La Nuova Sardegna

Dalla parte delle famiglie Venti centri d’ascolto

Dalla parte delle famiglie Venti centri d’ascolto

La Regione ha trasferito all’Anci il finanziamento per la rete aggregata dei servizi L’obiettivo: risolvere i problemi prima che degenerino in emergenza sociale

26 febbraio 2020
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CAGLIARI. Le famiglie devono ritornare a essere il cuore e l’anima delle comunità. Come? Sostenendole con uno sportello unico, aperto o da aprire nei distretti socio-sanitari, ma anche itinerante, per risolvere i loro problemi prima che diventino delle emergenze: dallo spopolamento alle culle vuote, dalla disoccupazione alla dispersione scolastica. La Regione aveva disposizione un milione e 200mila euro, assegnati dalla presidenza del Consiglio dei ministri, e li ha trasferiti all’Associazione dei Comuni, che gestirà il contributo. È proprio intorno ai Comuni che saranno realizzati (o sono stati realizzati) i punti d’ascolto. Sono una ventina: quattro nel Cagliaritano (Villasanpietro, Sinnai, Castiadas e Guasila), tre nel Nuorese (Macomer, Sorgono e Dorgali) e nell’Oristanese (Marrubiu, Ghilarza e Oristano), due in provincia di Sassari (Ozieri e Sorso) e altrettanti nel Sulcis (Sant’Antioco-Calasetta e Villamassargia) e infine uno a testa in Gallura (Olbia), nel Medio Campidano (Serramanna-Sanluri) e in Ogliastra (Tortolì-Lanusei). Gli sportelli lavoreranno fianco a fianco con i servizi sociali comunali, senza però sovrapporsi, e offriranno la consulenza di psicologi, psicoterapeuti, pedagogisti e mediatori culturali. Con questo obiettivo dichiarato: «Rimettere assieme una rete di servizi, sempre più indispensabile, destinata a facilitare la vita quotidiana delle famiglie».

I progetti. L’Anci ha pubblicato tre bandi e quasi tutti i Comuni capofila hanno aderito all’iniziativa «la famiglia al centro», il nome del progetto. Prima sperimentale, poi messo a regime, durerà almeno fino a dicembre, con un contorno di laboratori, cinquanta, corsi per gli amministratori comunali, e il coinvolgimento delle associazioni di volontariato e in futuro delle imprese. In estrema sintesi, come accade da tempo nella provincia di Trento, le comunità, in particolare i Comuni, «dovranno ritornare a essere amici e sostenitori delle famiglie, storiche o nuove che siano».

Gli obiettivi. Con «la Famiglia al centro – ha detto l’assessore alla sanità Mario Nieddu - non ci rivolgiamo soltanto a chi vive situazioni d’emergenza o dov’è presente un disagio, ma promuoviamo un benessere a tutto campo». Per Giovanni Deiana, coordinatore delle politiche sociali dell’assessorato, «la convenzione con l’Anci s’è dimostrata la strada giusta per canalizzare al meglio il finanziamento». Secondo Salvatore Masia, vicepresidente dell’Associazione dei sindaci, «ricostruire le comunità, attraverso una capillare rete di servizi, è fondamentale se vogliamo migliorare la qualità della vita». Per Paola Casula, sindaca di Guasila, «i centri d’ascolto devono diventare, il più in fretta possibile, punti di riferimento per genitori e figli, insegnanti e amministratori comunali». Con un traguardo finale annunciato da Daniela Sitzia, direttrice dell’Anci: «Dopo il finanziamento nazionale, la Regione s’è detta pronta a trasformare l’aggregazione delle reti in una struttura stabile per diffondere quello che è un modello vincente di politiche sociali per far crescere dovunque le famiglie». (ua)

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