La Nuova Sardegna

La Nuova@Scuola, le parole che non ho detto - Prima puntata

La Nuova@Scuola, le parole che non ho detto - Prima puntata

Lettere ai genitori, ai nonni, alla società. Scrivendo i ragazzi aprono la porta su un mondo ricco di progetti e di sentimenti - Prima puntata - Seconda puntata - Terza puntata

29 novembre 2019
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Grazie ragazzi per le vostre lettere piene di speranza
di Daniela Scano

Grazie. È questa la parola che le ragazze e i ragazzi del progetto di alternanza scuola-lavoro “La Nuova@Scuola” rivolgono ai loro genitori, ai nonni, ai passanti, agli adulti ai quali sono indirizzate le bellissime lettere che pubblichiamo in queste pagine. Questa è la prima di due uscite, la prossima sarà il 27 novembre. “Le parole che non ho detto” è il titolo della prima uscita del giornale scritto dagli studenti delle otto scuole superiori coinvolte in un progetto che è qualcosa di più di un laboratorio di scrittura. Questa è una redazione di giovani che si sono messi in gioco, ma che non scherzano quando affrontano i temi scelti nelle riunioni di un gruppo che cresce anno dopo anno. L’argomento di questo primo numero non era semplice, anzi era proprio difficile. Perché aprirsi e rivelarsi è complicato, a tutte le età. Invece, come potrete leggere, i giovanissimi redattori e le redattrici lo hanno fatto. Con semplicità, mai banali, hanno detto ciò che pensano e lo hanno fatto con una semplicità disarmante eppure profonda. Parlano del loro mondo, della famiglia, della scuola, dell’amore che sembra ed è totale. Sono giovani del nostro tempo ed è a loro che noi adulti dobbiamo dire grazie. Perché si fidano di noi, nonostante tutte le nostre carenze; perché pensano che li stiamo aiutando a crescere mentre si preparano a costruire un mondo migliore. Quel mondo lo vogliono pieno di rispetto reciproco e senza paura del diverso. Ogni volta leggere i loro testi è una gioia, ma non una sorpresa. I nostri ragazzi sono in gamba, non solo quelli della redazione de “La Nuova@scuola”, ma tutti . Con loro bisogna avere pazienza e fiducia, capacità di ascolto soprattutto. Hanno tante cose da dirci e un mondo da scrutare attraverso una porta socchiusa che loro non vogliono giustamente spalancare. Ma già il fatto che quella porta non sia sbarrata è importante. A questo serve il progetto “La Nuova@Scuola” che, grazie ai nostri partner illuminati che ogni giorno ci consentono di fare leggere il giornale a migliaia di studenti e studentesse delle scuole superiori dell’isola, diventa luogo di incontro tra gli adulti e i ragazzi. Una palestra di vita, per noi e per loro. Grazie.

Ciao, sono Sarah, sono italiana e chiedo rispetto
Ciao io mi chiamo Sarah, un nome comune e apparentemente italiano, se non fosse per quella H. Ho 16 anni e sono italiana. I miei genitori sono nati in Kenya e prima che nascessi sono venuti ad abitare in Italia con la speranza di un futuro migliore. Vi racconto cosa mi è successo il 13 marzo. Ero sul tram, stavo andando a scuola, quando una donna anziana, avrà avuto una settantina d'anni, ha iniziato a fissarmi con aria di superiorità. Ho cercato di ignorare i suoi sguardi accusatori, che mi facevano sentire una criminale ma non ci sono riuscita. Arrivati al capolinea, non mi ha dato neanche il tempo di alzarmi, la sua mano rugosa mi ha sfiorato e lei mi chiesto come mi fossi permessa di occupare un posto non destinato a me. Se non mi vergognassi per questo. C'era tanta gente, ma nessuno ha osato controbattere. Sono scesa dal tram con un senso di profonda umiliazione.Questa è una delle tante situazioni che durante la mia breve vita mi sono capitate, e ora, che sono sotto il tetto della mia casa sicura e lontana da tutti i pregiudizi del mondo esterno, mi chiedo cosa avrei dovuto rispondere. Quali sono le parole che non ho mai detto.La prima è semplice: perché. Perché tanto odio per la mia pelle, per la mia religione oppure semplicemente perché non ti sono stata simpatica già dal primo sguardo. Nel 2019 le persone dovrebbero avere altri criteri per giudicare una persona, forse l'intelligenza, il rispetto per le altre persone, le idee. Non certo le origini di una persona. Inoltre io sono italiana, e non solo perché una legge me lo assicura dopo essere nata qui, ma perché parlo l'italiano , perché vado in una scuola italiana, perché i miei genitori hanno contribuito allo sviluppo di questo paese lavorando, e hanno fatto tanti sacrifici per mandarmi a scuola.Certo col dire che sono Italiana non escludo il fatto che tutte le persone, abbiano diritto al rispetto e a loro volta debbano rispettare le altre. È importante però non generalizzare, non tutte le persone sono come quelle che ho descritto qui sopra, è bello vedere come, nel corso del tempo, abbiamo sempre più aperto le loro menti e abbiamo capito che diverso non è uguale a spaventoso.E quindi... ciao mi chiamo Sarah, ho sedici anni e sono italiana, fiera di esserlo.Sono Sarah e i miei figli cresceranno qui e spero che riceveranno un trattamento migliore rispetto alla mia esperienza. Ma non rimpiango nulla, perché amo il mio paese, i miei amici e tutte le persone che mi hanno insegnato che la prima regola per vivere civilmente è il rispetto.
Claudia, 16 anni, Liceo Scientifico Spano Sassari

