La Nuova Sardegna

Insularità in Costituzione prova di forza dei senatori

Insularità in Costituzione prova di forza dei senatori

«Se la legge non sarà discussa a Palazzo Madama, protesteremo con decisione» Fra le strategie un vertice con l’Ue per ridurre i vincoli su trasporti e investimenti

14 gennaio 2020
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CAGLIARI. Se la proposta di legge per riconoscere gli svantaggi dell’insularità anche nella Costituzione dovesse rimanere ancora bloccata al Senato, è pronto un nuovo piano d’attacco. Saranno i parlamentari sardi a farsi carico di una «richiesta legittima che non può essere più rinviata, perché vederla riconosciuta è un diritto sacrosanto della Sardegna». È questa la strategia proposta dal senatore Gianni Marilotti dei Cinque stelle, nell’aula della commissione speciale del Consiglio regionale che indaga sugli effetti dell’insularità. Alla convocazione del presidente Michele Cossa dei Riformatori hanno risposto quattro senatori su otto. Oltre a Gianni Marilotti, Emilio Floris di Forza Italia, Linetta Lunesu della Lega ed Emiliano Fenu dei Cinque stelle. Gli assenti, in un modo o nell’altro, hanno confermato comunque il loro pieno appoggio alla proposta di legge e infatti fanno tutti parte dell’intergruppo di Palazzo Madama. È quel fronte unico – è stato ricordato in commissione – che da un anno fa pressione sulla presidenza del Senato perché la legge sia inserita all’ordine del giorno dei lavori parlamentari.

I senatori. Emilio Floris ha confermato come «il cambio di maggioranza al governo del Paese abbia in effetti rallentato l’iter», ma «tutti noi parlamentari sardi ci siamo impegnati a sollecitare che la proposta di legge sia finalmente discussa». Poi ha ricordato: «Attenzione però, appena l’uno e mezzo per cento delle proposte di iniziativa popolare diventa legge ma in questo caso mi sento di dire che il traguardo sia più alla nostra portata». Secondo Marilotti un altro obiettivo da raggiungere è quello di organizzare un tavolo a tre, Regione, Governo e Commissione europea, per rendere ancora più evidenti quali sono gli effetti negativi dell’insularità sull’economia e lo sviluppo della Sardegna. Ad esempio, è stato detto, sui trasporti e sull’utilizzo dei fondi europei continuano a essere troppi, o meglio esagerati, i vincoli che «i sardi devono subire da Bruxelles per ogni bando». È stato Emiliano Fenu, sempre dei Cinque stelle, a rilanciare lo stesso tema: «I regolamenti europei sono restrittivi soprattutto su trasporti ed energia. Ad altre regioni, riconosciute da Bruxelles come ultraperiferiche, l’Unione concede diverse agevolazioni e deroghe. Alla Sardegna invece niente nonostante la distanza dalla terra ferma ormai sia diventata un abisso per i problemi quotidiani che ben conosciamo nei trasporti aerei e marittimi». Secondo la senatrice Lunesu è «indispensabile rafforzare, a Roma e a Bruxelles, quel fronte unico necessario per demolire i dubbi che sembrano ancora avere il Governo e l’Unione Europea sugli effetti devastanti dell’insularità».

I consiglieri regionali. Antonello Peru di Udc-Cambiamo ha denunciato che finora «lo Stato italiano non ha sostenuto la nostra battaglia nè a Roma e neanche in Europa». Mentre Francesco Agus dei Progressisti ha detto: «Forse c’eravamo illusi di vincere una guerra lampo, invece dobbiamo essere pronti a portare avanti una sfida che rischia di essere ancora molto lunga». Il presidente della commissione speciale, Michele Cossa, in conclusione ha posto l’accento sulla «necessità che le isole del Mediterraneo facciano sempre più fronte unico per non essere, loro malgrado, tagliate fuori dallo sviluppo europeo». La settimana prossima saranno convocati a Cagliari i deputati eletti in Sardegna. (ua)

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