La Nuova Sardegna

La lezione di Tiscali per La Nuov@ Scuola: lavoro senza confini grazie al digitale

Alessandra Sallemi
Ilenia Loi
Ilenia Loi

I ragazzi del liceo Fermi di Alghero in visita a Sa Illetta a Cagliari. La tecnologia annulla le barriere e i limiti geografici

26 febbraio 2020
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CAGLIARI. Hanno attraversato la Sardegna i ragazzi del liceo scientifico Fermi di Alghero per andare a scoprire cos’è Tiscali e raccogliere prove su un’informazione che circola senza troppo rumore. L’informazione è che nella nostra isola si può trovare lavoro. Anzi, nella nostra isola ci sono aziende che il lavoro lo creano e lo esportano. Loro, i ragazzi delle due quarte, vengono da una scuola stimolante che ha dato concretezza alla formula introdotta dalla legge 105 del 2015 sull’alternanza scuola-lavoro, arrivando ad avviare nell’istituto anche un incubatore di impresa. Il polo liceale Fermi guidato dal dirigente Mario Perozzo è uno dei 50 istituti coinvolti nel progetto La Nuova@ Scuola promosso dal quotidiano La Nuova Sardegna per far incontrare due mondi lontanissimi anche nell’era dominata da Internet: la scuola e il lavoro. Per fare questo La Nuova ha cercato il contatto con aziende solide e in crescita che potessero alzare tanti sipari su scenari di lavoro e di vita per i ragazzi nell’età in cui si comincia a progettare sul serio il proprio futuro. I partner in tre anni sono diventati 31.

La visita a Tiscali. Accompagnati dai professori Rita Lionetti e Pietro Sartore, le ragazze e i ragazzi sono stati accolti da Ilenia Loi, la responsabile delle relazioni esterne della società, che, per cominciare, ha mostrato i gioielli di famiglia: le opere d’arte pensate per il complesso di edifici, progettati dallo studio di architettura Aldo Rossi e associati per «creare una versione moderna della fabbrica di Adriano Olivetti, imprenditore illuminato per il quale i dipendenti dovevano vivere in un luogo armonico, dentro e fuori dal lavoro». L’insieme è un racconto sulla Sardegna: l’alternanza dei colori è ispirata alla basilica di Saccargia, il parco affacciato sullo stagno di Santa Gilla è punteggiato di ulivi, le siepi sono composte dalle piante aromatiche dell’isola. «Tiscali – ha detto Loi – è uno dei maggiori operatori di telecomunicazioni alternativi (a colossi come Tim) offriamo servizi di accesso a internet, un unicum nel panorama delle telecomunicazioni è che la nostra azienda ha anche un portale di news». Il 1998 è l’anno di inizio: si cominciò con la vendita di tesserine per telefonare da casa. «Fummo i primi a lanciare il servizio gratuito su internet, prima, la webmail era un lusso. Nel 1999 l’azienda si è quotata in borsa. I nostri valori – ha sottolineato Loi – stanno nell’offrire a tutti libero accesso al mondo digitale. Cerchiamo di non avere un approccio enigmatico: vogliamo che le persone sappiano cosa stanno comprando».

Stop fake news. Sul filone della consapevolezza il secondo incontro nell’auditorium di Tiscali, col giornalista Michael Pontrelli, argomento: le fake news. «Il giornalismo è mediazione – ha spiegato Pontrelli – le fake news esistono perché c’è disintermediazione: le notizie prima le divulgavano solo i giornalisti, e fare i giornalisti significa rispettare una serie di regole deontologiche, una delle quali è l’obbligo del rispetto sostanziale dei fatti. Ora chiunque può spacciare notizie. La fake news ha la caratteristica di essere verosimile, punta a colpire le emozioni, nasce per manipolare l’opinione pubblica. Internet le ha rese un vero problema perché le amplifica a dismisura». Come difendersi? «Con la consapevolezza di quali sono i meccanismi del cervello – ha detto Pontrelli – che favoriscono la circolazione delle fake news. Siamo portati a cercare notizie che confermano la nostra visione, nonostante le smentite c’è la tendenza a credere sempre alla prima notizia che è stata data. Due i comportamenti che aiutano a difendersi: non informarsi attraverso i social e cercare la stessa notizia su più fonti». Il tecnico di rete Andrea Angotzi ha portato studenti e professori nel Ced, il centro elaborazione dati, il cuore di un sistema che vive dello scambio di dati.

Coworking e digitale. E poi è arrivato il momento di entrare nell’Open Campus dove hanno messo casa le 20 società che a partire dal 2013 hanno deciso di sperimentare il coworking: la condivisione degli uffici per dividere le spese che poi nella realtà quotidiana diventa qualcosa di più. Così Stefano Casu, la sua è stata la prima società a credere in questo stile lavorativo: «Il coworking è una comunità di persone, anche se non si lavora insieme tende a creare legami e a costruire business comuni. Per esempio attorno al machine learning (la capacità delle macchine di imparare) si è creata una comunità che fa divulgazione su questa frontiera dell’intelligenza artificiale. Qui sotto c’è l’Academy – ha detto ancora Casu – un luogo dove creiamo occasioni di formazione operativa. Ha avuto successo il corso per sviluppatori di software, una figura professionale richiestissima». Casu non ha dubbi: nel digitale si trova lavoro e c’è entusiasmo, non c’è il problema geografico, si progetta un cip in Sardegna e lo si fabbrica in Israele. Un software per la gestione delle mail di grande impatto è stato concepito a Fonni, nel campus di Tiscali operano due società nazionali del software per la pubblica amministrazione e lavorano per tutta l’Italia. Ilias Choua, studi in Marocco, Italia, Olanda ci tiene a rispondere a una domanda: i robot rubano il lavoro agli umani? «No, moltiplicano il lavoro. La tecnologia ha un grande valore: io ho potuto studiare all’università di Washington stando nella mia camera in Marocco e sempre da casa io invento soluzioni per aiutare gli altri ovunque si trovino». Musica per le orecchie di alcuni dei ragazzi del Fermi. Che vogliono diventare ingegneri, architetti, giornalisti, musicisti, certamente vogliono andare fuori per studiare e conoscere il mondo. Ma nel cuore desiderano che poi, dopo tutto questo, si possa tornare a casa.


 

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