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Cortesie per tutti voi, perfetti sconosciuti incontrati per caso
Le parole che non ho mai detto, ma a chi? Ai miei genitori forse? O magari ai miei amici, alla persona che amo? No. Penso che la vita sia troppo breve per tenersi dentro le cose, per non dire ciò che provi a quei pochi a cui tieni veramente, è troppo breve per non litigare e poi fare pace. Troppo breve.Parlo invece a tutte quelle persone in cui mi sono imbattuta ogni giorno senza però mai farci caso. Tutti quelli che mi circondano e che forse a causa di una brutta giornata ,o anche soltanto per distrazione, non ho mai notato. Un saluto a voi, a tutti coloro che ho incontrato entrando in quel negozietto in cui stavate lavorando come matti. Buongiorno, perché magari ero distratta e non ve l'ho detto. Arrivederci e buona giornata, perché ve la meritate una buona giornata. Grazie per esserti fermato, a te, guidatore che mi hai fatto passare, anche se eri in ritardo per andare a lavoro o chissà che altro. Grazie ad ogni collaboratore scolastico che mi ha dato una mano, anche se aveva 100 altre cose da fare. Grazie a chi ogni giorno si sveglia e agisce per rendere il mondo un posto migliore. Lieta di aver conosciuto tutte quelle persone che ho visto solo una volta nella vita, ma che sono state subito simpatiche e accoglienti. Chiedo scusa per tutte le volte che sono stata inopportuna o che non ho rispettato camerieri, professori, compagni di scuola, commessi, autisti. Parlo a tutti voi perché so quanto valga una parola gentile, so che le giornate non cambieranno radicalmente ora, e che il saluto di una sconosciuta non fa miracoli. Ma so quanto influisce sull'umore quando a lavoro il cliente non è un estremo prepotente, o lo studente si fida un po' di più e vi da retta, so quanto possa essere importante ricevere un ringraziamento per una buona azione, seppure quello non sia il fine che vi porta a svolgerla. Quindi ecco a voi le parole che non ho mai detto.
Beatrice, 16 anni, Liceo classico Azuni, corso Logico Filosofico, Sassari

