La Nuova Sardegna

Bimba Rom scomparsa nel 2017, via al giudizio

Bimba Rom scomparsa nel 2017, via al giudizio

I genitori imputati di omicidio: il corpo della piccola non è stato mai trovato. Udienza il 6 febbraio

16 gennaio 2020
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CAGLIARI. La piccola Esperanza è sparita poco prima di Natale del 2017, il suo corpo non è stato mai trovato. Aveva ventidue mesi. Accusati della sua morte sono i genitori, i trentenni Slavko Seferovic e Dragana Ahmetovic, che il 6 febbraio dovranno presentarsi davanti al giudice Giampaolo Casula per il giudizio abbreviato condizionato dall’esecuzione di una perizia psichiatrica sulla madre, dalla trascrizione di alcune conversazioni intercettate e dalla testimonianza di un cognato. Risponderanno di omicidio volontario, incendio per il rogo del furgone Daily, la loro casa, e distruzione di cadavere. Non sarà un giudizio semplice: da quando la bimba è scomparsa i due coniugi non fanno che scaricarsi l’un l’altro la responsabilità di quello che il pm Guido Pani e il gip Massimo Poddighe considerano senz’ombra di dubbio un omicidio. Ma tra interrogatori, confessioni e ritrattazioni seguite da revoche di avvocati - ora i difensori sono Federico Delitala e Michele Satta - le versioni fornite ai carabinieri dai due coniugi non sono servite ad andare oltre la sola certezza raggiunta dagli inquirenti: è stato un delitto commesso in famiglia, per ragioni che fino ad oggi non sono emerse e che soltanto i genitori potranno chiarire, se lo vorranno, al processo.

Nel corso dei mesi la fine della bimba è stata descritta in un’incredibile sequenza di modi: prima i genitori hanno detto che era stata rapita da una banda di rumeni per debiti di droga, poi di averla trovata sul lettino senza vita, successivamente che era morta soffocata dal cibo. A più riprese il padre ha ritrattato per accusare la madre di averla uccisa: malata fin dalla nascita, la piccola sarebbe stata punita perchè piangeva troppo. Quanto alla madre, le ultime versioni fornite alla Procura sono in palese contraddizione anche fra di loro: ha sostenuto che a ucciderla era stato il padre, ma in ultimo ha confessato di essere stata lei a farlo. Incerta persino la data: il 4 dicembre per lui, il 7 dicembre per lei. Nessun riscontro neppure su quanto i due genitori hanno riferito sulla destinazione del corpo: Slavko Seferovic ha sostenuto di averlo portato sulla statale 130 in direzione di Iglesias e di averlo bruciato all’interno di una carcassa di frigorifero abbandonata in una cunetta. Il giorno dopo i resti carbonizzati della bimba sarebbero finiti dentro una busta lanciata da un ponte nelle acque del rio Cixerri: immersioni, ricerche faticose, ma nel fiume i carabinieri non hanno trovato nulla. Il tutto in un crescendo di bugie e di ricostruzioni fantasiose che non hanno impedito alla Procura di chiedere e ottenere il giudizio per i due giovani coniugi di etnia Rom: gli assassini sono loro, la complicità nel delitto appare scontata, incomprensibili le ragioni per cui i due giovani continuano a nascondere il luogo dove è finito il corpicino di Esperanza. Quello è un mistero, che purtroppo le indagini non sono bastate a svelare.



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