta tenerezza e amore mettevo nello scrivere determinate parole dedicate alle persone che più amavo in quel momento della mia vita: i miei genitori. Da piccoli le dimostrazioni d’affetto sono molto più dirette, innocenti, frequenti, mentre andando avanti nel tempo queste ci sembrano sempre meno necessarie fino ad arrivare al punto di non manifestare più i nostri sentimenti. Questo tema va quindi alle parole che non ho mai detto a mia madre e mio padre, che do spesso per scontati ma per i quali provo un bene immenso. Sono le persone che mi hanno regalato mio fratello, mi hanno sostenuta in una maniera indescrivibile e nonostante le delusioni che ho suscitato occasionalmente in loro, non hanno mai perso la fiducia in me. Crescendo qualcosa in me è cambiato ed è venuto alla luce il grande problema del sapersi esprimere a parole. Le parole che vorrei fargli capire che sono presente e che immedesimandomi in loro comprendo a pieno tutti i sacrifici che hanno dovuto fare finora per accontentare le mie richieste. Il messaggio che vorrei trasmettere tramite le mie parole è quello di apprezzare i genitori fin quando se ne ha la possibilità, perché non tutte le persone hanno la fortuna di poterci stare accanto ogni giorno.
Stefania, liceo scientifico Spano, Sassari

Destinity, Ducos, eroi misconosciuti
Sarebbe bello, talvolta, ricordare agli uomini la loro natura. Poco meno di un anno fa ricordo di aver sentito la notizia di Destinity, donna nigeriana di 31 anni. Sebbene al settimo mese di gravidanza, la giovane fu respinta dalla gendarmeria francese mentre cercava di attraversare il “Colle della Scala”, nella commovente speranza che, una volta dato alla luce il figlio, consapevole che probabilmente non sarebbe riuscita a sopravvivere, quest’ultimo potesse avere qualcuno accanto, magari in un agognato ospedale. Dopo essere stata riportata in Italia insieme al marito, la donna fu lasciata davanti alla saletta di Bardonecchia, senza nemmeno bussare alla dottoressa che era di turno in quel momento. Destinity, che non riusciva a respirare e nemmeno a stare seduta a causa di un linfoma che le si era formato nel petto, fu portata a Torino dove rimase ricoverata per un mese e dove morì subito dopo aver partorito. Poco tempo dopo si diffuse il caso analogo di Benoit Ducos, guida alpina francese che nel tentativo di soccorrere una donna nigeriana in travaglio e portarla nell’ospedale più vicino, è stato bloccato ancora una volta dalla gendarmeria francese e, dopo essere stato indagato dalla polizia, rischiò fino a 5 anni di carcere con l’accusa di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. “Lo rifarei comunque” ha tuttavia affermato l’uomo. Inviterei coloro che sono stati i fautori di gesti così ignobili a riflettere su ciò che contraddistingue il nostro essere: l’umanità, quel concetto che seppur esplicitato milioni di volte risulta essere ancora tanto estraneo a quanti lo dovrebbero conoscere per natura. Scriveva il commediografo latino Terenzio già più di duemila anni fa: “Homo sum, humani nihil a me alienum puto” (tradotto: “Sono un essere umano, niente di ciò che è umano ritengo estraneo a me”). Sarebbe auspicabile perciò, secondo il mio modesto parere, indipendentemente dal proprio schieramento politico e dalle “questioni di Stato”, recuperare quelli che sono i pilastri fondanti dell’uomo. Rifacendomi dunque alla citazione del drammaturgo e poeta tedesco Bertolt Brecht “Sventurata la terra che ha bisogno di eroi”, io dico: “Beato il mondo che di eroi ne ha tanti e piccoli come Ducos”.
Giorgio, 16 anni, Liceo classico europeo, Canopoleno Sassari

L’amore e i piccoli segreti
Le parole che non ho mai detto a mia madre sono tante, forse anche troppe. Nonostante io esterni molto i miei sentimenti, tramite gesti e piccole azioni, che nella mia mente hanno un valore e significato, mi rendo conto che il messaggio non possa sempre arrivare nella maniera corretta. Non riesco a esprimere al meglio ciò che provo, che penso o voglio dire per confortare una persona. Questo spesso mi porta a non dire sempre tutto, specialmente a mia madre. Volevo dire a mia madre che ha lottato costantemente contro molti ostacoli, che per me è una donna e madre molto forte e bella, sia fuori che specialmente dentro. Lei non si fa abbattere dalla prima difficoltà ma anzi l’affronta di petto, e questo è uno dei più grandi insegnamenti che mi potesse dare. Infatti quando ho avuto momenti di crisi e no per vari motivi, lei mi ha sempre aiutato dicendomi che piangersi addosso non sarebbe mai servito a niente, sostenendo invece che quel momento sarebbe stato soltanto fonte di crescita personale. Mi ha fatto quindi comprendere che tutto è una sfida e invece di farci sopraffare da essa, bisogna essere duri e coraggiosi, altrimenti siamo noi a perdere. Per ciò non le ho mai detto grazie a sufficienza. Ogni tanto la noto inondata da chiamate lavorative e spesso va a lavoro anche il pomeriggio per delle riunioni. Mostra molto interesse in quello di cui si occupa e la vedo così realizzata e soddisfatta della sua carriera che penso: “da grande vorrei essere come lei”. Di conseguenza non le ho neanche mai detto che per me lei è una grandissima fonte d’ispirazione e punto di riferimento. Sono consapevole di non essere la figlia ‘perfetta’, quella che fa sempre tutto quello richiesto con puntualità, come per esempio stendere il bucato o apparecchiare la tavola, o insomma quella che sbaglia raramente. Ma credo proprio di doverle confessare che non esiste quel livello di perfezione, ma io provo sempre a raggiungerlo soltanto per vederla più felice e serena. Ci sarebbero ancora tante cose da rivelarle, ma adesso non è il momento adatto e probabilmente di alcuni dettagli non ne verrà mai a conoscenza, e forse è meglio così. Credo che sia giusto non confessarle tutto quel che ho fatto, giusto per lasciare quel velo di mistero nel rapporto fra madre e figlia, che non cesserà mai di esistere, così come l’amore che provo per lei.
Beatrice, 16 anni, liceo scientifico linguistico Marconi

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