Nonno Silvano, sei tu il mio eroe, altro che Superman
Come tu sai meglio di me, ci sono tante parole che non ho detto nella mia vita, da piccolo ero un bambino molto timido e non parlavo quasi con nessuno. Da bambino mi affascinavi con quel tuo cappottone marrone, quei grandi bottoni con cui giocavo sempre quando mi sedevo al tuo fianco su quel grande divano rosso. Sai, non ti ho mai detto tante cose che in questi miei sedici anni di vita ho pensato e ripensato durante molte notti, spesso erano fredde notti invernali in cui mi raggomitolavo sotto le coperte, e pensavo a tutte le parole che avrei dovuto dirti ma che non ti ho mai detto per un motivo o per un altro. Non ho mai pianto davanti a te, ero troppo rinchiuso in me stesso per farlo e non avrei mai avuto la forza, però ho pianto per te, ho pianto tante di quelle volte che non ti potresti mai immaginare, avevo paura di perdere il mio punto di riferimento, la mia guida. In famiglia siamo tutti dipendenti da te, chi più chi meno. Un giorno papà disse che grazie a te la nostra famiglia ha un legame speciale, perché tu sei come la chiave di volta che sorregge un arco, sorreggi tutti noi e ci tieni uniti, sei il nostro filo conduttore. Abbiamo iniziato a parlare seriamente in prima media, quando, visto che mamma e papà lavoravano, venivo a casa tua e pranzavamo nel tavolo della cucina, non quello del soggiorno perché lo utilizziamo solo per i pranzi e le cene di famiglia, e rimanevamo solo io e te, a parlare. Tu lo sai benissimo in fatto di cibo sono molto limitato, non mangio molte cose, mi ricordo che quando mi facevi qualcosa che non mi piaceva la mangiavo lo stesso per non farti rimanere male, ma tu lo capivi lo stesso, ora un sacco di cose che prima non mangiavo mi piacciono da morire ed è soltanto merito tuo.Tua moglie non l'ho mai potuta conoscere bene, quando sono nato le era già stato diagnosticato l'Alzheimer da anni, col tempo è peggiorata e l'abbiamo vista spegnersi tutti quanti insieme, ma tu eri un eroe, un cavaliere, e non l'hai mai lasciata sola, hai rinunciato a tutto pur di stare con lei, ti sei anche rotto un piede per lei, sei stato sempre presente, proprio come lo sei stato per tutti. Al funerale quando mi hai visto mi hai abbracciato e mi hai stretto forte, come per dire "non avere paura, lei sta bene". Ricordo perfettamente le parole del parroco della chiesa in cui sei sempre andato sin da bambino, non me le dimenticherò mai: «Silvano, un marito esemplare, sei sempre venuto in chiesa fino a che tua moglie non ha iniziato ad aver bisogno di te, hai rinunciato a tutto per starle vicino, per accudirla e per darle tutto l'amore di cui aveva bisogno, hai tenuto fede alla promessa del matrimonio». Da quel momento ti ho sempre visto come un eroe, che fino alla fine si è battuto per la vita della cosa più cara che aveva, se non sei un eroe tu, non lo è nemmeno Superman. Tifoso rossoblù da sempre e per sempre, sei andato a vedere tutte le partite che la Torres disputava a Sassari fino a che hai potuto, anche quando allo stadio c'eri solo tu ed il signor Gavino, a volte mi portavi a vedere la partita, e mi divertivo un mondo. Voglio finire con una frase che ti ho detto troppo poco in questi anni, e che meriteresti di sentirtela dire milioni e milioni di volte, perché sei il migliore...Ti voglio bene, nonno.
Francesco, 16 anni, Liceo classico Azuni, corso Logico Filosofico, Sassari

Le occasioni "perse" di un ragazzo fortunato
Sono un ragazzo onesto, trasparente, non amo nascondere ciò che penso. Invece di parlare per dire cose che non penso o non condivido, preferisco tacere.Non ho sempre detto tutto quello che pensavo a tutti... e invece avrei voluto farlo. Sono innumerevoli le volte in cui si esita a dire qualcosa e, quando passa l'occasione, pentirsene.Gli esempi più stupidi ne sono la prova: quella volta che in classe hai pensato la battuta perfetta, ma l'hai scartata, e poco dopo il tuo compagno l'ha "rubata" dalla tua mente e le ha dato voce ottenendo gloria e applausi. Oppure quella volta che a cena tua madre ti ha proposto un minestrone di verdure, per te immangiabile, e non sei riuscito a lamentarti a causa del suo sguardo, quindi obbligato a "soffrire" in silenzio.C'è chi purtroppo passa la vita schiavo delle sue insicurezze, e potrebbe stare ore a raccontare episodi in cui non ha detto ciò che pensa. Io mi sono reso conto di essere uno di quelli, ma da qualche anno ho adottato una nuova strategia: limitare i filtri. Nonostante questo causi un aumento di situazioni imbarazzanti nelle quali mi sono messo, ho deciso di far passare la maggioranza delle parole direttamente dal cervello alla bocca. Ci devo ancora lavorare un po'.Fatto sta che ci sono ancora cose che non ho mai detto. Per esempio, a volte mi pento di avere pensato che gli adulti abbiano ragione solo perché sono grandi. Ho scoperto che, a volte, un adulto può ancora avere 15 anni dentro e credere di avere tra le mani le redini delle vite di chi lo circonda.E poi ci sono altre cose che non ho mai detto. La prima cosa che mi viene da pensare è grazie. Grazie ai miei genitori e non certo per avermi dato 5 euro in più per uscire con i miei amici, ma per non avermi fatto mancare niente. Con il loro esempio quotidiano mi hanno fatto capire che sono un ragazzo fortunato.
Dario, 16 anni Liceo Classico Europeo Canopoleno

