La Nuova Sardegna

Snam ai coetanei di Greta: dorsale, un bene per l’isola

di Giovanni Dessole
Snam ai coetanei di Greta: dorsale, un bene per l’isola

L’azienda costruttrice di gasdotti ospite all’istituto Pitagora di Sassari «Il metano necessario per la transizione dal carbone e assicurare lo sviluppo»

07 febbraio 2020
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SASSARI. I ragazzi amano Greta, l’adolescente svedese che quasi da sola ha gettato le basi per creare un movimento imponente, sensibilizzando l’opinione pubblica mondiale e i governi (non tutti) sui rischi legati all’uso di combustibili fossili, con emissioni insostenibili di anidride carbonica ed effetti nefasti sul clima. Sognare un pianeta libero dall’effetto serra, un mondo più pulito e vivibile, è facile. Ma quanti sono consapevoli dell’immenso lavoro da fare per arrivarci?

È il tema che i rappresentanti della Snam, una delle maggiori aziende costruttrici di gasdotti nel mondo, hanno affrontato davanti ai ragazzi della Scuola paritaria Pitagora di Sassari. La Snam, impresa al 30 per cento di proprietà pubblica (Cassa depositi e prestiti), ha creato insieme alla Sgi la società Enura per la realizzazione della “dorsale”, la condotta che entro il 2025 distribuirà il metano in Sardegna (ma sarà già abilitata per fare altrettanto con l’idrogeno). Il progetto va avanti e presto dovrebbe concludersi la fase delle innumerevoli autorizzazioni necessarie per poter passare a quella realizzativa.

L’incontro della Snam con gli studenti era inserito nel progetto LaNuova@Scuola, che vede coinvolti il nostro giornale, gli istituti scolastici superiori, aziende private e soggetti pubblici. Obiettivo: dare ai ragazzi ulteriori strumenti di crescita, attraverso la consapevolezza di ciò che accade in Sardegna e non solo (lettura del quotidiano in classe) e di come funziona il mondo del lavoro (incontri con i partner del progetto).

Ma, tornando al tema iniziale, che cosa c’entra un tubo di 580 chilometri che attraverserà l’isola da Cagliari a Porto Torres (con diramazioni verso Nuoro, Olbia, il Sulcis e Alghero) con la salvezza del pianeta dai gas serra, dall’impazzimento del clima, dall’innalzamento dei mari?

La risposta è “transizione energetica”. Un periodo intermedio tra il mondo del carbone e del petrolio – fonti energetiche fossili e in via di esaurimento – e quello del vento, del sole, dell’acqua, dell’idrogeno e di tutto ciò che l’uomo saprà inventarsi per produrre energia pulita.

Lo hanno spiegato ai ragazzi del Pitagora due importanti esponenti della Snam: Massimo Oggionni, responsabile esercizio del distretto di Milano di Snam Rete Gas, e Franco Siddi, che è stato redattore della Nuova Sardegna e leader del sindacato dei giornalisti italiani e oggi riveste il ruolo di consulente di Snam.

Di fronte a loro un pubblico variegato e ricettivo: una trentina di studenti di tutte le classi (dalle prime alle quinte) dei due rami della Scuola Pitagora, il Liceo scientifico e l’Istituto tecnico economico. Insieme a loro i professori Luigi Gallucci, preside, Caterina Mura, gestore della scuola, Letizia Di Nora, Alessandro Piras ed Eleonora Sale. A coordinare l’incontro Pier Luigi Rubattu, giornalista della Nuova Sardegna.

I ragazzi sanno chi è Greta e sono ben coscienti dei pericoli che corre il pianeta a causa dei gas serra. Vogliono quindi informazioni chiare sul senso e sull’utilità di un progetto che distribuirà in Sardegna, nei prossimi decenni, una fonte non rinnovabile di energia.

Le prime spiegazioni le ha date Franco Siddi: «Innanzitutto tra le fonti fossili il metano è la meno inquinante. In secondo luogo serviranno almeno venti/trent’anni per avere energia pulita a basso costo. Chi si oppone al gasdotto dice: è una cosa vecchia, sventrerete la Sardegna, che ce ne facciamo del metano quando abbiamo il sole, il vento, le onde del mare? Ma il punto è che le fonti rinnovabili, per ora, non bastano ad alimentare le attività produttive. E l’energia a costi accettabili è la condizione per rimettere in moto lo sviluppo della Sardegna. Per questo – continua Siddi – è indispensabile la disponibilità del metano in questa fase di transizione energetica, con l’uscita graduale dal carbone e dal petrolio e il passaggio verso le fonti rinnovabili e un mondo “green”. In ogni caso non sventriamo nulla. La condotta passerà a una profondità di un metro e mezzo dal suolo e sarà praticamente invisibile, una squadra di geologi, agronomi e botanici curerà il ripristino ambientale: i primi venti centimetri di terra dopo essere stati rimossi verranno conservati e poi risistemati al loro posto. L’unico vincolo è che non si potrà costruire fino a una distanza di dodici metri, ma sopra il gasdotto si potrà coltivare in tutta tranquillità».

Gli studenti vogliono ulteriori conferme sulla sostenibilità del progetto. A fornirle è Massimo Oggionni: «I punti chiave della dorsale del gas sono quattro. 1) Competitività, con riduzione complessiva della spesa energetica e risparmi consistenti sia per le aziende sia per le famiglie. 2) Sicurezza e continuità dell’approvvigionamento. 3) Sostenibilità ambientale, con la possibilità in futuro di usare gli impianti per trasportare l’idrogeno, oppure i biogas che sono già prodotti in una ventina di impianti nell’isola. 4) Viabilità e logistica: la dorsale, collegata ai rigassificatori costieri (previsti depositi a Cagliari e Oristano, con possibilità di realizzarne anche a Porto Torres e Olbia), ridurrà notevolmente il volume di traffico pesante legato al trasporto di carburanti».



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