Le parole bloccate trovano strada su una pagina bianca
Sono bloccate lì le parole che non ho mai detto a nessuno, soprattutto alle persone che amo e a cui voglio bene. Parole difficili da pronunciare, oltre che da scrivere. Non so se è giusto il fatto di averle tenute solo per me, ma credo sia ora di esprimerle. Alla mia famiglia non dico quasi mai «grazie»: per tutti i sacrifici fatti per rendere la mia vita piena di felicità e a volte spensierata. Grazie perché non mi ha mai fatto mancare e pesare niente, perché mi incoraggia senza "se" e senza "ma", perché le persone che ne fanno parte mi amano e sono ricambiate (anche se non spesso riesco a farglielo capire) perché grazie all'educazione che mi hanno dato mi hanno resa la persona che sono oggi. Grazie ai miei amici, chi conosco dall'infanzia e chi conosco solo da pochi anni. Credo di non dire abbastanza quanto io tenga a loro, e quanto sia importante per me averli nella mia vita. Sono come fratelli e sorelle di una seconda famiglia, che però non vedo tutti i giorni.Non avendo moltissimi amici, talvolta mi sento sola, ma una parola con loro può migliorarmi la giornata. Quindi volevo solo rendere grazie ai miei amici che ci sono e ci saranno sempre per me. Ai miei professori, non solo delle superiori, ma anche a quelli delle medie e alle maestre delle elementari: grazie per avermi insegnato le cose che so, per avermi fatta appassionare alla cultura e allo studio. Grazie a voi mi sono fatta strada nella scuola che frequento, grazie alle conoscenze che mi avete aiutato ad avere sin da bambina.Per concludere, la parola che ho utilizzato di più è "grazie" perché alcune volte è difficile dire alle persone che ti stanno intorno le cose che pensi, ma l'importante è, che anche se ci metti tanto tempo, loro lo sappiano nel bene e nel male.
Miriana, 16 anni, Liceo Scientifico Spano

Lettera al primo amore svanito nel nulla
Ora che non fai più parte della mia vita, dopo tempo volevo dirti che nonostante tutto, nessuno ha mai avuto la stessa tua importanza nel mio cuore. Tu così gioioso, così pieno di gentilezza e felicità, mi hai insegnato ad amare ed apprezzare la vita. Tu sei stato il mio primo e grande amore, così tanto dolce, ma anche molto doloroso. I giorni con te mi hanno regalato le prime vere emozioni ma anche grandi delusioni, quando tutto ti crolla addosso e non capisci il perché di certe azioni, di certi comportamenti. Ti senti inadeguata e sbagliata, ti dai la colpa di tutto e ti senti in dovere di migliorare, ma poi comprendi che la realtà è un'altra e non puoi fare altro che soffrire. Ancora oggi non riesco ad andare avanti, non riesco a provare qualcosa di vero e forte con nessuno, trovo scuse banali solo per scappare da nuove situazioni che potrebbero farmi stare bene. Ma gli altri non sono te. Non riesco ad andare avanti e non mi so spiegare il motivo, arrivo a star male per cose che ormai dovrebbero far parte del passato, ma non per me. Non ti ho mai detto che ancora ti penso, così tanto che ad un certo punto mi fa male lo stomaco e mi chiedo se tu ci pensi mai, anche solo per un secondo, a tutto ciò che è stato, ai nostri momenti fatti di pianti e grandi risate, di delusioni e grandi aspettative che solo alla nostra età si possono avere. Poi scendo nel baratro e mi chiedo come tutto questo nostro amore, acerbo ma vero, sia potuto finire ed essere dimenticato così, da un giorno all'altro. Penso che non possiamo essere solo di passaggio nelle vite degli altri, che se una cosa è successa è perché doveva succedere e debba lasciare dentro di noi un segnale importante che possa farci maturare. Ora non so più niente di te, della tua vita, dei sogni che mi raccontavi nelle notti d'estate, illuminate dalle mille facce della luna, che ci facevano stare bene e pensare ad un futuro insieme. Amavo quegli attimi di serenità e pace, speravo durassero per sempre e che ora invece restano solo nella mia testa e nel mio cuore. Non ti ho mai detto grazie, una parola così semplice ma con un valore immenso. Grazie per tutto, per te e per noi. Sappi che occuperai per sempre quel posto speciale nel mio cuore che nessun altro potrà mai avere.
Sedicenne anonima, Polo tecnico Devilla-Dessì

Non mi sono mai detto che valgo e che voglio essere me stesso
Ogni giorno parliamo con un sacco di persone, facciamo due chiacchiere con il nostro compagno, ripetiamo ai prof l'interrogazione oppure ci scambiamo un semplice ciao con la gente che cammina per strada.Diciamo tantissime parole, ma a volte non sono quelle giuste oppure per paura di sbagliare non le diciamo proprio. Ecco, ci sono tantissime parole che non ho mai detto, specialmente a me stesso. Non ricordo di avermi mai detto che valgo qualcosa, che vado bene cosi come sono, che non importa il giudizio degli altri. Sono parole che vorrei dirmi più spesso, ma in realtà non ci credo molto nemmeno io, quando hai vissuto in un ambiente dove tutti ti giudicano per il tuo aspetto fisico, per il tuo modo di fare, di vestirti, inizi a dare retta a quelle voci e anche se indossi la maschera della persona forte che si fa scivolare tutto addosso. Ci sono parole che ti feriscono. Vorrei dirmi che sono forte, che troverò una persona giusta che non mi giudica e mi accetta per quello che sono, vorrei riuscire ad amare me stesso prima di amare gli altri.Quando ero più piccolo mi sentivo emarginato, non accettato, mi giudicavano perché non facevo le cose che facevano loro, perché ero e sono diverso da loro.Crescendo ho capito che quelle persone non mi meritavano, non meritavano che soffrissi per loro e soprattutto io non meritavo di soffrire.Ci sono parole che non ho detto perché non ho avuto il coraggio, parole che ho detto e che forse non avrei dovuto dire, parole che mi hanno detto e che mi hanno fatto sentire una persona importante, parole che ho sprecato per persone che non le meritavano e parole che mi hanno ferito e mi hanno lasciato un segno.E infine parole che non ho detto ai miei genitori, non gli ho mai detto che io non voglio essere come loro, che non devo essere per forza quello che loro hanno programmato che io sia. Mi dispiace, ma io non sono come mi volete voi o come eravate voi. Io sono io.Ecco, queste sono le parole che non ho mai detto, a me stesso e agli altri.
Sedicenne anonimo, Liceo Margherita di Castelvì

I miei genitori straordinari mi hanno insegnato a lottare
Ci sono molte parole che non ho detto, ma quelle più importanti sono per me stessa. Non mi sono mai apprezzata, mi sono sempre sottovalutata sentendomi inferiore agli altri, quando nessuno è migliore di nessuno.Penso che questo sia dovuto anche al fatto che ho subito atti di bullismo che mi hanno segnato molto. Non riuscivo a vedere le cose belle del mondo, solo buio. Mi pento di non averne parlato subito con i miei genitori, ma essendo loro molto presenti, l'hanno capito subito e mi hanno fatto capire quante cose si possono fare se lo si vuole, se si ha determinazione. Nessuno può impedirci di realizzare i nostri sogni ed è questo il mio messaggio. Vorrei far capire alle vittime di bullismo che non sono deboli, ma sono molto più forti perché loro non hanno dovuto cercare qualcuno su cui sfogare le proprie emozioni. Sono i bulli le vere vittime: persone che per non farsi abbattere da qualche emozione più forte di loro cercano di fare i forti con altri e che hanno bisogno di aiuto. Io sono riuscita ad affrontarli e a ad andare avanti puntando sui miei obbiettivi, senza pensare al giudizio degli altri. Ci sarà sempre qualcuno che non sarà d'accordo con noi. Siamo esseri umani e la cosa più bella che possiamo avere è l'essere unici, con menti e pensieri diversi, in modo da confrontarci. Posso trarre queste conclusioni grazie ai miei genitori per i quali ho molto parole che non ho detto. Non gli ho mai detto davvero grazie per tutto quello che hanno fatto e fanno per me, per tutta la forza che hanno avuto per combattere, per tutto quella che hanno trasmesso a me che mi ha fatto diventare la persona che sono. Loro sono le persone più importanti della mia vita, insieme a mia sorella, perché mi stanno sempre vicino, mi motivano e mi appoggiano. Mi danno la loro opinione sulle cose e, su quelle dove si può scegliere, mi lasciano la libertà di farlo (adeguate alla mia età). Mi aiutano a superare gli ostacoli della vita e mi fanno fare le mie esperienze che mi aiutano a crescere. Sono modelli cui ispirarmi ma non seguire completamente perché io ho le mie idee ed i miei obbiettivi, loro le loro, però saranno sempre la mia falsariga.
Adele, Istituto Agrario Pellegrini

Prima di amare gli altri bisogna amare se stessi
Sono molte le parole che non ho mai detto alla gente, tutti i "ti voglio bene", che non sono mai riuscita a dire ai miei genitori o a mia sorella minore.Tutti i no, che non ho mai detto quando ero più piccola ai miei amici o compagni di classe semplicemente perché ero troppo timida per parlare. Nella mia vita non ho detto molte parole, ho sempre preferito restare in silenzio piuttosto che parlare, specialmente, quando ero alle elementari o alle medie.Ora che sono più grande ho imparato ad esprimere me stessa, sono maturata e ho acquisito più sicurezza, anche grazie alla mia famiglia e ai miei amici che sono sempre accanto a me. Rimpiango molte parole che non ho detto durante i miei sedici anni di vita, ma quelle che mi fanno più male sono le parole che non ho mai detto a me stessa. Quindi sarà questo l'argomento principale del mio tema: le parole che non mi sono mai detta.Partiamo dall'inizio, io ero una bambina molto timida e molto insicura, mi vergognavo di qualsiasi cosa, mi imbarazzava parlare con altre persone, anche bambini della mia età. Alle elementari avevo pochi amici, pochi ma buoni, dato che con due di loro sono ancora in contatto, ero una bambina molto minuta e silenziosa una delle cose che mi imbarazzava di più era stare al centro della attenzione e quindi cercavo di non farmi notare. Alle medie tutto cambiò mi trovavo in una scuola più grande e le vere responsabilità iniziarono ad arrivare. A scuola andavo bene, ma sentivo che non era mai abbastanza, notavo che attorno a me c'erano delle persone che riuscivano a fare le cose che facevo io mille volte meglio rispetto a me. Consideravo la mia classe bellissima, con persone stupende e simpaticissime ma solo quando uscii da li mi resi conto che in realtà era un covo di persone piene di falsità pronte a prenderti in giro e parlare male di te appena ti allontanavi.Le superiori sono state la vera svolta della mia vita, ho conosciuto tantissime persone molto intelligenti e sincere, ho fatto subito amicizia con tutti, la mia timidezza è quasi svanita, sento che posso parlare di qualsiasi cosa con loro e so che non verrò giudicata. Ora sono riuscita a superare gran parte delle insicurezze che avevo quando ero bambina, anche se non tutte, c'è sempre quella vocina nella mia testa che mi dice che non sono abbastanza, che sono una perdente, tutte le volte che prendo un brutto voto quella vocina mi ricorda che sono una persona stupida e che anche questa volta ho fallito, mi ripete in continuazione che sono brutta e mi fa sempre ricordare i miei difetti.Questa parte di me, questa insicurezza, cerco di nasconderla in tutti i modi ma soprattutto la nascondo con la cattiveria e spesso tendo a essere brusca con le persone, quando sento che in un punto sono appena vulnerabile, costruisco una corazza immaginaria che fa pensare alla gente che io sia una persona senza cuore, ma in realtà per me è solo un meccanismo di autodifesa che serve a proteggermi. Alcune volte questo non è abbastanza e quindi in situazioni imbarazzanti tendo a diventare rossa in viso e questa è una conseguenza della mia timidezza. Sento che questa parte di me non se ne andrà mai via e ci dovrò convivere sempre anche se spero di no. Quindi per concludere vorrei ricordare alla me del passato che doveva credere di più in sé stessa doveva mettersi davanti allo specchio e dirsi: «Anche io ce la posso fare! Anche io sono bella! Anche io sono intelligente!» e doveva far scivolare come acqua e giudizi e i rimproveri delle altre persone. Io penso che i giovani di oggi siano troppo oppressi dalla società che impone dei canoni di qualsiasi tipo. E quindi tutti dovrebbero dire a sé stessi delle belle parole che magari non hanno mai detto, perché prima di amare gli altri bisogna sempre amare sé stessi.
Francesca, 15 anni, Liceo Linguistico Marconi

La dolce ironia di chi rivela di amare un angelo
Sono tante le parole che non ti ho detto. In effetti sono tante quelle che non ho detto a tutti quelli che conosco, ma quelle che non ho detto a te sono belle e piacevoli da risentire.E quindi (con le debite censure) ora te le scriverò. Anzitutto le banalissime, forse perfino noiose, e che però rimangono sempre così belle da pensare, ovvie tre parole: "Io ti amo". Eppure, anche se così ovvie, sono le sole magiche parole che riassumono tutto quel che ho da dirti, dal principio fino alla fine, ed ogni suo dettaglio. Non ricordo di averti mai detto che sei bella ed è folle, perché la cosa è evidentissima. Ma mi aiuta a figurarmi il tuo volto, e lo penso così spesso che sarebbe difficile non volerlo fare. Non ti ho mai detto neppure che sembri un angelo, ma non penso che dovrei farlo, perché se tu davvero lo fossi, la tua natura sarebbe al di là della mia comprensione ed allora non sarei capace d'amarti. Quindi vorrei dirti che non sei un angelo, che non sei più magica di quanto lo sia io (e comunque lo sono molto), e che questa è una cosa meravigliosa per me, anche se forse, in realtà, lo sei. E poi, non ricordo d'averti detto che sei gentilissima, sei una delle persone più gentili che conosca. Non c'è molto da ricamare su queste parole, perché si spiegano da sole, ma ci tengo a dirti che questo mi sfiora il cuore con immensa dolcezza. Ci sarebbero anche le parole che descrivono i miei gradevolissimi pensieri erotici, ma non c'è bisogno di mettere per iscritto cose tanto intime.Infine vorrei dirti che spero che tu rimanga ancora a lungo abbracciata a chi ti fa battere più forte il cuore, e che siete meravigliosi insieme. Io sogno che un giorno saprai amare come me, e riempire il tuo cuore col desiderio di più anime, così non dovrò solo stare in disparte a meravigliarmi e commuovermi con la vostra visione. Ma intanto, per me, va bene anche così.
Federico, Liceo scientifico Marconi

Nonna, volata via, resterai sempre al mio fianco
Ciao nonna, come stai ? Sono passati cinque anni da quando la strada, quella terribile strada ti ha portato via da me. Era il giorno del mio compleanno.Tu sei volata via, senza avvisare, senza potermi salutare. Tu che ti sei ricucita da sola tante ferite, perché a te la vita ti ha sempre messo alla prova, ma tu eri una roccia. C'è voluto il destino per portarti via.Mi manchi tanto nonna, mi manca il tuo coraggio, la tua allegria, il tuo sorriso, mi mancano le nostre giornate, le canzoni che cantavamo, mi manca la cioccolata nella scodella del gatto, mi mancano i balletti insieme, e quando poi facevi ballare me e dicevi che non vedevi l'ora di guardarmi in tv, perché tu eri la mia fan numero uno. Quel giorno volevi farmi una sorpresa regalandomi le punte che tanto sognavo, e in punta di piedi sei volata tu, ora starai danzando tra le nuvole, felice insieme a nonno.Ti penso sempre nonna, ripenso sempre ai nostri momenti, alle risate, alle belle giornate.Per il mio carattere introverso, non ti dicevo mai quanto ti volessi bene, e quanto tu fossi importante per me. Perdonami per tutte quelle volte in cui non avevo voglia di sentirti, se si potesse avere una macchina del tempo, avrei approfittato di ogni momento passato con te, e dei tuoi abbracci ne avrei fatto tesoro. Ma la vita è ingiusta, è come un fulmine, all'improvviso lei decide per te. È un attimo, un istante che cambia tutto senza preavviso. Ti porterò per sempre nella tasca in alto, e anche se ora vaghi tra le stelle a infiniti chilometri da qui, ti sentirò per l'eternità a fianco a me. Ti mando un forte abbraccio.
Aurora, 16 anni Liceo Coreutico Azuni, Sassari

Dialogo struggente con una madre lontana ma vicinissima
Probabilmente se riuscissi a esprimere ciò che penso mi sentirei più libero. Se potessi dare voce ai miei pensieri tutto sarebbe più facile. Essendo abbastanza introverso, mi viene male dire anche un semplice "grazie". Invece voglio cogliere questa occasione per dire grazie a te, mamma. Grazie per avermi insegnato il rispetto verso le altre persone, per avermi consolato quando da bambino mi prendevano in giro continuamente. E soprattutto grazie per avermi sopportato. Però spesso i ringraziamenti non bastano, un grazie è un nulla in confronto a tutto ciò che fai ogni giorno per me. Sarebbe bello se riuscissi a dirti a voce queste cose. Ma tu mi conosci bene e tra noi a volte le parole non sono necessarie. Gli sguardi parlano per me. Le lacrime che scendono dai miei occhi quando mi dici "mi mancherai" tutte le volte che ci separiamo ti fanno capire quanto ti voglio bene. Non sono lì nella nostra casa lontana, dove tu sei rimasta e dove appena ne ho l'opportunità ti raggiungo. Non sono accanto a te per dirti ciò che penso, però sappi che nella mia mente tu ci sei continuamente e lì i nostri discorsi dureranno in eterno. Ti prometto che darò tutto me stesso per ripagare gli sforzi che hai fatto per me, così da renderti felice in questa nostra vita che non ci ha regalato nulla. Queste sono le uniche parole non dette che vorrei dire, perché al confronto tutte le altre sarebbero parole sprecate, mentre queste provengono dal mio cuore. La tua mancanza mi dà la forza per continuare questa vita.
Simone, 18 anni, Liceo Scientifico M.Paglietti, Porto Torres

In questa società frenetica la nostra generazione deve dare valore al tempo
Viviamo in una società frenetica in cui non riusciamo più a dare valore al tempo. Una società in cui abbiamo grandi difficoltà a gestire le nostre emozioni.È come che qualcosa al di sopra di noi gestisca il tempo a suo piacere. Vi siete mai chiesti chi siamo veramente, a cosa serviamo, che ruolo abbiamo nella società al giorno d'oggi? Se fate queste domande a un ragazzo, le sue risposte rispecchieranno esattamente una crisi d'identità. Pochi adolescenti riescono a delineare un progetto per il loro futuro e nessuno, o quasi, riuscirà a spiegare qual è il nostro vero ruolo nella società. Complici di questo anche i nostri genitori e coloro che ci insegnano ma non trovano il modo di "aprirci gli occhi".Oggi viviamo in una società che non è consapevole di ciò che accade e, i pochi "svegli" ne approfittano abusando di noi che non "capiamo" e manipolandoci. Un semplice esempio, comune a tutti, è il caso delle multinazionali e della pubblicità mirata. Chi non ha mai mangiato in una delle grandi catene di fast food? Chi non ha mai ordinato un pacco da una multinazionale dello shopping online? Nessuno. Ma ci siamo mai chiesti perché questo? Perché va di moda? Perché costa di meno ed è più comodo? Forse conviene riflettere sulle conseguenze.Ci diciamo che in fondo non c'è proprio niente di male nel mangiare un panino di un fast food o nell'ordinare un pacco si internet... Apparentemente possono sembrare azioni innocue, ma quando inizia a diventare un'abitudine si tende a creare un circolo da cui è difficile uscire. Oggi infatti tendiamo ad essere succubi delle multinazionali ed è esattamente ciò che vogliono: creare un'unica via apparentemente percorribile, in modo da creare un vero e proprio monopolio che gli garantisca entrate fisse. Ma è questo quello che noi vogliamo? Una società in cui tutti sono uguali e dove gli altri scelgono per noi per soddisfare i loro bisogni?Allora chiediamoci veramente chi siamo e da che parte stiamo quando andiamo a manifestare nelle piazze contro l'inquinamento ambientale indossando una magliettina di marca ordinata online, magari prodotta in un paese dove vengono sfruttati i ragazzi della nostra età.Il fatto di vedere davanti a noi un'unica via percorribile è proprio ciò che ci destabilizza poiché è proprio come essere pilotati verso l'unica direzione possibile, stabilita dalle grandi aziende. Ma chi è cosciente sa bene che la direzione non è una sola, questo è ciò che ci vogliono far credere. Le strade sono infinite, bisogna solo essere meno pigri e più vogliosi di crearci un futuro scelto da noi, dobbiamo affrontare i problemi in collettività. Iniziamo a reagire almeno nel nostro piccolo poiché, la verità si dica, oggi le grandi istituzioni statali, che dovrebbero formare i cittadini del futuro, sono assenti sotto questi aspetti.Cerchiamo quindi di costruirci una nostra personalità e di seguire strade razionali, scelte da noi e non influenzate dagli altri, perché solo questo ci può permettere di crearci un futuro.
Antonio, 16 anni, Liceo Scientifico Guglielmo Marconi

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